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Cosa verrà di bene dallo show con la bava alla bocca sullo stupro di Palermo?

Di Caterina Giojelli
11 Settembre 2023
Rilanciando ogni “sfogo” o contenuto social offerto dalla vittima o dai suoi aggressori i media hanno trasformato un caso di violenza in un grottesco reality dove nessuno guarda più in faccia il male
Il cantiere dello “stupro di Palermo” avvenuto il 7 luglio scorso
Il cantiere dello “stupro di Palermo” avvenuto il 7 luglio scorso (foto Ansa)

Quello che segue lo avete già letto. Insieme ai nomi e cognomi degli stupratori di Palermo, le generalità della ragazza stuprata, i «verbali choc» («Ci ha chiesto lei di avere rapporti, era consenziente»), le intercettazioni («Lei non voleva, faceva “no basta”!»), le chat («eravamo 100 cani sopra una gatta»), le ricostruzioni con le foto («la sequenza dell'orrore»), i molteplici richiami del Garante della privacy a proteggere l’identità della vittima dello stupro («eccesso di particolari», «morbosa attenzione», rischio di aggiungere «violenza a violenza»), l'allarme del carcere Pagliarelli costretto dall'«elevato clamore mediatico» a richiedere «l'immediato allontanamento» dei colpevoli.
Lo avete letto insieme ai puntuali mattinali dei giornalisti di stanza sui social: «Un gruppo Telegram con oltre 60mila iscritti per la ricerca del video dello stupro di Palermo», «creato un profilo Onlyfans con tutti i passaggi per poterlo vedere», «la vittima allo scoperto sui social: 29 mila follow...

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