
Senza la Cgil cresceremmo di più
Altro che “patto scellerato”. Riformassimo come si deve il nostro mercato del lavoro, così da spingere verso l’alto i tassi di occupazione, guadagneremmo di colpo 2 punti e passa di Pil. Invece, grazie ai conservatori finti difensori del popolo come Cofferati & C., siamo fra i paesi in cui la differenza in negativo fra il Pil reale e il Pil potenziale risulta più alta. Lo illustra senza possibilità di equivoci un recente studio dell’Ocde, l’organizzazione dei 30 paesi più industrializzati del mondo, che quantifica la differenza fra Pil reale e Pil potenziale nei diversi stati membri. Nel 2001 l’Italia ha registrato il dato peggiore a pari merito con Germania e Giappone. Quest’anno e l’anno prossimo, se non interverranno grosse novità, si collocherà al terzo posto in negativo dopo Giappone e Germania. Paesi come Canada, Danimarca e Irlanda, invece, registrano tassi di crescita superiori al loro stesso potenziale.
Il Pil potenziale è ciò che un sistema economico industriale dato produrrebbe in condizioni di inflazione stabile e di piena occupazione. Secondo l’Ocde, in Italia «ulteriori riforme del mercato del lavoro potrebbero spingere la crescita potenziale, mentre una maggiore competizione nelle industrie di rete e nei servizi aiuterebbe a contenere l’inflazione». Da notare che nell’ultimo ventennio il Pil reale italiano è stato superiore a quello potenziale soltanto nei quattro anni fra il 1988 e il 1991: toh, proprio quelli fra la fine della Guerra fredda e l’inizio di Mani Pulite, proprio quelli egemonizzati dal famigerato Caf!
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