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Mikhail Tal e il sacrificio della regina

Di Fabrice Hadjadj
01 Novembre 2022
Campione del mondo di scacchi nel 1960, seppe rivelare che cos’era un giocatore umano, al di là di ogni macchina. La sua audacia non aveva nulla a che vedere con un algoritmo. I suoi sacrifici erano veri sacrifici
Mikhail Tal
Mikhail Tal nel 1962

12 febbraio 1988. La sua mano destra, che ha soltanto tre dita (ma enormi) come un granchio marino, stringe tutte le mani normodotate della giuria, e i suoi occhi afflitti da uno strabismo divergente debordano ogni sguardo. È finalmente tornato, dopo ventotto anni ai piedi del podio.
Nel 1960, a 23 anni, era il campione del mondo. Tutti i grandi dell’epoca – Bobby Fischer, Petrossian e l’impeccabile Botvinnik – li aveva battuti. Poi è finito in seconda fila, anche se per il suo stile temerario e disinvolto il pubblico l’ha sempre preferito ai primi. Certo, oggi questo nuovo vertice non è il più alto: campione del mondo, ma soltanto di scacchi blitz. Comunque nella velocità di esecuzione, con questo pendolo ardente (l’orologio) attraverso i pulsanti del quale ci si rimbalza la palla spinosa del tempo, è stato migliore di Karpov, Kasparov e Vaganian.
Il mago di Riga
L’intelligentsia l’ha spesso trattato con disprezzo: un giocatore da bar, dicevano. Il fatto è che beve come una ...

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