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Quello che segue lo avete già letto. Insieme ai nomi e cognomi degli stupratori di Palermo, le generalità della ragazza stuprata, i «verbali choc» («Ci ha chiesto lei di avere rapporti, era consenziente»), le intercettazioni («Lei non voleva, faceva “no basta”!»), le chat («eravamo 100 cani sopra una gatta»), le ricostruzioni con le foto («la sequenza dell'orrore»), i molteplici richiami del Garante della privacy a proteggere l’identità della vittima dello stupro («eccesso di particolari», «morbosa attenzione», rischio di aggiungere «violenza a violenza»), l'allarme del carcere Pagliarelli costretto dall'«elevato clamore mediatico» a richiedere «l'immediato allontanamento» dei colpevoli.
Lo avete letto insieme ai puntuali mattinali dei giornalisti di stanza sui social: «Un gruppo Telegram con oltre 60mila iscritti per la ricerca del video dello stupro di Palermo», «creato un profilo Onlyfans con tutti i passaggi per poterlo vedere», «la vittima allo scoperto sui social: 29 mila follow...
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