Senza la Cgil cresceremmo di più

Di Rodolfo Casadei
27 Giugno 2002
Altro che “patto scellerato”. Riformassimo come si deve il nostro mercato del lavoro

Altro che “patto scellerato”. Riformassimo come si deve il nostro mercato del lavoro, così da spingere verso l’alto i tassi di occupazione, guadagneremmo di colpo 2 punti e passa di Pil. Invece, grazie ai conservatori finti difensori del popolo come Cofferati & C., siamo fra i paesi in cui la differenza in negativo fra il Pil reale e il Pil potenziale risulta più alta. Lo illustra senza possibilità di equivoci un recente studio dell’Ocde, l’organizzazione dei 30 paesi più industrializzati del mondo, che quantifica la differenza fra Pil reale e Pil potenziale nei diversi stati membri. Nel 2001 l’Italia ha registrato il dato peggiore a pari merito con Germania e Giappone. Quest’anno e l’anno prossimo, se non interverranno grosse novità, si collocherà al terzo posto in negativo dopo Giappone e Germania. Paesi come Canada, Danimarca e Irlanda, invece, registrano tassi di crescita superiori al loro stesso potenziale.
Il Pil potenziale è ciò che un sistema economico industriale dato produrrebbe in condizioni di inflazione stabile e di piena occupazione. Secondo l’Ocde, in Italia «ulteriori riforme del mercato del lavoro potrebbero spingere la crescita potenziale, mentre una maggiore competizione nelle industrie di rete e nei servizi aiuterebbe a contenere l’inflazione». Da notare che nell’ultimo ventennio il Pil reale italiano è stato superiore a quello potenziale soltanto nei quattro anni fra il 1988 e il 1991: toh, proprio quelli fra la fine della Guerra fredda e l’inizio di Mani Pulite, proprio quelli egemonizzati dal famigerato Caf!

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