
Scuola chiusa a Milano. Ma non è un altro caso Ostuni

Il 13 aprile, a Ostuni (Lecce) crolla un soffitto della scuola elementare Pessina. Rimangono feriti due bambini e un’insegnante, per il resto della classe un grandissimo spavento. La scuola era stata ristrutturata da pochi mesi, e a rispondere di quei lavori approssimativi saranno cinque persone, iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Brindisi. A soli due giorni di distanza, un episodio simile ma meno drammatico, in Lombardia. Durante la notte del 15 aprile crolla un soffitto alla scuola materna Marzotto di Manerbio (Brescia). L’episodio avviene di notte e ovviamente non c’è nessun ferito, ma i bambini non potranno rientrare in breve tempo nell’istituto. Il 17 aprile viene chiusa una scuola materna a Milano, in via Gattamelata, in via precauzionale, per lo stato di incuria dei soffitti. Improvvisamente sembra che le scuole italiane non siano più luoghi sicuri in cui far studiare i bambini. Oppure si tratta solo di episodi isolati, seppur allarmanti? Tempi.it l’ha chiesto a Maria Carmela Rozza, assessore dei Lavori Pubblici e Arredo Urbano del comune di Milano, che ha imposto proprio la chiusura della scuola di via Gattamelata.
Perché c’è la necessità di chiudere una scuola?
Da quando ho ricevuto l’incarico di assessore, sto portando avanti dei controlli sistematici su tutte le scuole di Milano. Sono 580 istituti, di tutte le fasce educative. Il controllo periodico non viene fatto su tutti gli istituti attivi, ma avviene con una logica. C’è una lista di scuole da ristrutturare, una lista di scuole da abbattere e ricostruire, e una lista di scuole che necessitano di interventi di piccole proporzioni. La chiusura della scuola di Gattamelata 22 era già programmata da un po’ di tempo, è solo un caso temporale che questo accada a pochi giorni di distanza dai gravi fatti di Ostuni. Sempre nella stessa via, qualche mese fa, avevamo ispezionato la scuola di Gattamelata 35, che presentava problematiche nonostante fosse stata ristrutturata nel 2000. Perciò ci sembrava opportuno controllare anche quella al numero 22, che invece non aveva mai usufruito di ristrutturazioni.
Cosa succede agli studenti, quando un istituto viene chiuso?
I disagi per le famiglie sono tanti, lo sappiamo bene. Spesso si iscrive l’allievo alla scuola più vicina a casa o al lavoro dei genitori, pertanto chiuderla significa stravolgere le abitudini familiari. Ma è necessario per la salute dei ragazzi. Nel caso specifico di Gattamelata 22, si trattava di forti infiltrazioni di umidità, dovuta alla presenza di una piscina, e non era possibile fare altrimenti. La scuola è stata chiusa temporaneamente per tre giorni, in attesa di smistare i ragazzi in via definitiva, in altre classi. Molti genitori hanno protestato, ma io spero che si rendano conto che è per il bene dei loro figli. Meglio sentirli brontolare che avere qualcuno sulla coscienza.
Qual è la situazione delle scuole milanesi?
Ci sono parecchi edifici piuttosto vecchi, purtroppo. Su 580 istituti ben 27 sono stati costruiti in prefabbricato leggero, e risalgono agli anni Sessanta/Settanta, e quindi richiedono pesanti ristrutturazioni. Dal 2013, ne sono state chiuse sette, o per l’eccessiva fatiscenza o per la presenza di pannelli di amianto. Per l’anno 2015 abbiamo già previsto altre chiusure, stabilite in base ai controlli periodici sulle strutture, e nuove ristrutturazioni, usufruendo dei fondi del Decreto Renzi, che ha richiesto la nostra Regione.
Prima il caso di Ostuni, poi quello in provincia di Brescia. C’è il rischio che si scateni il panico tra i genitori?
Per quanto mi riguarda posso tranquillizzare i genitori milanesi, perché so come e quanto spesso vengono effettuati i controlli. Vorrei poter dire lo stesso delle altre regioni italiane, ma non è così. Nel caso di Ostuni, il crollo è ancora più grave, visto che la ristrutturazione era stata ultimata tre mesi fa. Non si può operare con così tanta leggerezza, quando ci sono di mezzo i bambini. Ed è per questo che a Milano preferisco chiudere un istituto e allontanare un po’ i bambini da casa, piuttosto che fare correre loro dei rischi.
Foto Ansa
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