
Scuola. Concorso docenti 2016, parlano i “beffati” del Tfa

Sono stati costretti ad abilitarsi, superando prove di selezioni molto severe, frequentando corsi obbligatori, illusi che avrebbero ottenuto un posto di lavoro stabile, ma niente è andato secondo gli auspici. Sono gli aspiranti insegnanti che hanno completato il Tfa (tirocinio formativo attivo) nel 2010, e tra pochi giorni dovranno affrontare il concorso docenti istituito dal Miur. A raccontare a tempi.it la frustrazione per come sono andate le cose in questi ultimi anni è la professoressa Elisa Bonadimani, del Coordinamento Nazionale Tfa.
LA PROVA 2012. «La selezione che abbiamo dovuto affrontare nel 2012 è stata durissima», spiega la prof. «Si erano iscritti 120 mila candidati per 11 mila posti, era fin da subito prevedibile che le prove da superare sarebbero state molto complesse. La prima prova consisteva in un test a crocette, su argomenti di cultura generale. Superata quella, con un minimo di 43 risposte giuste su 60 quesiti, c’era da affrontare una prova scritta e una orale sulla propria materia di competenza. Infine, un anno di lezioni e tirocinio, anche per chi stava già lavorando, con tutte le difficoltà di organizzazione del caso».
PRIMI RICORSI. Al termine di questo percorso tormentato, ricorda la docente, i reduci avrebbero dovuto finalmente vedere il grande traguardo: la possibilità di avere un accesso privilegiato alle graduatorie. Peccato che quella speranza sia stata prontamente smentita dal concorso per la scuola del 2012: «Noi non abbiamo mai contestato il fatto di dover completare un percorso di abilitazione professionale, ma una volta portato a termine, avrebbe dovuto essere modificato il criterio per l’accesso alle graduatorie». Per di più, sottolinea la Bonadimani, «grazie ai ricorsi, ha potuto avere accesso al concorso anche chi non aveva sostenuto il Tfa».
NUOVE PROVE NEL CAOS. Dopo la fatica, la beffa, spiega la professoressa. Le prime prove del concorso 2016 si terranno giovedì 28 aprile, a seconda della materia di appartenenza. Le prove anche questa volta si preannunciano dure, ma sono soprattutto le modalità di svolgimento a generare confusione: «Inizialmente il bando del concorso doveva essere pubblicato il 1° dicembre, poi è slittato al 23 dicembre, e con esso anche le date delle prove. Un altro problema riguarda le sedi in cui si svolgeranno gli esami: sono state decise all’ultimo momento, in alcune regioni non si è riusciti a trovare spazi adeguati al numero dei candidati che si presenteranno, e per sostenere le prove qualcuno dovrà percorrere fino a 200 chilometri di strada. Infine, non meno importante, non c’è ancora un elenco di commissari, ci sono solo nomi provvisori, ma molti si stanno tirando indietro all’ultimo, spaventati dalla lunghezza delle procedure di correzione delle prove».
IN ENGLISH, PLEASE. Nel dettaglio, come prima prova i candidati dovranno rispondere a otto domande, in due ore e mezza, e due di queste saranno in inglese, livello B2: «Con una punta di sfida, mi chiedo se i commissari che ci esamineranno abbiano una padronanza della lingua inglese altrettanto buona rispetto a quella che viene richiesta agli aspiranti assunti», si chiede la prof. Bonadimani. Cambiati fino all’ultimo momento anche i criteri di disposizione dei candidati nelle aule: dapprima dovevano essere disposti secondo l’anno di nascita, poi in ordine alfabetico. Una questione apparentemente di poco conto che però è indice dello stato di confusione in cui parte il concorso.
ANCORA IL TAR. L’oggetto principale della contestazione comunque non è il concorso del 2016 di per sé. Gli abilitati secondo il Tfa sono preoccupati soprattutto dalle possibili conseguenze della catena di ricorsi presentati al Tar dagli esclusi, a partire dalle bocciature: «Sono molti i tribunali amministrativi regionali che hanno dato ragione ai non ammessi al Tfa, che così hanno potuto partecipare al concorso del 2012, che invece sarebbe dovuto essere preferenziale per noi che avevamo concluso la trafila richiesta dal Miur. Chiediamo che ci sia un doppio canale di assunzione come avveniva per gli abilitati prima che ci fosse il Tfa, cioè concorso e scorrimento graduatoria. Questo concorso che sta per cominciare si preannuncia altrettanto duro, non è giusto per noi che abbiamo già subìto questo trattamento, e che verremo così ingiustamente giudicati due volte».
Foto Ansa
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“l’abilitazione non è una prenotazione del posto, ma l’acquisizione di una idoneità; l’accesso ad essa non può essere meccanicamente determinato dal fabbisogno”.
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beccati! Ci vorrebbe un pochino di dignità in più ogni tanto.
Patetico tentativo del settimanale tempi che da tempo ha perso ogni credibilità. Nel luglio 2011 esaltava la battaglia di chi voleva separare l’abilitazione dal reclutamento e gridava vittoria quando la Gelmini aprì i rubinetti, dicendo che finalmente si apriva una nuova era la scuola italiana. Oggi cambia idea. Vergognatevi.
io sono turbato dalle cifre. dalle pretese. da tutto quello che ruota intorno alla scuola pubblica. andrebbe chiusa.
mi spiace contraddire la prof.ssa Bonadimani, ma una volta chiusa l’esperienza delle scuole di specializzazione all’insegnamento secondario (SSIS) le graduatorie sono state dichiarate chiuse (ad esaurimento) e il ministero ha più volte chiaramente detto che il nuovo metodo di reclutamento sarebbe stato concorsuale. tutto questo risale all’anno scolastico 2008/2009.
il TFA è sempre stato inequivocabilmente uno strumento breve (6 mesi contro i due anni delle SSIS) per ottenere SOLO l’abilitazione, utile per insegnare nelle scuole paritarie e per le supplenze annuali nelle scuole statali.
Vorrei solamente aggiungere che non solo gli abilitati TFA sono stati beffati dalla buona scuola , ma anche gli abilitati PAS che non vengono menzionati mai. Io ho 53 anni d’età e insegno da 17 anni. Quindi mi sembra di poter vantare dei diritti, quelli come me hanno mandato avanti la scuola prima di tanti abilitati SSIS e Tieffini , ora molto più giovani. Siamo stufi di non essere nemmeno mai menzionati. Ai nostri tempi non c’erano altri corsi, perché dobbiamo continuare ad essere sempre penalizzati?
Mi scusi, senza polemica. Il PAS (come il TFA, peraltro) da una abilitazione, non una cattedra. E questo era chiaro al momento in cui ha deciso di iscriversi al PAS (al quale peraltro si accedeva senza verifiche in ingresso a differenza dei TFA).
Inoltre lei dice di insegnare da 17 anni. Significa che ha avuto la possibilità di:
1) sostenere il concorsone 1999 (dalla sua età dichiarata presumo fosse già laureata);
2) provare ad accedere e/o a sostenere tutte le edizioni SILSIS
forse anche sostenere il concorso del 2012
Si faccia delle domande, e magari si dia delle risposte … A ribaltare la frittata (non la penso al 100% così, ma è quello che emerge dai suoi dati) qualcuno potrebbe dire che gli alunni e le famigle sono stufi/e di docenti che si inventano docenti a 36 anni, e insegnano per 17 anni senza concorso (che sarebbe requisito indispensabile per ogni posto pubblico).
Cordialmente
Grandi! Siete dei grandi! Questo articolo ci voleva!