Se curare il nonno è un gioco che non vale la candela

Di Marcella Manghi
07 Marzo 2014
Il governo britannico ha da poco presentato una proposta di legge che mira a togliere o limitare l’assistenza sanitaria alle persone anziane. Siamo davvero pronti a una vita mediocre basata sul freddo calcolo di costi-benefici?

Leggo online che il governo britannico ha da poco presentato una proposta di legge che mira a togliere o limitare l’assistenza sanitaria alle persone anziane che hanno vissuto già abbastanza e hanno ricevuto cure più che adeguate nel corso della loro esistenza. Insomma, in tempi di tagli alla sanità, si cura il malato ma solo se il gioco vale la candela: selezione darwiniana all’ultimo stadio. Il criterio presente in questa proposta non è nuovo: l’aveva già coniato due secoli fa il giurista e filosofo Jeremy Bentham, affermando che occorre perseguire la «massima felicità per il massimo numero di persone», anche a costo di sacrificare sull’altare del beneficio di molti la “felicità” di alcuni. Ora: se la spesa sanitaria venisse contemplata solo in relazione ad una aspettativa di vita decente, viene da chiedermi se le restanti spese pubbliche non seguiranno la stessa sorte.

Giusto oggi, mio figlio mi ha portato a casa il compito di matematica: la quarta insufficienza del trimestre. Un bel pasticcio. Qual è la sua aspettativa d’uscita a pieni voti? Molto bassa. E l’impegno profuso da zelanti insegnanti pagati a suon di denaro pubblico? Molto alto. Di questo passo mi diranno che il pargolo – rispetto al potenziale successo – ha già ricevuto abbastanza dalla scuola. Già mi vedo il verdetto di fine anno. Bocciato, e senza possibilità di ripetere: suo figlio è una risorsa su cui non investire.

Stando così le cose, non sarà bene che mi adatti subito anche io – nel mio piccolo – a questo nuovo modo di pensare? Ecco che mi viene subito il dubbio sulla cena di stasera: cosa cucino? Stavo or ora per mettermi in ballo a preparare un bello stufato di cinghiale con polenta. Ma se è vero che anche il tempo è denaro e rappresenta una risorsa, mi domando: varrà la pena di allocare mezza giornata di spignattamento solo per marinare, scottare, insaporire e brasare un pezzo di carne? Vediamo: quanto durerà la pietanza nel piatto? Dieci minuti scarsi, e sono generosa. Senza dubbio, una sproporzione! Da stasera, niente più meticolosi manicaretti perditempo: pomodori e tonno per tutti. Anzi, facciamo pomodoro e mozzarella: ci guadagniamo un po’ di calcio per le ossa. Visto l’andazzo, un po’ fieno in cascina per la fragile vecchiaia non farà male.
Siamo davvero pronti a una vita mediocre basata sul freddo calcolo di costi-benefici? E io che credevo che la “felicità” traesse forza dallo slancio, l’apertura, l’impeto per cose grandi. A costo di un sacrificio economico, una seconda opportunità, una dedizione nella cura di una cena; peraltro, tutti costi che, per quanto preziosi, non saranno mai all’altezza del valore impagabile di un essere umano. Un valore che gli inglesi minacciano di portarci via, partendo dalla dignità degli anziani. La regina Elisabetta ha ottantasette anni.
Considerato il contesto a cui potrebbe andare incontro Sua Maestà, è davvero il caso di augurare, Lunga vita alla regina…

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3 commenti

  1. Giovanna

    Si potrebbe fare con gli omosessuali, tanto no fanno figlio e non danno quindi contributo alla società per perpetrarsi.

  2. Anna

    Come sempre fonti citate e riferimenti puntuali.

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