Scola e la moschea a Milano: un sì magnanimo ma non ingenuo

Di Redazione
29 Novembre 2013
Il cardinale ha spiegato che «la libertà di culto va riconosciuta a tutti», ma stando attenti a che i luoghi di culto servano per esprimere la fede, e non «integralismi e fondamentalismi»

«La libertà di culto va riconosciuta a tutti». Lo ha detto ieri l’arcivescovo cardinale di Milano Angelo Scola, durante un incontro con alcuni studenti delle scuole superiori organizzato dal centro Culturale Asteria di Milano. Scola ha ragionato con loro di felicità, libertà, verità, amore, soffermandosi sulla vocazione cui è chiamato ogni cristiano: «La felicità è compimento, riuscita. La parola giusta? Santità. Il santo è l’uomo pienamente riuscito. La libertà non è solo una questione di scelte, è aderire alla verità che ti viene incontro».

SI ALLA MOSCHEA PURCHE’… Il cardinale si è soffermato anche su un tema d’attualità e cioè la costruzione di luoghi di culto, in particolare moschee, sul territorio italiano. Ed è stato qui che l’arcivescovo ha pronunciato il suo “sì”, pur volendo circostanziare in modo dettagliato e razionale questa sua posizione.
I cristiani, ha spiegato, sono a favore della libertà di culto per tutti, poiché «hanno lottato e ancora lottano, fino a pagare con la propria vita, perché tutti abbiano la libertà di credere e possano accedere ai mezzi necessari perché il culto fecondi la vita». È proprio della natura del cristiano, poi, ha aggiunto Scola, rispettare «tutte le religioni, cercare un dialogo con tutti», pur continuando a «mostrare il proprio volto, la propria identità». Per questo ogni luogo di culto ha diritto di cittadinanza, purché «sia chiaro» chi è «il soggetto comunitario che chiede la moschea» e che tale soggetto non sia fittizio, «ma reale», non un fantoccio ma espressione autentica di un’esigenza religiosa territoriale. Insomma, sì alla moschea purché essa sia vero luogo di culto e non fucina per diffondere «integralismi e fondamentalismi». Il cardinale ha poi aggiunto un’ulteriore osservazione al suo discorso. La moschea sia realizzata «nel rispetto della lunga tradizione cristiana della nostra terra e del nostro popolo».

CRISTIANI PERSEGUITATI. Scola ha poi aggiunto alcune osservazioni rispetto al fatto che oggi, purtroppo, in tanti paesi a maggioranza musulmana, questo dialogo e questo rispetto nei confronti dei cristiani non vi sia. Per questo ha invitato tutti a non dimenticare, ma anzi a sostenere quei cristiani che subiscono persecuzioni in ogni parte del mondo. Le violenze da loro subite vanno sostenute con la preghiera, ma anche con la denuncia ogni qual volta accada una persecuzione nei loro confronti. Non solo: è necessario che sia più forte la richiesta che gli Stati salvaguardino la loro incolumità e libertà. Non basta che i rapporti fra Stati siano basati su logiche politiche o economiche: occorre che si faccia il necessario perché la libertà religiosa sia preservata.
Premesso questo, il cardinale ha poi detto che il cristiano ha comunque il dovere di tendere per primo la mano: «Nella logica potente dell’amore – di un Dio che in Gesù Cristo mostra il suo volto di misericordia – noi cristiani dobbiamo essere magnanimi. Quindi concedere ai musulmani luoghi di culto e di cultura anche se non c’è reciprocità». Questo coraggio deve venirci dalla nostra fede, pur continuando a essere vigili e attenti, mai ingenui.

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14 commenti

  1. Cisco

    Sono pienamente d’accordo con Scola: alla chiesa spetta l’accoglienza, allo stato l’ordine pubblico. I paesi mediterranei hanno una storia di incontro-scontro con i musulmani, bisogna lavorare perché prevalga l’incontro, anzi una alleanza conto l’ateismo e la cultura omosessualista.

    1. Piero

      Questa storia (buonista e stucchevole) dell’ “accoglienza” ha stufato!
      Tanto che stanno cacciando noi!
      Intanto hanno occupato violentemente il piazzale antistante il Duomo senza che le “autorita’ civili” e tantomeno quelle “ecclesiastiche” abbiano battuto ciglio.
      E lo stato vuole “accogliere” (in realta’ ne vuole solo il voto politico, da concedere quanto prima) per toglierti di mezzo, con la scusa “l’Italia e’ ormai uno stato multiculturale, cattolici andate a *****!”
      capito?

  2. Antonio

    ingenuo eccome. Tipica sottomissione all’arroganza, alla mendacità stracciona degli immigrati che ci siamo scioccamente presi in casa. Ma solo stranieri di infima qualità, mi raccomando…solo con quelli facciamo la società multikulturale.

  3. beppe

    P,S, avete mai sentito di manifestazioni violente scaturite dopo una messa domenicale?

  4. Piero

    E invece e’ proprio INGENUO (per non dire altro…)
    Come se le moschee fossero solo luoghi di preghiera.
    ma non ha insegnato niente viale Jenner?

    1. Francesco

      Infatti:
      “sì alla moschea purché essa sia vero luogo di culto e non fucina per diffondere integralismi e fondamentalismi”

      1. beppe

        e lei, francesco. si fida della proverbiale capacità di DISSIMULAZIONE degli islamici. mi spiace anche per scola che non può neppure dire ad alta voce quello che probabilmente pensa come tutte le persone di buon senso

        1. Francesco

          E la soluzione qual e’? Non gli diamo la Moschea ma li lasciamo incontrare ovunque come / dove vogliono a parlare di chissache’? (come stanno facendo ora senza che nessuno si ponga il problema)?
          Certo, Scola non potrebbe dire altro, dato il suo ruolo; attendiamo fiduciosi l’intervento delle autorita’ “civili”…

          1. Piero

            1) perche’, se costruiamo la moschea potremmo spiarli impunemente?
            2) le moschee gia’ esistenti sono AMPIAMENTE sufficienti, come e’ stato dimostrato in un calcolo da Magdi Allam, basato sul numero di immigrati e di moschee gia’ esistenti. D’altra parte, noi cristiani romani non siamo mica obbligati ad andare a sentire Messa tutti a San Pietro, no?

      2. Piero

        e secondo te diranno “no, siccome vogliamo fare una fucina per diffondere integralismi e fondamentalismi la moschea non la vogliamo”.?
        Mi ricorda una battuta di Gioele Dix, a proposito degli annunci sui giornali, nei quali veniva specificato “ASTENERSI PERDITEMPO“. Allora lui immaginava un ipotetico lettore che pensava “AH io siccome sono un perditempo, non rispondo a questo annuncio”.

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