
Se Chesterton diventerà mai santo, sarà ovviamente per un paradosso

Per gentile concessione del Catholic Herald, proponiamo di seguito in una nostra traduzione un articolo di padre Ian Boyd, presidente e fondatore del G. K. Chesterton Institute for Faith & Culture della Seton Hall University e direttore della rivista dell’istituto The Chesterton Review. Il testo originale in inglese è pubblicato in questa pagina.
Il tentativo di canonizzazione in corso per Chesterton ha una storia che è sia curiosa che multi-nazionale.
La mattina di domenica 28 novembre 1986, il cardinale Emmet Carter, arcivescovo di Toronto, pronunciò un’omelia nella cappella del St Basil’s College a conclusione di una conferenza del Chesterton Institute, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Chesterton. Nella predica, il cardinale espresse il proprio rammarico perché non si canonizzavano molti laici. E pur avendo sottolineato il ruolo profetico di Chesterton dentro la Chiesa, disse che non aveva alcuna intenzione di promuovere la causa per la sua canonizzazione. Tuttavia l’effetto della sua omelia fu un fattore importante proprio perché si arrivasse a questo.
Ecco com’è andata. Quando il professor J.J. Scarisbrick, il celebre storico dei Tudor, lesse il sermone, che era stato pubblicato nella Chesterton Review, scrisse una lettera alla rivista, sfidando il pensiero del cardinale:
“Candidato alla canonizzazione?”
Nonostante quanto ha detto il cardinal Carter nel suo discorso, mi domando se non ci siano buone ragioni per pensare di proporre Gilbert Keith Chesterton per la canonizzazione.
Noi tutti sappiamo che egli era un uomo enormemente buono oltre che un uomo enorme. Il punto per me è che era più di questo. Aveva una integrità e una innocenza speciali, una devozione speciale al bene e alla giustizia, una capacità speciale di amicizia e di meritarsi il rispetto di un assortimento incredibilmente vario di persone, e una speciale “indimenticabilità” (come tanti hanno testimoniato). Soprattutto, aveva quell’entusiasmante e intuitivo (quasi angelico) possesso della Verità e quella consapevolezza del soprannaturale di cui solo i veri santi possono godere. Era il dono dell’intelligenza eroica – e della profezia eroica. Egli era un gigante, tanto spiritualmente quanto fisicamente. C’è mai stato un altro come lui nella storia del cattolicesimo?
E a quelli che dicono che non c’è venerazione per lui, io risponderei: vi sbagliate. Chesterton si gode un posto d’onore speciale in tutto il mondo anglofono. E credo che quanti contribuiscono alla Chesterton Review e quanti la leggono siano animati da qualcosa di più profondo della pietas che caratterizza le comuni riviste letterarie.
C’è una causa qui che va presa in considerazione.
La risposta del professore all’omelia del cardinale indusse un gruppo di argentini illustri a scrivergli direttamente, mettendosi a disposizione per sostenere la canonizzazione. Il cardinale rispose che se loro si fossero rivolti a Roma, lui avrebbe appoggiato l’appello. Così avvenne, e quando le autorità romane rigettarono la richiesta sulla base del fatto che non c’era prova della santità eroica di Chesterton, il cardinal Carter replicò che gli stessi voluminosi scritti di Chesterton erano una prova convincente di tale santità.
Non è successo più nulla fino al 2013, quando il vescovo della diocesi di Chesterton, Northampton, ha nominato padre John Udris, un prete della diocesi, relatore della causa. Cosa alquanto sorprendente, il suo lavoro non ha ricevuto l’avallo della Chesterton Review, la quale ha obiettato che la canonizzazione avrebbe avuto l’effetto involontario di ridurre la forza attrattiva di Chesterton. Dopo tutto, i cristiani protestanti che potrebbero decidersi ad accettare le verità della fede cattolica esposte da un Gilbert Chesterton sarebbero più restii a farlo se quelle verità fossero esposte da un san Gilbert Chesterton.
Un pensiero conclusivo. Sono passati molti anni da quando il cardinal Carter ha pronunciato la sua omelia e il professor Scarisbrick l’ha sfidata. Ora che la questione è stata consegnata ufficialmente a Roma, sarà decisa da Roma. Fino a quando non sarà presa una decisione, probabilmente il consiglio più saggio per quanti sostengono la canonizzazione e per quanti vi si oppongono è il consiglio che diede una volta Gamaliele al sinedrio: «Se questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!» (At 5,38). Ma quanto sarebbe bello vedere Chesterton riconosciuto come santo patrono dei giornalisti senza che nessuno debba dedicarsi al problema noioso di farlo prima santo.
Foto da Wikipedia
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