«Se Renzi apre la crisi per la mia elezione il Paese gli ride dietro»

Di Nuccio Molino
06 Aprile 2017
Chi è il senatore di Ap eletto coi voti delle opposizioni alla presidenza della commissione che esaminerà la riforma elettorale.
Salvatore Torrisi in Comissione Giustizia del Senato per la votazione del Presidente, Roma 08 maggio 2013. ANSA/GIUSEPPE LAMI

L’acqua lo bagna, il vento lo asciuga. È un democristiano doc, il senatore Salvo Torrisi salito agli onori della cronaca per essere stato eletto, a sua (in)saputa presidente della commissione Affari Costituzionali, poltrona lasciata vuota tre mesi fa da Anna Finocchiaro nel frattempo diventata ministra.

«Se Renzi apre la crisi per la mia elezione il Paese gli ride dietro», ripete sornione il senatore di Ncd, paternese come Ignazio La Russa e figlio d’arte perché il padre Nino, negli anni Ottanta, fu presidente andreottiano della Provincia di Catania. Dai modi garbati e dallo stile felpato di avvocato di lungo corso quale egli è, Salvo Torrisi nei prossimi mesi guiderà la più strategica delle commissioni parlamentari al Senato: quella che dovrà esaminare nel merito la riforma della legge elettorale che a febbraio porterà al voto l’Italia.

A chi gli chiede se risponderà positivamente alla richiesta di dimissioni di Pd e del suo leader Angelino Alfano risponde democristianamente laconico: «Sono molto infastidito». Insomma il dado è tratto, il siculo Torrisi succede alla conterranea Finocchiaro e appalta al trasversalismo antirenziano la poltrona più ambita di palazzo Madama. E chi s’è visto, s’è visto.

@Nucciomolino

Foto Ansa

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