
«Se votate i peccatori liberali andrete all’inferno»: così gli islamisti hanno vinto in Egitto
Le prime elezioni presidenziali da quando Hosni Mubarak ha lasciato il potere in Egitto si terranno il 23 e il 24 maggio 2012. Dopo avere rimandato questo momento per diversi mesi, l’ha annunciato ieri la Commissione suprema per le elezioni presidenziali, facendo sapere che i risultati verranno resi noti il 21 giugno. Le elezioni si svolgeranno in due turni: nel primo si sfideranno i candidati dei diversi partiti, nel secondo i due che hanno preso più voti. Se un candidato prenderà più del 50 per cento dei voti, sarà subito nominato presidente. I candidati potranno registrarsi dall’8 marzo al 26 aprile e avranno meno di un mese per fare campagna elettorale. Dopo le elezioni presidenziali il Consiglio supremo delle forze armate, che di fatto comanda in Egitto a tutti gli effetti, dovrebbe lasciare il potere nelle mani del governo civile, avendo promesso di farlo «entro la fine di giugno».
Ancora non si conosce il nome del candidato dei Fratelli Musulmani alle presidenziali, favoritissimo su tutti gli altri, intanto però il partito islamista Libertà e Giustizia ha fatto registrare un’altra vittoria elettorale, dopo quella nella Camera bassa del Parlamento dove ha conquistato il 47 per cento dei seggi, conquistando il 59 per cento dei seggi nella Camera alta del Parlamento (Shura Council), che ha solo potere consultivo e che ha tenuto ieri la sua prima seduta.
Di fronte alla schiacciante vittoria in tutte le tornate elettorali dei partiti islamisti, espressione sia dei Fratelli Musulmani che degli estremisti Salafiti, i responsabili delle formazioni politiche laiche si sono interrogati su che cosa sia andato storto. «Abbiamo avuto troppo poco tempo per preparare la campagna elettorale e informare la gente sui nostri candidati» ha detto Mahmoud Salem, del Partito degli egiziani liberi. Secondo Mohamed Abou El-Ghar, leader del Partito socialdemocratico egiziano, che insieme al primo formava la coalizione del “Blocco egiziano”, ha dichiarato: «I partiti islamisti hanno fatto una propaganda diffamatoria terribile contro di noi. Hanno detto che eravamo dei grandi peccatori e che quelli che avrebbero votato per noi sarebbero andati all’inferno – un discorso che ha riscosso un notevole successo nelle aree più povere».
«Il vero problema – aggiunge Khaled El-Sayed, dell’Alleanza popolare socialista – è che il dibattito politico si è focalizzato quasi solo sulla religione e non sui temi della giustizia sociale che noi volevamo affrontare. Né i liberali né gli islamisti si sono preoccupati di questo tema e non ne parleranno né in Parlamento né quando redigeranno la Costituzione».
twitter: @LeoneGrotti
1 commento
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!