
Sempio (Fondazione Ikaros): Educare al lavoro per combattere l’abbandono scolastico
Inizia il nuovo anno scolastico, ma continua il fenomeno dell’abbandono dalle aule, da parte di migliaia di ragazzi. I dati pubblicati da Avvenire (fonte Miur 2007) sono eloquenti: 2.791 sono gli abbandoni nella scuola media e ben 44.664 per quanto riguarda quelli nelle superiori.
«In parte questo è il risultato della liceizzazione selvaggia che vive il sistema scolastico ormai da molti anni», ci risponde Diego Sempio, presidente di Fondazione Ikaros, che ha avviato da quest’anno corsi di istruzione e formazione professionale e istruzione tecnica. «In quanto gli allievi vengono trattati come se fossero tutti uguali, per cui l’unico metodo che la scuola adotta è quello classico del partire dalle conoscenze teoriche per poi arrivare a quelle pratiche. Ma tanti allievi hanno bisogno di uno stimolo e di un interesse che viene dettato dal mettersi in moto su qualcosa di concreto, e in questi casi la risposta scolastica è carente.
Davanti a questa situazione come si sono mossi i vari titolari del ministero dell’Istruzione?
Per esempio, il doppio binario della Riforma Moratti è stato ciò che ha permesso al mondo della formazione professionale di realizzare un percorso didattico, riconoscere anche a queste scuole che utilizzano il metodo “dell’imparare facendo”, la pari dignità con i licei, senza negare agli alunni di poter proseguire più avanti.
Culturalmente, in Italia, la scuola professionale è considerata di serie B…
È il contrario. Siccome la consideriamo di serie B, la liceizziamo. L’idea di lavoro è contrapposto all’idea di cultura: si afferma che il lavoro manuale non sia attività nobile, anche se serve a vivere, a guadagnare. Invece il lavoro dovrebbe essere un’attività che educa, che formi. Per la nostra società il lavoro è una condanna e questo ha prodotto il disastro della scuola a cui assistiamo.
Ci racconti dell’esperienza di Fondazione Ikaros, con le sue scuole professionali.
La nostra esperienza nasce proprio da questa intuizione, quella che il lavoro abbia in sé non solo un valore di necessità, ma anche un valore educativo. I nostri ragazzi accettano questa sfida che nasce con la percezione immediata di considerarli capaci, abili, possessori di competenze e potenzialità che la scuola media non riesce a valorizzare.
E come emergono questi valori?
Attraverso il mettere i ragazzi in azione su un compito: i cuochi, dopo solo un mese, sono in grado di preparare dei pranzi completi, i falegnami già nel primo anno realizzano manufatti che hanno una loro bellezza che può essere mostrata. Insomma, il ragazzino che si vede capace riacquista una stima, dopo anni nei quali, velatamente, gli è stato detto che con la scuola c’entrava poco.
C’è un’attenzione particolare sulla sinergia scuola-mondo del lavoro?
Sicuramente, per noi il rapporto con il mondo del lavoro è fondamentale. Quello che ci interessa è non solo simulare la realtà lavorativa ma di poterla fare entrare nei circuiti delle imprese. Prima di tutto con gli stage (già al secondo anno di scuola gli studenti possono partecipare alla vita di azienda per qualche settimana). Il secondo fattore è quello del professionista che interviene nella didattica o di gruppi di professionisti che ci dedicano tempi e spazi logistici (ascoltate gli esempi, nella versione integrale audio dell’intervista, NdR).
Storicamente in Italia le più autorevoli scuole professionali sono realizzate da soggetti liberi o privati. Lo Stato ha curato poco questo tipo di scuole. Come vivete questa situazione?
Noi che operiamo in Lombardia, siamo dei privilegiati. Attraverso la Dote Scuola, attivata dal governo regionale guidato da Formigoni, che dà un contributo ad ogni famiglia che poi viene riversato nella scuola, viviamo in maniera armonica con le altre strutture pubbliche sia statali sia regionali. Questo ci permette di mantenere la nostra offerta scolastica di qualità.
C’è un problema di riqualificazione del corpo docente, specie per quanto riguarda la scuole professionali?
L’assunzione diretta dei docenti da parte dell’Istituto scolastico, penso sia, l’unico passo reale. Perché, spesso, il rischio è che il docente si concepisca come un impiegato e non come un educatore.
Per concludere, come contattare Fondazione Ikaros?
La cosa migliore è visitare il sito www.fondazioneikaros.org, dove troverete oltre che le informazioni, tutti i recapiti delle nostre sedi che operano sul territorio lombardo.
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