La Sicilia rischia di perdere 600 milioni di fondi Ue perché non sa come spenderli

Di Chiara Rizzo
04 Luglio 2013
Bruxelles ricopre d'oro l'isola a patto che i soldi aiutino lo sviluppo, ma tra ritardi e negligenze della Regione è costretta a gettare la spugna. Tutta la verità su uno spreco assurdo

Anche la Sicilia ha una missione da compiere per conto di Bruxelles: riuscire a spendere 485 milioni di euro di fondi europei entro ottobre. Obiettivo invidiabile, in un periodo di tagli sanguinosi per gli enti locali. Eppure la Regione delle mille emergenze (e delle mille voci di spesa) da gennaio a giugno è riuscita a stanziare appena 122 milioni, andando così incontro al pericolo paradossale di perdere ben 600 milioni di euro di investimenti a carico dell’Unione Europea per i prossimi cinque anni. Per recuperare, deve riuscire ad assegnare almeno 100 milioni al mese, 3,3 milioni al giorno. Ma quella che a qualunque altro amministratore apparirebbe come la manna nel deserto, a Palazzo d’Orleans sembra più un’impresa impossibile.

FESR, POR E PON. Come si è arrivati a questa assurdità? I Fesr (fondi europei per lo sviluppo regionale) sono i “fondi strutturali” assegnati dall’Unione Europea alle regioni in ritardo di sviluppo. Vincolati e distribuiti in base a una programmazione quinquennale presentata dalle stesse regioni (l’ultima è 2007-2013), sono erogati solo se l’ente rispetta gli obiettivi fissati da Bruxelles con appositi programmi operativi (Por e Pon). Altrimenti si va incontro al taglio dei trasferimenti. E se oggi è proprio questo il rischio che corre la Sicilia, secondo l’assessore regionale al Bilancio, Luca Bianchi, «la responsabilità è dei dipartimenti regionali» che «hanno centrato appena il 20-30 per cento degli obiettivi». L’attuale governatore dell’isola Rosario Crocetta, infatti, ritrovandosi alle prese con una programmazione elaborata agli sgoccioli dell’era Cuffaro (2008), poi ritoccata dal successore Lombardo ma di fatto rimasta finora inapplicata, fatica a venire a capo del groviglio su come e perché ci siano stati tutti questi ritardi o errori burocratici che mettono a rischio il flusso di finanziamenti.

TROPPI PROGETTI O TROPPO GRANDI. Ma perché i fondi che servivano a far decollare una regione del Meridione non sono stati utilizzati? Mario Barresi, giornalista del quotidiano la Sicilia, spiega che «da una parte, negli anni del governo Lombardo, la Regione ha presentato male alcuni progetti che sono stati poi bocciati dall’Europa. Dall’altra, alcuni dei progetti avrebbero dovuto essere finanziati in parte dalla Regione stessa, ma non ci sono le risorse per onorare i finanziamenti». A parte i soliti ritardi nelle procedure e gli immancabili giri di consulenze che gonfiano le spese, il problema reale, aggiunge Barresi, è che gli interventi finanziati con i fondi europei sono stati «polverizzati in decine e decine di bandi che ne rendevano impossibile il controllo» oppure, al contrario, si traducevano «gare complicate con margini di contenzioso tra i concorrenti talmente alti da rendere difficile l’avvio dei lavori e la loro ultimazione». È mancata una cabina di regia, lamenta Barresi, «nessuno ha seguito questi progetti e gli unici rendiconti disponibili arrivano dal ministero della Coesione territoriale (vedi grafico qui sotto, ndr)».

UN DANNO IRRECUPERABILE. «Stando ai dati al 31 maggio 2013 dal ministero per la Coesione territoriale – prosegue Barresi illustrando il grafico – la Sicilia vede l’impegno di spesa all’80 per cento della dotazione fondi, ma la spesa certificata è solo il 30 per cento circa. Significa che meno della metà dei progetti in corso sono stati effettivamente conclusi. Ora per riuscire impegnare 425 milioni di euro entro fine ottobre bisogna ridisegnare i progetti, indire i bandi e aggiudicare le gare per quella data. Non ci sono i tempi tecnici, che di solito sono molto lunghi».

IL COMITATO DI NON SORVEGLIANZA.  Di chi è la responsabilità di questi ritardi? Perché i progetti della Sicilia sono stati bocciati dall’Europa, e perché sono stati erogati così pochi fondi? Tempi.it lo ha domandato a uno dei funzionari direttivi del Comitato di sorveglianza del Po-Fesr 2007-2013 della Sicilia, che ha chiesto di restare anonimo. Sulle cause del ritardo nell’uso dei fondi europei, l’intervistato nicchia. Prima dice che «ci sono una serie di criticità che stiamo esaminando». Poi sottolinea che «si chiama “Comitato di sorveglianza” ed è composto da dirigenti generali: ma non sorveglia la spesa o l’effettiva attuazione del programma da parte dei dipartimenti regionali». Tra le cause della mancata spesa osservate dal Comitato, il dirigente annota che «ogni linea di intervento prevede diverse modalità di finanziamento. I maggiori problemi si sono verificati nei finanziamenti alle imprese, al settore energetico, al turismo e ai beni culturali. Nel caso dei finanziamenti alle imprese abbiamo visto che c’è un problema legato alle fideiussioni. I finanziamenti infatti vanno sia alle nuove aziende che a quelle già esistenti per la riconversione o per lo sviluppo della ricerca: questi finanziamenti funzionano con la presentazione di un bando. È prevista però anche una compartecipazione finanziaria delle aziende al progetto, finanziato per la restante parte con i fondi europei. Questo comporta che la società abbia la disponibilità di capitale per coprire i propri fondi, ma la crisi ha fatto sì che aziende si ritirassero dalle graduatorie, o mandassero deserti alcuni bandi. In altri casi alle aziende è possibile avere degli anticipi presentando delle fideiussioni, ma molte compagnie assicurative, a fronte di rischi che oggi considerano elevati, hanno aumentato i costi delle polizze. Poi sì, ci sono stati ritardi causati dal sistema burocratico: si sta cercando di risolverli».

TURISMO E CULTURA. Come se non bastasse, è scoppiato anche il caso dei fondi Pain e Poin, altre sigle europee dal contenuto ermetico che però significano una cosa chiarissima: 400 milioni di stanziamenti europei per la cultura e il turismo. Almeno 200 milioni di questi fondi Pain e Poin sono addirittura scomparsi nel nulla. Nicola Bono, ex presidente della Provincia (ormai abolita) di Siracusa, ha appena presentato un esposto alla Corte dei conti siciliana chiedendole di indagare «per individuare i responsabili che si sono resi colpevoli di tale scempio che ha negato il futuro a centinaia di migliaia di cittadini e giovani e affinché sia fatta chiarezza sull’endemica incapacità di utilizzo dei fondi Ue nel nostro Paese». Per Bono, i Poin Cultura e Turismo sarebbero stati trasformati in «un’orgia di disimpegni per mancata spesa, progetti di sponda e ricorso ad usi impropri».

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