Schönborn: «Le prime vittime del divorzio sono sempre i bambini»

Di Benedetta Frigerio
23 Agosto 2015
L'arcivescovo di Vienna: «I miei genitori si separarono e io fui salvato dai miei parenti e dalla Chiesa. Astenersi dal giudizio sulla persona non significa dichiara bene il male e il male il bene»
brambatti

Una misericordia senza ravvedimento colpirebbe il futuro e la parte più debole della società: i bambini. Così l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, in un’intervista rilasciata dieci giorni fa e ripresa mercoledì scorso dal National Catholic Register ha ricordato, in vista del Sinodo di ottobre sulla famiglia, il trauma infantile causatogli dal divorzio dei suoi genitori.

LE CONSEGUENZE. «Qualcosa si rompe per sempre nella vita del bambino» quando suo padre e sua madre si separano. «È così evidente che le prime vittime del divorzio sono sempre i bambini», ha ribadito il cardinale. D’accordo con l’usare misericordia nei confronti di qualsiasi peccatore, secondo il cardinale «prima di parlare della sofferenza dei genitori dobbiamo però parlare della sofferenza dei bambini». Il cardinale ha quindi raccomandato la lettura della catechesi di papa Francesco del 20 maggio scorso, in cui si ricordano i figli che portano i pesi del divorzio. Inoltre, «se parliamo di misericordia, dobbiamo anche parlare di coloro che vengono lasciati soli», anch’essi completamente espulsi da un dibattito che rischia così di essere parziale. Per questo «Papa Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio pone un passaggio molto commovente circa i coniugi abbandonati, che soffrono questa situazione sia dal punto di vista esistenziale sia economico». Anche loro «hanno bisogno dell’attenzione della Chiesa».

DANNO ALLA SOCIETA’. Il rischio, ha spiegato il cardinale, è che la tolleranza culturale circa le separazioni arrivi a indulgere verso un peccato dalle conseguenze enormi su tutta la società. Dopo i figli e i coniugi abbandonati, c’è un terzo punto infatti, menzionato anche dal catechismo, che secondo Schönborn «è quasi totalmente assente da tutte le discussioni: il danno che il divorzio infligge alla nostra società». Il catechismo lo chiama addirittura una «piaga sociale». E, infatti, insieme ai disastri economici derivanti dalle divisioni familiari, bisogna tenere conto «persino dei bambini che non hanno i genitori divorziati» ma che «subiscono l’influenza del divorzio. Temendo che il matrimonio dei loro genitori si possa rompere o che il loro stesso matrimonio non durerà». 

«LA PARROCCHIA È LA MIA CASA». Se la rottura coniugale è così dannosa, come si spiega che Schönborn, figlio di due separati, sia diventato cardinale? La risposta dell’alto prelato è nella presenza intorno a lui di una «una grande rete familiare (…) noi, i bambini, non siamo stati lasciati soli dalle nostre zie, zii e cugini», mentre «l’effetto del divorzio su un nucleo isolato (…) è più drammatica». In secondo luogo, ha continuato il prelato, «fui chiamato da Gesù molto presto, all’età di 11 anni» quando «avevo già avuto una vita religiosa personale intensa, che mi aiutò a superare il dolore». Infine, la presenza di una comunità ecclesiale forte lo portò addirittura ad esclamare davanti alla madre: «La parrocchia è la mia casa!». La Chiesa deve dunque accogliere, ma consapevole del male e senza edulcorare il dramma. Perché «Gesù disse alla donna: “Io non ti giudico”» ma poi le chiese di ravvedersi. È quindi evidente che «astenersi dal giudizio non significa dichiara bene il male e il male il bene».
Circa le conclusioni e il dibattito sul Sinodo, Schönborn spera in un esito simile al primo Sinodo della Chiesa a Gerusalemme «il cosiddetto Concilio degli Apostoli, in cui ci fu un dibattito enorme e molto duro. Ma che si concluse con una grande unità. (…) Credo che il ruolo del Santo Padre sia quello di essere il centro dell’unità», auspicando che si trovino «parole molto incoraggianti per aiutare i cattolici superare la tentazione del divorzio».

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36 commenti

  1. Riccardo

    Se ci sono delle tensioni evidenti e prolungate in famiglia, legate al contrasto fra due genitori, l’unione o l’ appacificamente non sempre è possibile, e il divorzio appare come l’unica soluzione per garantire il benessere del bambino e dei due coniugi.
    Credo che un bambino soffra molto di più se i due genitori fingono di ”volersi bene” ma in realtà si odiano e non vedono l’ora di lasciarsi. Meglio conoscere la realtà ed educare il bambino fin da subito ad acquisire una ”sensibilità” e una ”forza” per superare l’ipotetico trauma.

    1. Fabio

      Pe i cristiani non esiste il divorzio, è ammessa al massimo la separazione quando la vita diventa insostenibile , ma per motivi gravi (malattia mentale di un coniuge, alcoolismo, percosse ripetute..)
      Il non andar d’accordo per dei coniugi cristiani non può essere motivo valido perché la grazia e la vita ecclesiale possono fare miracoli ; lo diceva Carron su Avvenire un anno fa, dentro una compagnia diventa possibile ciò che sembra impossibile.

      Se rimane il conflitto e i due non vi rimediano e il rimedio è l’aderire più profondamente alla vita ecclesiale, partecipando a esercizi insieme, riferendosi a un sacerdote o amici cristiani, andando a trovare malati al sabato o assistendo insieme i poveri, metodo che insistentemente insegna Papa Francesco , bene se non fanno tutto questo prima di lasciarsi sono colpevoli, anche verso i loro figli, e non chiedano poi la Comunione perché non ha senso.
      Chi non vive una vita ecclesiale piena non ha senso che faccia poi la Comunione.
      E se vive una vita ecclesiale piena Dio dà la grazia di continuare nel matrimonio.

    2. Emanuele

      Come al solito metti il bene dei genitori prima di quello dei bambini… ok, la separazione se la vita di coppia diventa impossibile, ma perché risposarsi? Quale è il vantaggio per il bimbo? Essere sballottato tra due famiglie? Trovarsi una pletora di fratellastri e sorellastre vecchi e nuovi? Assistere, magari dopo aver a fatica riconquistata un po’ di pace, al nuovo fallimento degli amori di papà e mamma?

  2. Nino

    I bambini sono le prime vittime non del divorzio ma dei matrimoni che falliscono!

    1. Fabio

      …allora e’giusto far fallire anche i figli dei falliti ! e far pagare a loro il fallimento di cui il divorzio e’ solo l ‘esito finale :
      ma finiamola con queste assurdita’!
      Certi matrimoni falliscono umanamente perche’impostati solo umanamente finche’ conviene umanamente.
      Dio non puo’fallire e ogni matrimonio celebrato mettendo Gesu’in mezzo come diceva Chiara Lubich non puo’fallire.

      Il matrimonio lo fa Dio quindi coscienti o no che ne siamo se un matrimonio fallisce e’perche’il suo ingegnere,Dio, e ‘gia’stato fatto fuori da tempo…

      Papa Giovanni Paolo II ai preti che volevano sposarsi perche’ dicevano di ” non sentire piu’la vocazione” rispondeva che non era possibile che Dio li avesse chiamati prima e ora non li chiami piu’.
      Quindi la soluzione era tornare a Dio e lasciare il resto…
      Per il matrimonio vale lo stesso giudizio.
      Quando due vogliono andare dall’avvocato vadano prima a fare degli esercizi spirituali o a trovare dei malati o dei poveri e i soldi dell’avvocato li diano agli immigrati e cosi’saranno veri cristiani seguendo il Papa Francesco.

    2. Lela

      Ma quanti matrimoni vengono, dai loro stessi contraenti, lasciati fallire, non vengono curati, coltivati, perchè tanto c’è il divorzio? Quante scelte matrimoniali avventate vengono fatte perchè tanto è reversibile?
      Non so tu, ma io di coppie che si sono sposate perchè erano “innamorati”, o per uscire da casa dei genitori, o perchè la nonna ci teneva tanto, ne ho conosciute, e ti assicuro che senza il divorzio non si sarebbero mai sposate. Ti lascio immaginare la durata dei matrimoni in questione.
      Come ho visto esempi di persone che hanno divorziato pur mantenendo “buoni rapporti di amicizia”: queste sono persone che, una volta, quando era chiaro a tutti che il fondamento di un matrimonio non è l’attrazione sessuale, sarebbero rimaste sposate e sarebbero state anche felici…ma i loro figli, oggi, non lo sono di sicuro.

      1. Fabio

        Sono d’accordo con te Lela, ma se uno si sposa in Chiesa contando sul fatto che c’e’il divorzio quel matrimonio e’nullo. Ma capiscono quando leggono la promessa sull’altare ?
        Certo se nascono poi dei figli come fai ad annullare i figli…

        Sto rileggendo Amore e Responsabilita’ di Karol Wojtyla l’unico libro serio e concreto che io abbia mai letyo in materia affettiva e sessuale e non intendo solo a partire dall’esperienza cristiana.Li’spiega bene che il piacere ( non solo sessuale : trovar pronto da mangiare ,la poltrona col giornale, avere qualcuno con cui andare in vacanza…cose giuste e belle….anche sante…..indubbiamente …) e’il criterio umano utilitaristico nornale con cui la gente si sposa.
        Ma Wojtyla spiega che l’amore cristiano va oltre e comprende tutta la persona .Implica sacrificio e il riconiscimento del valore oggettivo della persona che sposi. Per cui : ….”prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.
        Conosco prei che sostengono che il.magistero di GP II ormai non e’piu’valido , che e’superato.
        Wojtyla ha scritto un capolavoro sull’amore coniugale e sul sesso che o laicisti piu’trasgressivi se lo sognano come livello culturale e i nostri preti dicono che e’superato.
        La colpa e’anche della Chiesa che non parla chiaro.
        Pur di avere le chiese piene si dimentica e si tradisce Cristo.
        Ormai c’e’ una svalutazio e anche del Papa che e’ridotto a un personaggio TV e non e’piu’autorita’e magistero : a me non va quel che ha detto GP II aspetto il prossimo papa…ecco questo qua mi piace .!…ma se uno salta i passaggi e non obbedisce volta per volta non e’cattolico.Anzi non e’serio neanche come uomo.
        Se uno non ha assimilato il magistero di GP II e Benedetto XVI non e’vero che segue o ama Papa Francesco.

        1. Fabio

          Scusa Lela per risponderti : si sono certo che tanti matrimoni lasciayi andare cilpevilmente potrebberp essere salvati a condizione di ritrovare o trovare Dio come fondamento.
          Il piu’grande teologo moderno , piu’di Rahner e tanti altri, anche di recente ha descritto bene e in poche parole ,senza far trattati , la dinamica interiore di una coppia per sempre unita dal Cielo : “….due caratteri diversi prendon fuoco facilmente …ma divisi siamo certi ..ci sentiamo quasi niente… …siamo due legati dentro da qualcosa che ci da la profonda convinzione che nessuno ci dividera”.

          Ecco vedi se in parrocchia o all’oratorio invece che tante minchiate intellettuali negli ultimi decenni avessero obbligato gli italiani a imparare a memoria le frasi di questo teologo che ha fatto solo la terza elementare e dice cose piu’intelligenti di Rahner ,ecco l’Italia la gente sarebbe diversa ….e la gente sarebbe piu’contenta e serena e tanti figli firse non soffrirebbero…la colpa e’anche dei preti che vogliono fare gli strafighi con le citazioni dotte e di cui non glie ne frega niente a nessuno , ma non insegnano piu’l’essenziale come invece fa il grande teologo semi analfabeta….

          e ci dispiace per gli altri che sono tristi, e sono tristi perche’non sanno piu’cos’e’l’amor ; il vero amore per sempre unito dal Cielo nessuno in terra anche se vuole puo’separarlo mai l’ha detto Lui….

          1. Fabio

            Anche quella canzone del teologo semianalfabeta dove lei va sulla spiaggia con un altro e poi entra nella stanza e “sembrava un angelo ” ( per S,Antonio il demonio appariva come un angelo..) e vorrebbe andare ancora a letto col primo, che invece gli assesta uno schiaffo anche se è innamorato ancora di lei…. quella canzone che i moralisti anche cattolici ritengono impudica, trasgressiva , immorale… : e invece è reale, perché il cattolico moderno dice che il demonio è la Provvidenza e ci casca …. si separa …si mette con un’altra/o e pensa di avere la coscienza a posto perché l’hanno detto al prete…che è d’accordo….
            Quella canzone è un inno al 9° comandamento che ormai non esiste più ..ormai la donna d’altri non la si desidera , non cui si rende neanche conto che si desidera la donna d’altri,,,, …la si prende e basta senza porsi il problema del desiderio che c’è sotto, e poi si pretende la Comunione…ah già ma a desso c’èl’impostazione pastorale, non più morale…e infatti il clima è pastorale, ormai certi pseudocattolici odierni sono delle pecore (nel senso negativo del termine) anzi dei caproni perché un pastore cura anche le capre…

          2. xyzwk

            Ci sarebbe molto da dire già sul comandamento in questione. Non si capisce perché debba essere solo l’uomo a non dover desiderare la donna d’altri e non la donna a non dover desiderare l’uomo d’altri. E poi non eravate voi a dire che le persone non sono oggetti che si posseggono? Perché mai la donna dovrebbe essere di qualcuno è ammesso che sia, perché mai anche l’uomo non potrebbe essere di qualcuna?

          3. Emanuele

            Il testo del comandamento è un po’ diverso…

            “Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”

            Il peccato in questione è la concupiscenza, ossia il desiderio smodato di cose non nostre che ci fanno vivere nell’invidia, per tale motivo vale tanto per l’uomo che per la donna. Il desiderio sessuale è solo uno dei molteplici aspetti. Il comandamento riporta un elenco non esaustivo di cose… e, sì, in effetti, quando è stato scrito, 3300 anni fa, le donne venivano considerate alla stregua di oggetti… poi qualcuno ha cambiato idea, qualcun’altro continua a comprare uteri, bambini, sex-toys…

          4. xyzwk

            e, sì, in effetti, quando è stato scrito, 3300 anni fa, le donne venivano considerate alla stregua di oggetti… poi qualcuno ha cambiato idea, qualcun’altro continua a comprare uteri, bambini, sex-toys…

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            Meno male che lo ammetti che la donna era considerata alla stessa stregua di un oggetto, cosa che nessuno di voi ha mai ammesso essere stato scritto in uno dei comandamenti!!!!
            La differenza con oggi però è che 3300 anni fa le donne non avevano nessuna voce in capitolo e Non decidevano loro di essere proprietà del marito né di poter disporre del proprio corpo.
            Il fatto che voi continuate a pensare che una donna che si presta alla maternità surrogata (bada bene a prescindere da quello che io posso pensare sul fenomeno, su cui non esprimo giudizi), sia o una morta di fame o una mentecatta, la dice lunga sull’opinione che avete delle donne e sulla loro capacità di decidere per se stesse.

          5. Emanuele

            …nessuno lo ha mai ammesso? Ma di che parli? Sono mesi che spari cavolate sulla Dottrina e sulla teologia, dimostrando di non sapere nulla. Qualunque teologo sa qual era la condizione della donna per gli antichi ebrei (e non).

            Lo stesso Gesù ha dichiarato che alcuni precetti divini furono dati a causa della durezza dei cuori umani (es il ripudio della moglie). Ma come ti ho spiegato, il succo del comandamento non è la questione femminile, ma il desiderio in sé e l’invidia.

            Il comandamento è rimasto così nella storia della chiesa poiché da un lato afferma una verità storica (es condizione della donna, schiavitù) e dall’altro parla di tutt’altro… non certo permette ad esempio la schiavitù.

          6. To_NI

            Cara Xyzwk,

            con amici come te le donne non hanno bisogno di nemici.

            Vorresti dire che è colpa del cristianesimo cosa è stato scritto 3200 anni addietro? Non mi meraviglia dato che hai come consulente storico l’amico Caproni.

            Non parliamo se ci addentriamo nel significato dell’Antico Testamento nell’ottica di fede cristiana. Insomma parli su cose dove rasenti lo zero assoluto. Ma parli,… tanto per dire qualcosa … come Caproni .

            La voce in capitolo le donne hanno iniziata ad avere grazie al cristianesimo. La loro liberta è iniziata con il Cristianesimo. Da subito il matrimonio è stato vincolante tanto per la donna quanto per l’uomo. Da subito non è stata giuridicamente soggetta all’arbitrio del marito. Ma comunque è inutile spiegare con chi raglia sempre la stessa cosa non curante della verità ma sforzandosi nonostante le evidenze di ripetere compulsivamente (e per mestiere) la stessa medesima cosa.

            L’idea che hai della donna tu è da mentecatta: non mi stanco di ripetere che hai sostenuto che una prostituta conduce una attività che non ha nulla di meno di quella di una donna che lavora in una fabbrica. Per cui è chiaro che per te vendere uteri ed ovuli è una attività imprenditoriale. Come pure se abortisse e vendesse i resti del “materiale” . Ma purtroppo una legge bigotta impedisce di farlo.

      2. Fabio

        Conosco un prete che si e’rifiutato di celebrare un matrimonio perche’aveva colto che le motivazioni che c’erano dietro erano banali cone quelle da te elencate Lela.
        Se negli ultimi decenni tutti i preti fossero stati onesti come questo non saremmo in questa situazione ridicola in cui gente che se ne e’sempre strabattuta di Dio e non e’mai stata seria verso la Chiesa e si e’sposata in Chiesa con quelle motivazioni banali oggi d’improvviso dopo aver distrutto dei figli pretende la comunione e trova anche vescovi e Papa che danno loro retta questo e’il tragico !

        Un prete serio una volta ha detto: non e’vero che i divorziati risposati non possono salvarsi :possono salvarsi non facendo la Comunione oppure vivendo in castita’
        Si puo basta fare come gli ortodossi che spisati non hanno letto matrimonisle e vivono ognuno
        in camere separate. Basta visitare la casa di Dostojewski a S.Pietroburgo : che malgrado cio’ha avuto tre figli.

        1. xyzwk

          Premesso che mi piacerebbe sapere come ha fatto i tre figli senza avere rapporti, ma questo probabilmente lo sa solo lui, da quanto sostiene si evince una cosa che di fatto esiste solo in parte o comunque rappresenta un fenomeno che si riduce progressivamente: il matrimonio religioso. E questo in particolare (ti sembrerà banale, ma è proprio così) da quando anche in Italia si cominciano ad intravedere alternative valide alla cerimonia in Chiesa. Molti di coloro che in passato si sono sposati con rito religioso lo hanno fatto perché il rito civile era celebrato in spazi molto poveri e sembrava un matrimonio di serie b Non c’era in effetti un motivo religioso per sposarsi in Chiesa. Che poi il prete intuendo queste ragioni non avrebbe dovuto celebrare il matrimonio, sono abbastanza d’accordo ma di fatto avrebbe solo anticipato il calo di matrimoni religiosi che si verifica oggi in presenza di luoghi alternativi che rispondono alle aspettative di chi si sposa. Il numero di persone che invece si sposano perché seguono la dottrina, erano e sono una minoranza che di fatto non rappresenta l’intera popolazione italiana per cui dire che per salvare un matrimonio in crisi bisogna farsi seguire da un sacerdote o fare volontariato o ancora vivere di fatto separati ma formalmente sposati perché questo indica la dottrina, vale evidentemente solo per quella minoranza di cattolici effettivamente praticanti che non è rappresentativa di un intero popolo e neppure di tutti quelli che si dichiarano cattolici.

      3. xyzwk

        Cara Lela,
        capisco che questa è la tua idea di quello che non dovrebbe essere il matrimonio, ma se non ci si sposa perché innamorati, né perché si desiderano dei figli, né perché si condividono interessi e si vuole condividere la vita, allora perché mai uno si dovrebbe sposare? Non credo che si possa pensare di sacrificare tutta la propria vita senza trovare una ragione reale per essere felici insieme, non avrebbe senso. Né credo si possa farlo solo perché lo abbiamo visto fare in passato da altri e dunque ci si aspetta che lo si faccia avanti.
        Ognuno ha la propria idea di matrimonio ma non credo possa essere semplicemente un dovere per il quale avere una sorta di abnegazione rinunciando ai propri desideri di cercare la felicità per se stessi prima di tutto.

        1. To_NI

          Cara Xyzwk

          Non metterla sul piano della felicità dato che non hai idea di cosa sia (e la tua presenza qui è una prova fin troppo evidente). Dici la solita cosa che è riconducibile al solo concetto che ti anima:: Due si mettono insieme, stanno quanto vogliono, si lasciano, si incrociano con altri, si rimettono insieme fanno dei figli, li abbandonano ecc… E tutto questa accozzaglia, per te, è la stessa cosa di chi ha una volontà di amare una persona, di essere responsabile verso di lei nella buona e nella cattiva sorte.

          Tu odi prima del matrimonio chi si ama in maniera seria e responsabile e per questo vuoi livellarli per dignità ad ogni infima esperienza .

          Dovresti ringraziarmi tutti i giorni per il fatto che ti tengo in contatto con la realtà invece di fare l’indignata.

    3. Fabio

      “….le prime vittime del divorzio sono sempre i bambini. ” ha ribadito il cardinale Schönborn.

      Non l’ho detto io.

      Nino prima di scrivere leggi l’articolo.

  3. xyzwk

    Non è che questo signore, visto che ha dovuto nella sua vita confrontarsi da figlio con la realtà dei fatti e cioè che dare per scontato il “per sempre” nel matrimonio non puó evidentemente esistere (se non altro perché nessuno è in grado di sapere in anticipo il proprio futuro), ha deciso di ritirarsi in trincea, in un ambiente assolutamente protetto dove non avrebbe in alcun modo avuto la possibilità di fare i conti con i rischi che le relazioni interpersonali dentro al matrimonio comportano? È relativamente molto facile giudicare il matrimonio senza mai averlo sperimentato, nascondendosi dietro la tonaca da prete!
    L’esperienza da figlio di divorziati l’ha fatta, ma l’esperienza di vita in comune a due no, e questo non è esattamente un buon viatico per giudicare l’esperienza degli altri.

    1. Giannino Stoppani

      In sintesi secondo l’ineffabile Filomeno, un chierico non può parlare di matrimonio perché votato al celibato.
      Ma che obiezione innovativa!
      Mai si era letta da queste parti.
      Come quelli che dicono che non si può parlare di calcio se non si è giocato in serie A…

      1. Lela

        È il solito discorso che, casualmente, chissà come mai, viene applicato solo ed esclusivamente ai preti che si interessano della pastorale del matrimonio. Come se per accedere a una specializzazione in cardiologia si dovesse avere come prerequisito almeno un infarto e un impianto di bypass pregressi…

      2. Fabio

        gia’ ….allora fegli sposati non possono piu’dire se un prete e’bravo a predicare o tenere l’oratorio perche’loro non sono mai stati preti…

        allorra , e qui esagero,non si puo’dire che e’un dramma imbarcarsi in Libia sui gommoni rischiando di morire
        annegati o mangiati vivi o gia’morti dagli dquali bianchi del Canale di Sicilia…perche’ non siamo stati mai mangiato fagli squali bianchi…
        L’esperienza non e’provar tutto ma produrre giudizi che corrispondono alle esigenze del cuore umano.
        quindi un prete essendo uomo puo’dar giudizi sul matrimonio

    2. SUSANNA ROLLI

      Y…………..k,
      ne sanno di piu’ i preti di famiglia, di corna (pardon, di tradimenti), di fatiche apostoliche per allevare i figli delle stesse famiglie!, e per fortuna -o meglio, grazie a Dio- esistono i confessionali dove ci si confessa e sfoga! E quante storie di famiglie conoscono meglio di te ( tu ce l’hai?).
      Ma-dico io- ma come si fa a voler saper sempre tutto di tutti, anche di persone che MAI si frequentano, o si frequentano pochissimo!! C’è sempre qualcuno in questo sito pronto a sentenziare, a giudicare…Lo sapete in che cosa consiste la virtù dell’umiltà? Io, invece, ringrazio il Cardinale che non ha lasciato la Chiesa! E bravo!

    3. To_NI

      Un chierico non può parlare (poca conta che se nella sua vita un per sempre l’ha saputa fare) ma lei sul benessere o meno dei figli si, anche se non ne vuole uno perché “cannibalizza la coppia”, anche se per lei possono essere tutti abortiti.

      1. Fabio

        Se un vescovo non puo’ parlare di matrimonio uno che usa nickname irriconoscibili non puo’scrivere su un blog.

    4. Fabio

      e invece essere figli di divorziati con le proprie ferite e’ l’unico criterio per giudicare l’oggettivita’ del divirzio che e’una tragedia in cui i bambini sono solo vittime e i divorziandi i carnefici.
      Misericordia si ma innanzitutto per i bambini feriti.
      Il Papa sbaglia a mettere i divorziati risposati sul piedistallo dove invece dovrebbe mettere i bambini.
      “Chiunque da’scandalo a un bambino…meglio per lui…”….altro che la Comunione !”””

      1. Fabio

        e poi questo Papa che ama tanto i poveri….da .tutta questa importanza a gente che per definizione povera non e’perche’deve mantenere due famiglie contemporaneamente e’una contraddizione…i divorziati risposati sono per definizione ricchi che hanno gia’la loro consolazione….anche sessuale..
        allora chi e’ abbandonato dal coniuge magari con figli e resta solo/a cioe’fedele al Sacramento e non viene neanche messo sul piedistallo del Sinodo della famiglia, usurpato da altri, allora e’scemo ?
        o Papa svegliati e di ‘qualcosa di evangelico !!”!

        1. Fabio

          Al Sinodo parlino i figli dei divorziati risposati e cosi’sara’veramente un Sinodo per la famiglia e non per le tasche dei vescovi tedeschi.

          1. Fabio

            e i divorziandi anziche’dare soldi agli avvocati li destinino per gli immigrati e il Papa sara’veramente contento di loro…

  4. Q.B.

    Finirà come con il vat2: una canea di chierici già oggi post cattolici continuerà ad applicare un magistero personale invocando lo “spirito del sinodo”, che diventerà lo strumento per dare un apparente fondamento di cattolicità alle peggiori apostasie. E giù un altro colpo di maglio contro la Chiesa di Cristo.

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