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Se si riduce a identity politics, davvero la religione diventa “oppio dei popoli”

Di Giancarlo Cesana
15 Giugno 2021
Una fede senza ragione e libertà non interessa, è poco più che delirio. Lo dimostrano le grottesche benedizioni delle coppie gay. Ma anche l'accanimento di chi vede scismi dappertutto
Rito per la benedizione delle coppie gay celebrato da un prete cattolico in Germania
Il rito di benedizione di coppie dello stesso sesso celebrato in una chiesa cattolica a Colonia, Germania, il 9 maggio scorso

È nota a me e a molti l’accusa di Karl Marx, il fondatore del comunismo, alla religione come “oppio dei popoli”, ovvero fuga dalla realtà e dalle sue contraddizioni obbedendo ciecamente alle condizioni che realizzerebbero la promessa e il premio di un paradiso che non esiste. Meno noto è il contesto, letteralmente il brano, in cui l’accusa di Marx è inserita. Io non lo conoscevo. Ha rimediato alla mia ignoranza un articolo di Carl R. Trueman per First Things tradotto da tempi.it il 10 maggio scorso (“Identity politics, il vero oppio dei popoli”). Trueman sottolinea che Marx non ragionava per frasi a effetto. Il suo aforisma sulla religione è tratto dalla introduzione a Per la critica della filosofia del diritto di Hegel: «La miseria religiosa è insieme l’espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, l’anima di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l’oppio...

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