Segnali di distensione in Ucraina. Ma la tensione resta alta

Di Leone Grotti
16 Febbraio 2022
La Russia ritira parte delle truppe schierate al confine. Putin ironizza sulle previsioni americane di invasione. Ma la Duma chiede di riconoscere le repubbliche separatiste
Putin e Scholz a colloquio in Russia sulla situazione in Ucraina

Putin e Scholz a colloquio in Russia sulla situazione in Ucraina

Dall’invasione «imminente» al «cauto ottimismo». Le notizie di sviluppi sul fronte ucraino si sono rincorse senza sosta ieri alla vigilia di quella che per l’intelligence americana doveva essere la data di inizio delle operazioni militari russe. «Il 15 febbraio entrerà nella Storia come il giorno in cui la propaganda di guerra occidentale è fallita», ha rimarcato su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova.

Parte dell’esercito russo ripiega

Il riferimento è alla notizia, battuta in mattinata dall’agenzia Tass, del ritiro di alcune delle forze russe schierate da settimane per esercitazioni militari nei pressi della frontiera ucraina. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, «le unità dei distretti militari meridionali e occidentali che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare i mezzi di trasporto ferroviario e stradale e inizieranno a tornare oggi nelle loro caserme».

Il Cremlino ha confermato il ritiro di parte delle truppe, affrettandosi a definirlo «normale» perché non sembrasse il risultato delle pressioni occidentali: «Abbiamo sempre detto che una volta terminate le esercitazioni, le truppe sarebbero tornate alle loro basi permanenti. Non c’è niente di nuovo», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce, Dmitry Peskov. Concetto ribadito anche dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov: «Il nostro ritiro era già pianificato».

Diplomazia al lavoro per l’Ucraina

La situazione sembra dunque migliorare al confine con l’Ucraina, con Kiev che esulta perché è stata scongiurata «l’escalation». Nel giorno in cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz è atterrato a Mosca per intraprendere colloqui con Vladimir Putin e ribadire che «il dialogo è sempre essenziale» sembrano dunque riaprirsi spiragli di pace. Dal canto suo, Putin ha ribadito di non avere intenzione di invadere l’Ucraina e di essere disposto a trattare. Ma il Cremlino non cambia obiettivo e insiste che la Nato deve garantire che l’Ucraina non entrerà mai tra le sue file.

Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, pur affermando che «stiamo facendo tutto il possibile per convincere la Russia a percorrere la via della diplomazia», si dice «profondamente preoccupato per un’invasione che potrebbe avvenire già questa settimana». Concetto reiterato anche dal premier inglese Boris Johnson e dalla Nato. Nel frattempo Canada, Stati Uniti e Unione Europea hanno assicurato all’Ucraina oltre 5 miliardi in garanzie e prestiti per far fronte alle difficoltà economiche.

L’ironia di Putin e la mossa della Duma

Se l’allarme invasione sembra rientrare, almeno in parte, con Putin che si lascia andare all’ironia («gli Usa hanno già annunciato l’ora esatta in cui inizierà l’invasione?), preoccupa la risoluzione approvata a maggioranza dalla Duma. La Camera bassa del Parlamento russo ha chiesto infatti a Putin di riconoscere le autoproclamate repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk. Se lo facesse, è il commento del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, «la Russia violerebbe il diritto internazionale» e potrebbe innescare una reazione a catena che porterebbe alla guerra.

Con la Norvegia che invia nuove truppe in Lituania, al confine con l’exclave russa di Kaliningrad oltre che con la Bielorussia, la situazione resta tesa e volatile. Ma alcuni segnali positivi ieri ci sono stati. Putin in conferenza stampa ha ricordato: «Certo che non vogliamo la guerra». E Joe Biden in conferenza stampa ha sottolineato di essere pronto a «trattare con Putin», pur decidendo di alzare ancora la tensione: «Non ci sono prove del loro ritiro, noi rappresentiamo una minaccia per loro». La speranza di tutti resta quella espressa dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, arrivato in Russia per vedere oggi Putin: «Prego Dio che la pace regni nel mondo». Ma Bolsonaro non è certo arrivato a Mosca per scongiurare la guerra, quanto per migliorare la cooperazione economica con Mosca. La pace, del resto, passa anche dai contratti.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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