Sempre più sharia, sempre più eccidi nella Nigeria di Obasanjo

Di Rodolfo Casadei
13 Settembre 2001
Olusegun Obasanjo non è riuscito neanche a godersi per intero la Conferenza di Durban sul razzismo senza che dal suo paese gli arrivasse la notizia dell’ennesima sommossa etnico-religiosa

Olusegun Obasanjo non è riuscito neanche a godersi per intero la Conferenza di Durban sul razzismo senza che dal suo paese gli arrivasse la notizia dell’ennesima sommossa etnico-religiosa. Stavolta il teatro del dramma è stata la città di Jos, 4 milioni di abitanti sull’altopiano centrale della Nigeria e capitale del Plateau State. I morti sono più di 200, migliaia le persone in fuga, decine le auto incendiate come pure chiese e moschee. Gli scontri contrappongono berom cristiani e hausa musulmani, e avrebbero la loro origine nella nomina di un musulmano a capo di un programma per la riduzione della povertà in questa città a larga maggioranza cristiana. Negli stessi giorni erano segnalate anche 21 vittime per scontri fra tiv e jukun nello stato di Taraba. Si tratta della “coda” di un conflitto cominciato in giugno nello stato di Nasarawa (tiv contro hausa) e poi estesosi al Taraba (tiv contro jukun e kutebs), che ha causato fino ad oggi 75 mila sfollati e circa 200 morti: oggetto della contesa è il possesso della terra, da cui le etnie musulmane vorrebbero escludere i tiv, che musulmani non sono.

Secondo l’agenzia di stampa Irin, collegata alle Nazioni Unite, negli ultimi due anni i conflitti locali hanno causato in Nigeria 280 mila sfollati; nel solo 2000 i morti per gli scontri erano stati 3mila, a causa soprattutto dei massacri di ibo cristiani nella città di Kaduna e poi delle rappresaglie contro gli hausa musulmani residenti nel sud-est.

Le responsabilità del governo di Obasanjo in tutti questi avvenimenti sono serie: gli attriti fra etnie musulmane e cristiane, spesso più per ragioni fondiarie, amministrative e commerciali che religiose, sono sempre stati comuni in Nigeria. Ma le cose sono peggiorate dopo che alcuni stati della federazione (finora 12) hanno deciso di introdurre la sharia, la legge coranica, senza che il governo centrale trovasse nulla da eccepire. I musulmani promettono che la sharia non sarà applicata ai cristiani, ma questi non si fidano e denunciano, per bocca dei vescovi cattolici e dei pastori protestanti, che i tribunali confessionali vìolano la laicità della Costituzione. A tentativi di introdurre la sharia in contee massicciamente cristiane dello stato di Bauchi risalgono le violenze che fra giugno e la fine di agosto hanno opposto jarawa e sayawa (cristiani) agli hausa e fulani musulmani, così come gli eccidi di Kaduna. Obasanjo – uno yoruba cristiano che ha raccolto molti voti fra i musulmani del nord – ha promesso da parecchio tempo la convocazione di un forum per discutere con tutti i governatori la questione della sharia, ma finora non ha mosso un dito. Intanto i segnali di disgregazione dell’immenso paese si moltiplicano.

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