
Scritto con gli occhi
Serve sempre qualche pazzo per fare le cose belle
Cari amici, ho “deciso” (ormai mi conoscete, sapete che, quando decido qualcosa, non c’è nessuno al mondo che mi faccia cambiare idea) all’ultimo momento di andare a “Sassari in… fiore”. Così ho chiesto a Ica, che la sera mi faceva da baby sitter, se mi dava una mano a realizzare questo mio desiderio. Era l’11 maggio e il tempo non era certo splendido, ma io ho fatto leva sull’affetto che provano per me i miei complici.
Così abbiamo organizzato la solita compagnia di giro: Fabrizio, Ginettino e sua moglie Maria Grazia, Vanni (che poi non è venuto perché non aveva visto l’email di convocazione. Hey Vanni, stay tuned!). Ovviamente anche mia sorella Immacolata che, inizialmente, ha “provato” a protestare per poi, come al solito, amorevolmente arrendersi alle mie “pretese”.
Il pomeriggio fissato sono arrivati quasi tutti puntuali (stranamente), e quando siamo giunti in strada ho voluto essere aspirata, come al solito. Ma appena salita in macchina mi è capitata una “disavventura” incredibile: il mio respiratore si è spento! Mentre Ica, Fabrizio e Gino cercavano di riavviarlo, mi hanno messo il respiratore di riserva che funzionava a colpi, sembrava avesse il singhiozzo, così che, ogni tanto, mi mancava il respiro e stavo malissimo. Non male come inizio. Un inizio da film horror.
Vabbè, alla fine i miei complici sono riusciti a “rianimare” il respiratore. Ci avesse visto il mio amico, il dottor Vidili, mi avrebbe fatto rientrare subito in casa a “ceffoni”. E se io mi fossi opposta (come, certamente, avrei fatto), oltre che prendermi per pazza (forse non avrebbe avuto torto), mi avrebbe ucciso con le sue mani senza aspettare che lo facesse la Sla. Il dottor Vidili è un vero mito: lui si preoccupa per la mia “incoscienza” e ha paura che mi succeda qualcosa. Ma io ho deciso che la Sla non mi fa più paura, e tutti i momenti la voglio sfidare a “muso duro”! Mica mi posso fermare per un “piccolo problemino tecnico”.
Arrivati a destinazione mi sono immersa nei fiori: gerani, garofani, petunie, ortensie, bouganville, piante di limoni, aranci, mandarini, gelsi e chi più ne ha più ne metta. La natura si è proprio sbizzarrita in forme e colori. Era una bellezza vedere tutti quei colori e, purtroppo, non ho potuto sentire i profumi, ma credo di averli “immaginati” tutti. Cari amici, dove non arriva la realtà può arrivare la fantasia, io spesso mi devo accontentare di quella e, credetemi, ne ho parecchia.
Poi, come subito a smentirmi, la realtà mi ha posto sotto gli occhi un’immagine eccezionale: una Lambretta e una vecchia 500 tutte ricoperte di fiocchetti di stoffa colorati, che sembravano anche loro dei fiori! Io, tra me e me, ho pensato: ma chi è quel “pazzo” che ha rivestito moto e auto con tanta cura? Un lavoro da certosino, paziente e curato. Credetemi: io facevo l’orafo e so quanta pazienza occorra per un simile mestiere. La bellezza ha sempre bisogno di qualche “pazzo” per essere comunicata. Dobbiamo essere grati a quei folli che, solo per comunicarci e farci vedere qualcosa di bello, si sottopongono a ore e ore di lavoro.
Il giretto è poi proseguito fino a Piazza d’Italia e quindi siamo entrati nel cortile del palazzo della Provincia dove avevano lavorato i miei genitori e questo mi ha riportato indietro coi ricordi quando andavo a trovarli sul loro posto di lavoro.
Arrivata a casa ho sistemato il respiratore. Anche questa volta avevo vinto la mia sfida. Di certo non rinuncerò mai alle mie “ore d’aria”.
Abbiate cura dei vostri malati. Non lasciateli da soli in casa. Uscite. Ci sono milioni di macchine e moto “in fiore” in giro per il mondo.
Bacioni,
Susanna
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1 commento
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non ho mai conosciuto nessuno con il nome di Immacolata, bello!