
Lettere al direttore
Se giudicate, «siate uomini fatti»

Leggendo il bellissimo ed entusiasmante libro che raccoglie i principali interventi del Servo di Dio don Giussani relativi agli anni 1968-1970 (“Una rivoluzione di sé. La vita come comunione”, a cura di Davide Prosperi, Ed. Rizzoli) – ne consiglio a tutti la lettura – mi è capitato di imbattermi in una citazione poco nota (almeno a me, povero fedele laico di strada) di san Paolo: poco nota, ma, mi sembra, molto attuale. Si tratta del capitolo 14,8 della prima lettera ai Corinti, la cui traduzione letterale è: «Se la tromba emette un suono confuso, chi si prepara al combattimento?», che può essere interpretato in questo senso pratico: “Se le trombe non hanno un suono preciso, come faranno i soldati ad andare all’attacco?”.
Tale citazione mi ha colpito per due aspetti.
Vi è la conferma che la vita in generale ed in particolare la vita cristiana è una vera e propria battaglia: una quotidiana battaglia personale per vincere le tentazioni nichiliste con cui il grande divisore cerca continuamente di ostacolare il proprio cammino di fede; ed una battaglia nei confronti di un “mondo” che cerca di distrarci in mille modi dalla direzione che il Signore ci ha indicato. Un “mondo” del quale siamo chiamati ad amare i singoli componenti, senza lasciarci incantare dalle sirene che cercano di conformarci ad un pensiero non cristiano. Del testo, è stato lo stesso Gesù a ricordarci che è venuto a portare la spada, perché la Sua presenza è geneticamente inaccettabile da chi crede di essere lui il Dio con ogni potere sul pensiero e sulle opere. Ci è stato promesso, e questo è il grande paradosso cristiano, da una parte il “centuplo” (cioè una vita più piena e lieta di significato), ma nel contempo una vita che ha come simbolo la croce. Dalla vita cristiana reale, insomma, è bandita ogni forma di sentimentalismo. La vita è una lotta.
Il secondo aspetto che mi ha colpito è che per affrontare utilmente questa vita lieta e dura insieme occorre essere aiutati dalla roccia di una concezione chiara e certa, perché se il suono della tromba che ci chiama a raccolta non è chiaro, il popolo non sa più che cosa deve fare e in che direzione andare. Questo aspetto del problema è particolarmente attuale, perché mi pare che tra i cristiani si stia diffondendo un sorta di virus che tende a farci credere che per affrontare il mondo dobbiamo essere il meno chiari possibili, per il timore che, altrimenti, nessuno ci ascolterebbe. Questa paura, tra l’altro, è priva anche di ogni fondamento per così dire storico, visto che il maggior numero delle conversioni a Cristo avviene, nel nostro secolo, quando la proposta è chiara e decisa. Decisa e tenera assieme. Proprio perché c’è tanta confusione in giro, penso che le persone siano in attesa di richiami chiari e decisi, come stanno sperimentando i Movimenti ecclesiali sparsi per il mondo e le parrocchie dove il suono del richiamo è forte e chiaro. Alcuni, invece, pensano che per essere ascoltati dobbiamo essere incerti e confusi. Errore madornale. Il grande Chesterton ha scritto che uno dei diecimila motivi per i quali egli, alla fine di un fantastico percorso, è entrato ufficialmente nella Chiesa Cattolica, consisteva nel fatto che la Chiesa, nel porsi di fronte al mondo, non ammetteva neppure le eccezioni, perché sapeva che poi le eccezioni sarebbero diventate le regole. Mi pare che oggi, invece, troppi cristiani siano ossessionati dal descrivere al mondo le eccezioni piuttosto che spiegare i motivi della verità. C’è già il mondo che pensa alle eccezioni; è inutile che anche i cristiani perdano tempo in questo sport, così diseducativo per il popolo intero. Così diseducativo, che il popolo stesso non appare più interessato a cristiani che, in fondo, dicono le stesse cose del “mondo”.
Nello stesso capitolo della lettera di San Paolo che ho citato all’inizio, al versetto 20, si legge: «O fratelli, non siate fanciulli in fatto di giudizio; fatevi pure pargoletti in ciò che tocca la malizia, ma per quanto è a giudizio siate uomini fatti». San Paolo, mi pare, ci invita ad essere grandi e forti nella fede, perché la vita cristiana non è un gioco per piacere al mondo, ma un percorso per diventare sempre più “uomini fatti”; fatti da Dio e non dal “mondo”. Non a caso il libro da me segnalato contiene scritti con i quali don Giussani si rivolgeva a noi che stavamo diventando adulti e lo faceva con parole chiare e certe e con note limpide e non equivoche.
Peppino Zola
Bellissime citazioni, grazie Peppino: sempre lancia in resta.
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