Si ritira Ronaldo, il Fenomeno brasiliano più grande di tutti i tempi

Di Daniele Guarneri
15 Febbraio 2011
Meglio anche di Pelè. Infinito il suo palmares, nonostante gli infortuni, irraggiungibile la sua classe. Luís Nazário de Lima lascia il calcio giocato a 34 anni e dichiara quasi in lacrime: «Sono emozionato, ringrazio tutte le squadre in cui ho giocato. I miei chili di troppo erano dovuti a una malattia: ipotiroidismo»

Chi tra gli appassionati di calcio, soprattutto interisti, non ha in camera un poster o almeno una foto piccolina di Ronaldo? Ronaldo quello vero, Ronaldo Luís Nazário de Lima, il calciatore brasiliano più forte di tutti i tempi. Sì anche di Pelè! Ha deliziato gli occhi di tutti gli amanti del pallone, anzi dello sport in generale.

Ha fatto sognare, piangere e poi arrabbiare tutti gli interisti. Ma in fondo al cuore, adesso che si è ritirato, si è creato un vuoto incolmabile. La generazione degli anni Sessanta  ha avuto Sivori, Suarez, Rivera e Mazzola, Eusebio e George Best. Negli anni Settanta c’erano i vari Cruijff, Beckenbauer e Rummenigge. Per gli anni Ottanta Platini, Gullit, Van Basten e poi, naturalmente, Maradona. Negli anni Novanta non possiamo dimenticare Baggio e Zidane. Ma dalla metà di quel decennio in avanti la scena è stata solo per lui: Ronaldo.

Due volte Pallone d’oro (1997 e 2002). Due ori e un argento ai Mondiali, due ori e un argento in Coppa America, una Confederations Cup, un bronzo alle Olimpiadi. Due coppe del Brasile, una coppa d’Olanda, due Supercoppe spagnole, una coppa di Spagna, un campionato spagnolo e uno paulista. Una coppa delle Coppe, una coppa Uefa e una Intercontinentale. Capocannoniere in Olanda e due volte in Spagna. Tre volte Fifa World Player, una Scarpa d’oro, due volte miglior giocatore Uefa. In carriera ha disputato poco più di 500 partite e ha messo a segna quasi 400 gol. E poteva fare molto, molto di più se solo la sfortuna non si fosse accanita contro di lui.

Era arrivato in Europa nel 1994, al Psv Eindhoven: in due anni ha segnato poco meno di un gol a partita. Ma in quel periodo si era già bloccato per un problemino al ginocchio. Nel 1996 si è consacrato con la maglia del Barcellona: anche qui con quasi un gol a partita.

Moratti innamorato del fenomeno lo portò a Milano per 48 miliardi di lire. Il primo anno fu strepitoso, vinse la Uefa e l’Inter arrivò seconda in campionato, superata solo da una Juventus fortissima, ma che destò comunque qualche dubbio su come vinse quella competizione.

Il proseguo della sua avventura nerazzurra fu rallentata da due gravi infortuni. Il primo il 21 novembre del 1999 in una partita di campionato contro il Lecce: Ronnie si lesionò il tendine rotuleo del ginocchio destro. Subito operato, ci vollero 6 mesi per rivederlo in campo. Era il 12 aprile del 2000, contro la Lazio di Simeone, all’Olimpico. Dopo appena 6 minuti dal suo ritorno in campo il tendine si ruppe completamente. Lo stadio ammutolì, tutti gli appassionati si ricordano delle sue grida e del suo pianto. Tornò in campo per la fine del campionato del 2001/2002. Quello del 5 maggio, data orribile per gli interisti. Anche lì si ricordano le lacrime versate dal campione brasiliano, per uno scudetto perso all’ultima giornata e regalato alla Juventus.

Ronnie d’estate fugge al Real Madrid, quello dei Galacticos,
e torna grande, grandissimo. Dopo quattro stagioni a grande livello si apre la possibilità di tornare in Italia, questa volta con la maglia del Milan. Ma non è più lui: è ingrassato, non è veloce come un tempo, però coi piedi è sempre il migliore. La sua permanenza è costellata da vari infortuni muscolari, tanti, troppi. Così il Milan lo cede. Ma lui non si arrende e torna in Brasile, si allena e torna in forma col Flamengo, ma appena pronto si accorda col Corinthias. In Brasile è a casa, ma di lui si parla più sui giornali di gossip che su quelli sportivi.

Ieri, all’età di 34 anni ha abbandonato il calcio giocato. In conferenza stampa ha annunciato quasi in lacrime il suo ritiro: «Oggi sono qui ed ho una emozione grandissima che non riesco neanche a parlare. Annuncio che sto chiudendo la mia carriera come calciatore professionista. Una carriera che è stata bellissima, meravigliosa, emozionante. Ho avuto molti problemi ma grandi e infinite vittorie. Questa settimana, dopo una nuova lesione agli adduttori, ho riflettuto a fondo e ho deciso che era arrivato il momento. Mi sono reso conto di aver dato il massimo e di essere arrivato al top delle mie potenzialità. Negli ultimi due anni ho avuto una lunga sequenza di infortuni che mi hanno colpito da una gamba all’altra, da un muscolo all’altro e questi dolori mi hanno costretto ad anticipare la fine della mia carriera».

Ronaldo rivela anche di essere affetto da una particolare patologia alla tiroide, scoperta ai tempi del Milan, e risponde così a tanti che negli ultimi due anni hanno ironizzato sui suoi chili di troppo. «Quattro anni fa nel Milan ho scoperto di soffrire di un disturbo che si chiama ipotiroidismo, che rallenta il metabolismo, e per controllarlo occorre assumere degli ormoni che nel calcio non sono ammessi, sono considerati doping. Credo che adesso in molti qui si siano pentiti per aver commentato anche in maniera ironica il mio peso».

Poi Ronaldo guarda al passato: «Grazie a tutte le squadre in cui ho giocato: Cruzeiro, Psv, Barcellona, Inter, Real Madrid, Milan, soprattutto al Corinthias, al presidente a cui chiedo scusa per non essere riuscito ad evitare l’eliminazione in Coppa Libertadores». Grazie Ronnie, grazie di tutto.

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1 commento

  1. cassandra

    ma per piacere!
    il più grande fenomeno brasiliano di tutti i tempi si chiama PELE’!
    caso mai ronaldo è il grande fenomeno per gli interisti nostalgici…
    o per chi ha pochi capelli e spera di vederli ricrescere…ma allora anche il mitico silvio è un vero fenomeno…

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