
Sergio, dov’eri al tempo dell’Ulivo?
Ma questo Cofferati che fa sempre fuoco e fiamme, che un giorno sì e l’altro pure minaccia scioperi generali, dice “no” al dialogo e agita lo spettro del conflitto sociale, dov’era durante i cinque anni del governo del centro-sinistra, quando tutti gli indicatori statistici relativi al lavoro in Italia precipitavano? Come abbiamo già ricordato sul n. 19 di Tempi, durante il primo anno del governo Berlusconi le ore non lavorate a causa di scioperi sono aumentate del 73,3% nell’ambito delle vertenze estranee al rapporto di lavoro e del 97,7% in quello delle vertenze contrattuali. Verrebbe da pensare che prima le cose andavano molto bene e non c’erano motivi per scioperare. Se raffrontiamo le 7 principali economie dell’Unione Europea vediamo subito che così non è: i dati di Eurostat attestano che durante l’era dell’Ulivo l’Italia ha fatto registrare il più basso tasso di occupazione relativamente alla sua popolazione fra i 15 e i 64 anni, il penultimo posto per quanto riguarda la fascia di età fra i 55 e i 64 anni e la più alta percentuale di disoccupati da più di un anno; e questo nonostante il fatto che l’Italia sia stato il paese con l’orario di lavoro dipendente più breve dopo quello della Francia (che aveva approvato una legge per le 35 ore di lavoro).
In Italia i disoccupati da più di un anno erano, nel 2001, il doppio di quelli esistenti in Olanda e Gran Bretagna; i lavoratori fra i 55 e i 64 anni erano, nel 2000, la metà di quelli britannici. Ma questo non faceva problema. Fa problema soltanto la modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Che questi ultimi continuino ad essere troppo pochi, a Cofferati sembra non interessare.
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