
«Se il Tar annulla il concorso per presidi, la scuola lombarda può andare in crisi»
In Lombardia il Tar ha annullato un concorso di dirigenti scolastici che avrebbe dovuto sfornare 355 nuovi presidi per l’inizio del nuovo anno scolastico. Motivo? Un ricorso di 101 candidati respinti alle prove scritte e accolto dal Tar, che ha considerato un “vizio procedurale” : le buste usate durante le prove scritte per inserire nome e cognome dei candidati sarebbero state trasparenti. «Premetto che il ricorso è legittimo, non ci sono “retropensieri” nei protagonisti di questo ricorso» spiega a tempi.it Giancarlo Sala, dirigente scolastico del liceo scientifico “Banfi” di Vimercate e vicepresidente dell’associazione di docenti Diesse Lombardia. «Però da parte del Tar c’è stata una forma di giustizialismo esagerato. La responsabilità di questo “vizio” non deve ricadere sui candidati aspiranti dirigenti che avevano superato la fase del concorso, ma sull’amministrazione ministeriale che si è rivelata incapace, e non è la prima volta».
Facciamo un esempio.
Sottomettere le prove scritte alla valutazione di due commissioni distinte è un criterio che genera subito divergenze di valutazione e può innescare sospetti. Per cui l’incidente della busta, che è ancora tutto da verificare, è collaterale: i vizi di fondo c’erano già prima.
C’è un problema a monte?
Questi sistemi di selezione della dirigenza non sono ideali: a livello nazionale fanno acqua, mentre per avere risultati migliori servirebbe una selezione localizzata basata più sulla verifica delle competenze, magari con periodi di stage e formazione, che su prove cognitive. Certo, facendo così si allungano i tempi del concorso e si spende di più.
Ora che cosa succederà in Lombardia?
Associazioni e sindacati chiedono al Ministero di impugnare la sentenza e di annullare alcuni risultati oppure tutto il concorso.
Qual è il rischio, se venisse confermato l’annullamento per tutti?
In Lombardia ci sarebbe una crisi, con 400 posti occupati da reggenti. La carenza di dirigenti causerà una mobilità inter-regionale, un bel problema e non per motivi “leghisti”. Perché arriveranno dirigenti scolastici da altre regioni, che non fanno parte del territorio e dal quale se ne andranno dopo due o tre anni, minando la stabilità di cui la scuola ha bisogno. Così la mobilità tra regioni si trasforma in un travaso e in una sanatoria nazionale, che normalmente non fa bene al sistema scolastico.
Che cosa sono i reggenti?
Un reggente è un dirigente scolastico che ha l’incarico in una scuola e allo stesso tempo ne deve reggere un’altra, dove ha competenze complete di direzione, secondo la normativa contrattuale. Una specie di doppio incarico e si parla di gestire anche di più plessi. Ad essere maligni, lo Stato un vantaggio da tutto questo lo ricava perché spende meno e non è detto che il Ministero, in questi tempi di spending review, non cavalchi un certo attendismo, magari per mantenere lo “status quo” e risparmiare. Ma è solo un’insinuazione.
Facciamo un passo avanti: ora a settembre cosa accadrà?
Per la scuola lombarda sarà un passaggio molto critico: la procedura concorsuale ha portato, bene o male, circa 400 persone a superare la prima prova. Ci sarebbe dovuto essere un anno di formazione, con affiancamento ad altri dirigenti esperti ma questo stop rischia di far saltare tutto. La speranza è che l’ufficio regionale scolastico e il Ministero si oppongano con ogni strumento alla sospensione globale del concorso.
I tempi sono stretti: siamo già alla fine di luglio.
E dato che le ferie sono all’orizzonte, il rischio concreto è che l’inizio delle lezioni sia affidato a presidi che gestiscono più scuole. Senza questo stop i nuovi dirigenti, sarebbero quasi sicuramente saliti in cattedra. Ora, nella migliore delle ipotesi, la soluzione potrebbe arrivare a gennaio.
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