«Semen est sanguis Christianorum». Quaresima: digiuni e preghiere per i cristiani perseguitati e i martiri copti

Di Redazione
20 Febbraio 2015
Il vescovo di San Marino e Montefeltro indice una veglia per i copti. L'iniziativa di Sako e le parole del Patriarca melchita: «È la cosa più terribile dalla II Guerra mondiale»

taz-copti-cristoMonsignor Andrea Turazzi, vescovo di San Marino e Montefeltro ha disposto per la prima domenica di Quaresima una veglia di preghiera per «i cristiani copti uccisi in Libia dai fanatici islamici dell’Isis. Sono stati uccisi proprio perché cristiani, non possiamo restare in silenzio». Ricordando le parole di papa Francesco che li ha definiti dei «martiri», il vescovo ha chiesto di rammentarli nella preghiera affinché «il Signore li accolga nel suo regno». I copti uccisi, ha scritto Turazzi in un comunicato, danno «a noi la forza di testimoniare senza paura la nostra fede, certi che il loro sacrificio consapevole e la loro morte, invocando il nome del Signore Gesù, portino frutti di pace e di amore in quelle terre bagnate dall’odio, nei vari luoghi ove la guerra sembra essere l’unica via per risolvere i conflitti, in tutti i posti dove la fede cristiana vissuta è causa di discriminazione e persecuzione. Semen est sanguis Christianorum».

TRAGEDIA SENZA FINE. Il Patriarca melchita Gregorio III Laham, in un messaggio per la Quaresima, ha scritto che il Medio Oriente sta vivendo «una Via Crucis, la più grande tragedia mondiale dai tempi della II Guerra mondiale». Il patriarca ha parlato di una situazione difficilissima, sia per i cristiani sia per i musulmani, che pare non avere né fine né tregua. «È una delle più grandi tragedie avvenute nella storia recente. Non soltanto per la regione, ma per tutto il mondo: è la cosa più terribile dalla II Guerra mondiale. Ci appelliamo ai nostri cittadini e ai nostri bambini, che sono il futuro: lavorate insieme, lavorate con noi e con papa Francesco per non permettere alla fiamma della speranza di spegnersi nei vostri cuori».

IL DIGIUNO DEGLI IRACHENI. Nei giorni scorsi, come riportato da Asianews, il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha invitato in occasione della Quaresima i «fratelli e sorelle musulmani» a condividere «qualche giorno» di digiuno («per quanto possibile»). «È necessario – ha scritto Sako – promuovere la fratellanza, la cooperazione e la coesistenza costruendo buone relazioni fra tutti noi, e dando priorità al perdono, alla riconciliazione e al bene comune, astenendoci al tempo stesso dal commettere gesti di fanatismo e perpetrare conflitti che creano malessere. (…) Per questo dobbiamo consolidare la nostra presenza cristiana in Iraq e in Medio oriente. Noi, in quanto cristiani, siamo testimoni di speranza, siamo portatori di una storia, di una civiltà, e di un messaggio. (…) Per questo dobbiamo tenere duro e non mollare, rinnovando la nostra fiducia nel futuro».

«SIGNORE GESU’ CRISTO». Nell’immagine che vedete in pagina abbiamo riprodotto il taz&bao del settimanale Tempi, dove abbiamo riportato le parole che il Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico di Guizeh (Egitto), ha detto all’Agenzia Fides: «Il video che ritrae la loro esecuzione è stato costruito come un’agghiacciante messinscena cinematografica, con l’intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell’orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono “Signore Gesù Cristo”. Il nome di Gesù è stata l’ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell’ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio».

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6 commenti

  1. maurizio

    Caro Sascha,più che modestia é consapevolezza della mia fragilità e,proprio per questo,piu che di preparazione psicologica c’e bisogno di seguire e pregare,pregare e seguire perché solo cio potrà renderci capaci,al momento opportuno-se accadrà,Dio solo lo sa-di essere pronti.La vita é Mistero e solo confidando in Lui possiamo affrontarla-anche senza arrivare al martirio cruento-con verità e pace.La Quaresima é tempo privilegiato per questo cammino:tempo di deserto,di silenzio,tempo di grido a Lui-come il mendicante di giussiniana memoria-e tempo di purificazione…non é poi così scontato,per cui occorre essere molto vigili,lo dico anzitutto per me..ciao!

  2. maurizio

    D’accordissimo con te Sascha!
    Che schiaffo,però,per la nostra(mia,di certo)fede un po’rammollita quell’immagine dei 21cristiani copti(sapete che i copti sono i discendenti diretti degli antichi egizi .a riprova che in tutte le terre del medio-oriente,prima dei nusulmani c’erano i cristiani..altro che terra tutta e solo per loro?!)dicevo schiaffo,no schiaffo é poco,quando un istante prima di essere giustiziati-per la loro fede-hanno invocato il nome di Gesù.Sono morti anche per noi,per me e per la libertà di tutti..e senza offendere in qualche modo il sentimento religioso di altri(vero CH?).Oltretutto é significativo che ciò sia accaduto(o,quantomeno,ne sia giunta notizia a noi)all’inizio della Quaresima:che abbiamo a chiedere la conversione del nostro cuore così da essere degni del loro sacrificio!!

    1. Sascha

      Buona sera Maurizio! La tua modestia ti fa onore capisco cosa vuoi dire. Di fronte a quelle immagini anch’io mi sono domandato: e se ci fossi io davanti a quell’obbiettivo? La nostra fortuna è quella che a differenza di altri abbiamo la possibilità di “prepararci psicologicamente” in anticipo su quello che potrebbe capitare. Personalmente venderò cara la pelle, non mi vedo andare al martirio come un agnello sacrificale: dovranno drogarmi o farmi perdere coscienza perché con quante forse mi resteranno io lotterò contro questi disgraziati fosse anche con i denti, è la mia indole.
      Questo almeno è quanto mi propongo e a cui da circa due anni a questa parte mi sto preparando psicologicamente ad affrontare perché dobbiamo essere pronti se un giorno succederà qualcosa anche qui. C’è una guerra totale in corso e un giorno che sembra avvicinarsi sempre di più potrei essere coinvolto direttamente: combattere per difendere me stesso, i miei cari, i miei confratelli in Cristo, la mia nazione e potrei essere confrontato con la scelta tra l’abiura e il martirio, nel qual caso so quello che devo fare. A Dio chiedo soltanto di darmi la forza per restare fermo nel mio proposito. Noi non sappiamo quanto forte era la fede di quei poveri cristiani, se fossero ferventi cristiani (pace alla loro anima) o non praticanti, ma sappiamo che quel giorno hanno affrontato è superato la prova estrema, stesso discorso vale per noi: magari possiamo essere stati dubbiosi per tutta una vita ma poi proprio in “quel” momento cruciale crediamo come mai prima.
      Vorrei concludere con una amara riflessione: ci sono modi per torturare un uomo che sono ben peggio della morte e la tortura più atroce non è quella che infliggono su di te ma sulle persone a te care, famiglia, amici, parenti. Questa mi spaventa molto di più della mia sorte.

    2. Sascha

      Provo a reinserire il commento
      Buona sera Maurizio! La tua modestia ti fa onore capisco cosa vuoi dire. Di fronte a quelle immagini anch’io mi sono domandato: e se ci fossi io davanti a quell’obbiettivo? La nostra fortuna è quella che a differenza di altri abbiamo la possibilità di “prepararci psicologicamente” in anticipo su quello che potrebbe capitare. Personalmente venderò cara la pelle, non mi vedo andare al martirio come un agnello sacrificale: dovranno drogarmi o farmi perdere coscienza perché con quante forse mi resteranno io lotterò contro questi disgraziati fosse anche con i denti, è la mia indole.
      Questo almeno è quanto mi propongo e a cui da circa due anni a questa parte mi sto preparando psicologicamente ad affrontare perché dobbiamo essere pronti se un giorno succederà qualcosa anche qui. C’è una guerra totale in corso e un giorno che sembra avvicinarsi sempre di più potrei essere coinvolto direttamente: combattere per difendere me stesso, i miei cari, i miei confratelli in Cristo, la mia nazione e potrei essere confrontato con la scelta tra l’abiura e il martirio, nel qual caso so quello che devo fare. A Dio chiedo soltanto di darmi la forza per restare fermo nel mio proposito. Noi non sappiamo quanto forte era la fede di quei poveri cristiani, se fossero ferventi cristiani (pace alla loro anima) o non praticanti, ma sappiamo che quel giorno hanno affrontato è superato la prova estrema, stesso discorso vale per noi: magari possiamo essere stati dubbiosi per tutta una vita ma poi proprio in “quel” momento cruciale crediamo come mai prima.
      Vorrei concludere con una amara riflessione: ci sono modi per torturare un uomo che sono ben peggio della morte e la tortura più atroce non è quella che infliggono su di te ma sulle persone a te care, famiglia, amici, parenti. Questa mi spaventa molto di più della mia sorte.

  3. Sascha

    Le persecuzioni rafforzano il Cristianesimo non lo indeboliscono viceversa l’indifferenza, l’edonismo, il consumismo e l’aridità spirituale lo annientano. Perché per i Cristiani il primo martire è stato proprio Gesù il Cristo ma Egli ha vinto la morte con la sua resurrezione. Così vincerà pure le tenebre mortifere di questo nuovo “califfato”.
    Ma noi dobbiamo fare il possibile perché trionfi il Bene sul male, assistere e sostenere le comunità arabo-cristiane e combattere la guerra giusta contro l’oppressore.

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