Siamo tutti Sanremo?

Di Marinella Senn
10 Febbraio 2020
C’è una larga parte di persone che non si sente rappresentata da un edonismo a buon mercato e da uno strisciante pensiero unico

Caro direttore, il festival di Sanremo si è concluso trionfalmente con oltre 9 milioni di spettatori ed entusiastici commenti per presentatori e cantanti.

 Si è trattato indubbiamente di una “macchina da guerra” che ha dato lavoro a centinaia di persone e promosso talenti che non avrebbero potuto manifestarsi pubblicamente tra cui spicca Diodato vincitore dopo anni di gavetta. È stato anche un grande evento social con quasi 17 milioni di interazioni su Twitter, Instagram e Facebook catturando così anche una fetta di pubblico giovane solitamente refrattaria (quasi il 60 per cento di share fra 15-24enni).

Confesso di non essere riuscita a guardare tutto il Festival, sopraffatta dalla sua durata fino a notte inoltrata, comunque mi è stato chiaro, per quanto ho visto, che si è trattato di un evento mediatico accuratamente progettato che va ben oltre la competizione canora. Ci sono state gag, litigi, riappacificazioni, narrazioni su temi politically correct che hanno fatto del festival uno spettacolare carrello di eventi talvolta sconcertanti.

A titolo esemplificativo si è visto un cantante svestirsi e rimanere sul palco con un costume a pelle, ci sono stati cantanti che hanno litigato fino a prendersi a botte e a lasciare il palco (Morgan e Bugo) c’è stato Roberto Benigni con una lettura del Cantico dei cantici decisamente arbitraria come se il canto fosse l’unica parte bella e buona di racconti biblici brutti e malvagi (come ha ben stigmatizzato Vittorio Bendaud). Per non parlare della lite tra Fiorello e Tiziano Ferro con successiva riappacificazione con bacio a cui persino il Corriere della Sera ha dato “l’onore” della prima pagina? Sic!

Si può obiettare che casi del genere possono capitare e in fondo “che male fanno”? Ma ciò che mi ha sconcertato è il clima di assoluta normalità in cui si sono svolti questi fatti così “trash” come se l’opinione pubblica prevalente fosse assuefatta e acquiescente a tutto quanto viene mediaticamente proposto senza attuare una minima capacità critica.

A questo punto mi sono chiesta, forse ingenuamente, ma siamo tutti Sanremo?

O forse c’è una larga parte di persone che non si sente rappresentata da un edonismo a buon mercato e da uno strisciante pensiero unico su temi politicamente corretti?

Se, come credo, tali persone esistono e sono numerose forse è ora che battano un colpo.

Marinella Senn

Foto Ansa

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