
Otto arresti a Birmingham, il “piccolo califfato” al centro dell’Inghilterra

Dopo l’attentato di ieri a Westminster, che ha causato la morte di quattro persone, le forze dell’ordine inglesi hanno arrestato otto persone a Birmingham. Le autorità non confermano ma, secondo fonti di stampa, sarebbero collegate all’attacco di ieri. Il nome dell’attentatore è Khalid Masood, 52 anni, e, secondo la Bbc, il veicolo utilizzato nell’attacco potrebbe essere stato affittato a Birmingham. Michel Fallon, ministro della Difesa ha spiegato che l’attacco è «legato in qualche forma al terrorismo islamico». Nel pomeriggio il gesto è stato rivendicato dallo Stato islamico.
PICCOLO CALIFFATO. Al momento è presto per trarre conclusioni, ma resta significativo che l’attenzione degli inquirenti si sia concentrata su Birmingham, che è un nome che torna spesso sulle prime pagine dei quotidiani inglesi quando si parla di islam radicale. È la città della Gran Bretagna con la percentuale più alta di musulmani (22 per cento) che in alcuni quartieri sale a 70. Ha la mosche più grande d’Europa. Per alcuni si tratta di un “piccolo califfato” al centro dell’Inghilterra.
Qualche anno fa, se ne discusse molto dopo che sei scuole secondarie statali della città avevano “islamizzato” (di nascosto) insegnamenti e discipline. Le ragazze erano destinate ai posti in fondo alla classe, alle docenti donna era imposto l’uso del velo e a tutti gli studenti, cristiani compresi, era offerto solo l’insegnamento della religione islamica. L’istruzione che veniva impartita in questi istituti seguiva l’ideologia islamista e in esse intervenivano anche personaggi assai inquietanti come Shady al-Suleiman, imam famoso per le sue simpatie verso Al-Qaeda e per aver detto che gli omosessuali devono essere lapidati. Tutto ciò avveniva secondo una precisa strategia, il “Trojan Horse Operation”, cioè il piano segreto per “islamizzare” di nascosto alcuni poli educativi della metropoli, scoperto a marzo 2014 tra l’incredulità e la paura dei britannici. Quattro persone finirono in carcere.
VIETATA LA TOMBOLA A NATALE. Quando furono resi noti i rapporti dell’Ofsted, l’ispettorato all’istruzione inglese, si confermarono i sospetti. Nei rapporti era scritto nero su bianco che «alcuni presidi hanno raccontato che c’era una campagna organizzata per colpire alcuni istituti per alterare il loro carattere e costume». «Ad esempio in una scuola alcuni membri dello staff scoraggiavano in continuazione le donne a rivolgere la parola agli uomini, o a prendere parte ad attività extra-curricolari». Molti i casi di distinzione nelle classi tra maschi e femmine, e in alcune scuole erano state vietate tombole, giochi e lotterie da una festa natalizia, poiché considerati “un-islamic”, e il preside aveva stanziato una grossa somma del budget scolastico per sostenere un viaggio in Arabia Saudita di alcuni ragazzi di fede musulmana.
IL PRESIDE CACCIATO. Nel 2014, Balwant Bains, uno dei presidi costretti a dimettersi per le pressioni degli islamisti, raccontò la sua vicenda al New York Times. Bains fu nominato preside della Saltley School and Specialist Science College nel 2012. Nel gennaio del 2014 fu costretto ad andarsene a causa dei continui problemi che il consiglio d’istituto, monopolizzato da musulmani radicali, gli aveva creato.
Bains, 47 anni, immigrato indiano di seconda generazione, sikh, ogni tre mesi doveva giustificare tutte le sue decisioni, compreso il motivo per cui in corridoio gli studenti camminassero sulla destra e non sulla sinistra e le ragioni di ogni minima modifica apportata al sito internet della scuola. Ogni tre mesi doveva presentare un report di circa 300 pagine a ciascuno dei 15 membri del consiglio. Quando uno studente musulmano minacciò sei compagni con un coltello, Bains lo espulse ma il consiglio revocò la sospensione accusando il preside di essere islamofobo e razzista, non avendo Bains sospeso in precedenza un ragazzo bianco trovato con un coltello, che aveva però consegnato spontaneamente l’arma.
«Alcuni ragazzi – raccontò al New York Times – venivano da me e mi dicevano: “Signor Bains, oggi prenderanno di mira la sua auto, le conviene spostarla”. Ero sconfortato: ero il preside e non avevo alcun potere».
Foto Ansa – Articolo aggiornato alle 16.42
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