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Quando, alcuni anni fa, l’introduzione dello “ius soli” nella legislazione italiana sulla cittadinanza pareva imminente, Gian Carlo Blangiardo espresse le sue perplessità, adducendo che la norma avrebbe creato «situazioni di disparità, potenzialmente problematiche, tra i membri di una stessa famiglia». Sotto forma di interrogativi pose una serie di questioni sugli effetti che lo ius soli avrebbe potuto avere sulla coesione delle famiglie di immigrati: «C’è l’incognita legata al destino di un bambino che è diventato italiano ma vive con genitori e fratelli di altra nazionalità. Che succede se la famiglia emigra altrove? Che relazione si instaura tra familiari di nazionalità diversa? Ci saranno fratelli di serie A e malcapitati di serie B? Che dire poi delle possibili disparità (o soprusi) di genere, laddove convenga mantenere l’originaria cittadinanza limitatamente a bambine/adolescenti potenzialmente “accasabili” al paese d’origine? Siamo sicuri che i genitori, cui per altro è affidat...
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