
Paritarie trattate come scuole di serie B

Pubblichiamo la lettera che Roberto Gontero, presidente Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), ha inviato al ministro dell’istruzione Stefania Giannini.
Egregio Signor Ministro, di fronte all’ennesima esclusione delle scuole paritarie da provvedimenti intrapresi dal Suo Ministero per migliorare la condizione del sistema d’istruzione nazionale, sento il dovere di protestare vivamente a nome di tutti i genitori che scelgono di far frequentare ai propri figli, con enormi sacrifici economici, gli istituti non statali che fanno parte del sistema scolastico pubblico secondo quanto riconosciuto anche nella legge 107/2015.
Infatti l’ultimo progetto “Made in Italy” è ancora una volta aperto “solo” alle scuole statali, così come la “carta per i docenti” ha escluso dal bonus di 500 euro per l’aggiornamento culturale gli insegnanti degli istituti paritari, mentre al “Piano nazionale per la scuola digitale” possono accedere “solo” le scuole statali. Bastavano pochi milioni per far rientrare in questi provvedimenti anche il sistema paritario e contrastare così quella cultura ancora dominante nella burocrazia che vede nelle scuole paritarie realtà di serie B, da ignorare. Dobbiamo dedurne che manca la volontà politica di attuare veramente un sistema scolastico nazionale integrato?
Non molto tempo fa Lei disse: «La Repubblica italiana è dotata di un sistema nazionale pubblico, statale e non statale. È un sistema integrato dell’istruzione, un sistema che lo Stato s’impegna ovviamente con modalità differenti, a far sviluppare e non declinare». La realtà purtroppo dice tutt’altro e i dati sulla scuola paritaria sono sempre più preoccupanti: cosa ci dobbiamo ancora attendere?
Pur riconoscendo i segnali lanciati al sistema paritario con la legge 107/2015 – mi riferisco alla detrazione fiscale che ogni famiglia potrà ottenere di 76 euro all’anno – e con la legge di stabilità 2016 che aumenta di 25 miloni di euro i finanziamenti (il che significa però non più di 30 euro per allievo), non possiamo però non far presente che questi interventi non servono ad invertire la tendenza alla chiusura delle scuole non statali (circa 170 all’anno). È una situazione non certo imputabile a questo Governo, ma che sta esplodendo ora e va quindi affrontata con azioni efficaci. D’altra parte resta vergognoso il trattamento che lo Stato riserva agli alunni disabili che desiderano frequentare le scuole paritarie: non viene loro riconosciuto nessun diritto.
Lei ha anche parlato dell’annoso e ancora oggi irrisolto problema della tassazione ICI-IMU, sostenendo: «C’è un trattamento diverso tra scuole statali e paritarie. Forse c’è una riflessione da fare». Ebbene, anche in questi giorni molti Comuni stanno inoltrando le cartelle di tali tasse minacciando le economie di molte scuole.
Come cittadini europei, che conoscono i sistemi scolastici delle altre nazioni sviluppate e democratiche, riteniamo inaccettabile che il nostro Paese, che già ora è segnalato fra i più statalisti nel campo scolastico, accetti di veder scomparire esperienze educative secolari e di impoverire l’offerta formativa complessiva, favorendo invece il rafforzamento del monopolio statale nell’istruzione. Nella lunga prospettiva questo è un errore clamoroso, soprattutto in un Paese che ha una dispersione scolastica del 17% e intere Regioni senza un reale sistema di formazione professionale.
A nome dei genitori del sistema pubblico paritario chiedo perciò al Governo, e quindi a Lei, e a tutta la politica più coraggio, più realismo e senso della giustizia: occorre attuare un piano per invertire l’attuale tendenza e riportare il settore paritario della scuola pubblica ai livelli europei, basandosi ad esempio sulla quota capitaria prevista dalla legge 107/2015. Nell’immediato Le chiedo di intervenire perché d’ora in poi i provvedimenti del Suo Ministero riguardino tutto il sistema d’istruzione pubblico, comprese le scuole paritarie, lavorando per superare gli impedimenti burocratici e tecnici che invece ogni volta le penalizzano.
Restando in attesa di una Sua risposta, che naturalmente verrà divulgata a tutti i genitori, Le invio i migliori saluti.
Il Presidente Nazionale
Roberto Gontero
Articoli correlati
18 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Buonasera, capisco il disappunto di chi – nelle scuole paritarie – ci lavora, e vede il proprio futuro minacciato da alcune incognite. Piena comprensione e solidarietà.
Quello che mi rimane più difficile comprendere è il motivo per cui ritenete che lo Stato non debba avere il monopolio dell’istruzione, dal momento che l’articolo 34 della Costituzione configura per lo Stato, l’obbligo di impartirla gratuitamente per i primi otto anni.
Mi sembra una cosa bellissima, che non collide con il diritto di frequentare istituti paritari. In fondo, chiunque deve avere la libertà di frequentare un corso nel quale – palese la coincidenza delle nozioni fondamentali – la comprensione degli aspetti religiosi, etici, morali, sia informata da un principio cattolico (o buddista, o musulmano, ecc.)
Non fa differenza, nella misura in cui questi istituti siano in grado di sostenersi economicamente sul mercato. Se non ci riescono (come è evidente), dite che lo Stato dovrebbe essere tenuto a sopperire, attraverso qualche forma di sovvenzione diretta/indiretta. E’ appena il caso di rilevare che questo non è altro che “aiuto di Stato all’impresa inefficiente”: circostanza ancor più singolare, perchè formulata da persone che non dovrebbero trovarsi a loro agio nei panni degli “statalisti”
Personalmente, non mi interessa molto la discussione sulla potenziale “universalità” dell’offerta formativa cattolica; nello specifico, mi sembra secondario il fatto che l’Università Cattolica possa richiedere all’atto dell’iscrizione, il certificato di battesimo.
Se anche questa circostanza rispondesse al vero, sarebbe una legittima prerogativa dell’istituzione; se sono interista, magari non iscriverò mio figlio al “milan summer camp”. Ognuno è padrone a casa propria. Ma con i soldi propri, non con quelli dello Stato.
Buon Natale
E ti sei mai chiesto come mai nel resto d’europa, compresa la laicissima francia, le scuole paritarie siano interamente o quasi finanziate dallo stato? mica con l’obolo che versa lo stato italiano…
In fondo, concedere la “libertà di frequentare un corso nel quale – palese la coincidenza delle nozioni fondamentali – la comprensione degli aspetti religiosi, etici, morali, sia informata da un principio cattolico (o buddista, o musulmano, ecc.)” ma sottraendo alle famiglie la possibilità economica per accedervi è semplicemente una presa per i fondelli.
Ci sono università come la cattolica di Roma dove ci si puó iscrivere solo se si puó presentare un certificato del parroco dove si abita che attesti che si frequenta la parrocchia. Inoltre bisogna essere battezzati e non essere divorziati. E poi volete finanziamenti pubblici? Prima accettate tutti e poi se ne riparlerá!!!
Dai, Filo, fa’ i nomi delle scuole paritarie che richiedano un certificato di battesimo! Fai pena, come al solito!
Hai mai sentito parlare di campione statistico? O meglio ancora “fare di tutta l’erba un fascio”? Beh quest’ultimo caso é corrisponde proprio a ciò che hai fatto con le tue parole, che potevi risparmiarti ed evitare una figuraccia
Perché secondo te questa università è da considerarsi una istitituzione pubblica? Pubblico vuol dire aperto a tutti, non solo ai cattolici. Meglio dire allora università confessionale riservata ai cattolici!!!
Se basta un caso per generalizzare perché con prendi l’esempio della scuola paritaria La Traccia in provincia di Bergamo. Elementari, Medie e Licei.
La domanda di ammissione è aperta a tutti, di qualsiasi ceto e religione.
Ci sono figli di operai e dirigenti, artigiani e dipendenti pubblici.
E se non ti basta ci sono centinai di genitori che si sbattono ogni anno per raccogliere fondi destinati a quelle famiglie che la retta fanno fatica a pagarla.
Ecco … prendi le centinaia di scuole come queste che in Italia lottano al fianco di qualsiasi genitore che voglia esercitare il diritto sancito dalla Costituzione.
Hai ragione, se é per questo ci sono anche scuole paritarie non confessionali ma purtroppo questi casi sono una minoranza.
Caro xy ecc. ecc.
Alla cattolica non richiedono un “certificato che attesti che si frequenta la parrocchia”; è richiesto il certificato di battesimo ma è prevista la possibilità, nel caso in cui non si sia battezzati, di inoltrare la domanda dichiarando la motivazione x cui si desidera iscriversi. Ho incontrato diversi compagni di corso che hanno fatto così e le loro domande sono state tutte accettate
Io non so quali siano le tue fonti, le mie sono quelle di una conoscente che ha cercato di iscriversi ad un corso ma è stata rifiutata perché divorziata e perché non cattolica. A prescindere da ció mi sembra comunque vergognoso che chi non è battezzato debba dare spiegazioni.
Iscrizione (con relative tasse) rifiutata perché divorziata ? Ma dove ? Alla Cattolica di Marte, probabilmente.
Io in Cattolica ho studiato e avevo compagno di corso un musulmano della Nigeria. E’ richiesto di regola il certificato di battesimo, nonché si frequenta la parrocchia, ma non è obbligatorio (il musulmano non lo aveva di certo). Adesso in Cattolica ci lavoro e per diversi anni ho avuto come collega una musulmana che girava con il fazzoletto a coprire i capelli. Perché parli a vanvera ?
“…Perché parli a vanvera?”
Ih ih ih, Filippo, mi sorprendi!
Lui parla SEMPRE a vanvera, il suo hobby quotidiano è spararle più grosse possibile e dopo, quando viene sbugiardato, filarsela alla grande.
Vi sarà risposta da parte del Ministro Giannini? no, perché parlano i fatti: questo e quello riservato “solo alle scuole statali”. In un sussulto di onestà intellettuale, che almeno si dicesse a noi insegnanti ( e ai genitori e studenti) delle paritarie: “siete di serie B, non siete considerati”. Insomma, discriminati.
Ma di questi tempi l’unica discriminazione che tiene il campo è quella “di genere”; questa sì, ottiene consenso e finanziamenti. Ah, ma il Ministro sostiene che non vi è traccia di apertura al gender nella “Buona scuola”; anzi la Giannini, indignata, minacciò azioni legali contro chi lo avesse sostenuto.
Provi invece a minacciare azioni legali contro chi documenta le discriminazioni subìte dalle paritarie.
Ma è l’epoca della fuffa, come metodo di governo.
Condivido pienamente la preoccupazione espressa da Gontero a nome dei genitori degli alunni delle scuole non statali. In particolare “riteniamo inaccettabile che il nostro Paese accetti di veder scomparire esperienze educative secolari” che, aggiungo io, hanno spesso sostituito o anticipato l’azione del governo. Ma naturalmente anche le altre motivazioni non vanno messe in secondo piano.
Lettera a chi?
A un personaggio non eletto ma paracadutato lì dov’è assieme a tutta l’allegra combriccola di sapientoni?
Allo stesso personaggio che alle ultime elezioni europee ha preso 500 – diconsicinquecento – voti (roba da assemblea condominiale)? E che non ha avuto neppure la dignità politica di levare il disturbo?
Al personaggio della cui “guida” al ministero che presiede (e per la quale prende una lautissimo stipendio) non si conosce un atto definibile propriamente suo?
Facevate prima a mandarla al chiacchierone fiorentino….
..o a Babbo Natale…
Trovo tutte le note proposte dall’articolo vere e sommamente condivisibili. Se è vero che il sistema nazionale dell’Istruzione è un sistema integrato, anche le paritarie allora sono chiamate a svolgere il medesimo servizio avendo le medesime possibilità di accesso alle risorse. Altrimenti mettiamo fine a questa parata di falsità e chiamiamo le scuole non statali con il nome con il quale lo stato le guarda e tratta: scuole dis(paritarie)criminate!!!