
Scuola nord-coreana
È avvenuto in questi giorni, negli Stati Uniti, un fatto rivoluzionario, quasi passato inosservato sui mass media italiani. La Suprema Corte americana ha ritenuto costituzionalmente legittimo il programma di sostegno alla scelta della scuola privata della città di Cleveland, attuato attraverso vouchers o buoni scuola che dir si voglia. In pratica, si afferma che nella democratica pluralista, certo non confessionale, nazione americana, non è incostituzionale ridistribuire i soldi pagati dai cittadini attraverso le tasse per sostenere il sistema dell’istruzione, anche attraverso buoni scuola dati alle famiglie che scelgano di mandare i loro figli a una scuola “pubblica ma non di stato”.
Vale il principio della libera scelta del genitore e dell’alunno tra scuola di stato e privata. Vale l’idea che i soldi ridistribuiti in vouchers non sono un finanziamento alla scuola privata, ma un semplice utilizzo alternativo delle tasse pagate dai cittadini.
Tutto quello che i sostenitori della scuola libera in Italia dicono inascoltati da 40 anni contro le mistificanti interpretazioni del “senza oneri per lo Stato”.
È una lezione di democrazia e di corretto rapporto tra Stato e società a chi ritiene il problema della scuola libera un problema confessionale. Dopo la Gran Bretagna, l’Olanda e altri 26 paesi sviluppati, ecco gli Usa. Ma perché gli azzeccagarbugli in Italia governano ancora monopolizzando una sinistra “nord-coreana” e spingendo larghi strati del centro-destra a livelli culturali “sud-coreani”?
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