Se siamo diventati una Repubblica presidenziale, ditelo

Di Peppino Zola
04 Ottobre 2021
La nostra Costituzione dice che «la sovranità appartiene al popolo». È ancora così? Non si direbbe. Allora tanto vale cambiarla
Costituzione italiana

Costituzione italiana

Caro direttore, anche durante questa campagna elettorale (molto silenziosa, peraltro) il grande assente è quello per cui si va a votare e cioè il “popolo”, nel senso che nessuno ne parla: nessuno (tranne poche eccezioni), oramai, osa addirittura pronunciare quel nome, forse perché non ne conosce più il significato.

All’inizio di settembre, fortunatamente, ho avuto modo di partecipare a tre giorni di lavoro proprio su questo tema, per iniziativa dell’associazione culturale Esserci: il titolo di tale iniziativa era “Di fronte alla dispersione, il popolo”. Titolo geniale, in mezzo all’attuale deserto di esperienze e di idee.

Affrontare il tema del “popolo”, facendolo riemergere dalle attuali mediocrità, ha delle conseguenze, anche operative, sia nel mondo civile sia nel mondo della Chiesa. Vorrei comunicarti alcune considerazioni relative al mondo civile e istituzionale.

Come dovrebbe essere noto, l’articolo 1 della nostra Costituzione proclama che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Appartiene al popolo e non ad altri. La stessa Costituzione aveva previsto che il popolo esercitasse tale sovranità all’interno di una Repubblica parlamentare, cioè con il Parlamento al centro sia nell’approvazione delle leggi sia nella formazione del Governo.

Ebbene, penso che si possa dire che non è più così. Oramai, adagio adagio, siamo finiti in una Repubblica presidenziale, clamorosamente confermata dal fatto che gli ultimi 5 premier che hanno guidato il nostro Paese non sono mai stati eletti dal “popolo”, ma sono stati “imposti” anche al Parlamento sulla base di “emergenze” che il presidenzialismo ha assunto come motivo per non ricorrere al voto, vera e unica espressione della sovranità popolare. Ma non basta: le prerogative parlamentari sono state affossate dal ricorso oramai sistematico ai voti di fiducia, che azzerano ogni possibilità di libera discussione. Inoltre, sono oramai quasi del tutto assenti le iniziative legislative da parte del Parlamento. La fa da padrone il Governo formato, di fatto, dal presidente della Repubblica.

Ritengo che questa discrepanza tra Costituzione formale e prassi politica concreta non possa durare a lungo, pena la perdita della nostra sanità democratica. Se siamo finiti, come credo, in una Repubblica presidenziale e se riteniamo che questo sia lo strumento migliore per governare un Paese nei tempi moderni, allora occorre, con urgenza, modificare la parte seconda della Costituzione, adeguandola alla realtà. Se siamo una Repubblica presidenziale, allora il presidente (il problema riguarda sia il capo dello Stato sia il capo del Governo) deve essere eletto direttamente dal popolo e non determinato dai giochi politici o da emergenze più o meno reali.

Tutto ciò è necessario e urgente, per essere coerenti con la situazione di fatto, ma anche per altri motivi, che sono legittimato ad esprimere perché sono in possesso del passaporto verde (ho, quindi, diritto di parola!).

Le vicende relative al Covid-19 ed alle urgenze da esso create hanno messo in chiaro che, con la vigenza dell’attuale Costituzione, il governo è stato costretto ad agire illegalmente in almeno due occasioni. Quando si è fatto eccessivo ricorso al Dpcm, mentre l’articolo 77 prevede il ricorso al decreto legge nel caso di emergenze, e quando si è aggirato l’articolo 32, II comma, prevedendo il “passaporto verde” per imporre, di fatto, ad ogni cittadino “un determinato trattamento sanitario” senza la presenza di una legge (che il Parlamento non ha il coraggio di fare) che lo preveda. Governi che violano la legge, dunque, se non si cambia la Costituzione.

Ma c’è di peggio. La prassi di istituzioni di fatto presidenzialiste (non previste dalla Costituzione) sta ingenerando nel popolo una sorta di abitudine rassegnata a dire sempre sì, perché una conclamata emergenza lo richiede. Dopo il Covid, quale altra “emergenza” sarà trovata per far dire sì al popolo senza che lo stesso possa ricorrere al voto? Il presidenzialismo non regolato democraticamente ingenera una sorta di “deriva trionfalista” che, nel tempo, rafforza un potere non votato. Mi pare che l’attuale presidenzialismo riservi ai trionfi sportivi dell’Italia lo stesso rilievo che di solito abbiamo visto in regimi non democratici.

Giuste o sbagliate che siano le mie ultime considerazioni, penso comunque che sia ineludibile il problema di riformare con urgenza la Costituzione, al fine di evitare abusi e di riporre al centro la sovranità del popolo.

Peppino Zola

Foto Ansa

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