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12 febbraio 1988. La sua mano destra, che ha soltanto tre dita (ma enormi) come un granchio marino, stringe tutte le mani normodotate della giuria, e i suoi occhi afflitti da uno strabismo divergente debordano ogni sguardo. È finalmente tornato, dopo ventotto anni ai piedi del podio.
Nel 1960, a 23 anni, era il campione del mondo. Tutti i grandi dell’epoca – Bobby Fischer, Petrossian e l’impeccabile Botvinnik – li aveva battuti. Poi è finito in seconda fila, anche se per il suo stile temerario e disinvolto il pubblico l’ha sempre preferito ai primi. Certo, oggi questo nuovo vertice non è il più alto: campione del mondo, ma soltanto di scacchi blitz. Comunque nella velocità di esecuzione, con questo pendolo ardente (l’orologio) attraverso i pulsanti del quale ci si rimbalza la palla spinosa del tempo, è stato migliore di Karpov, Kasparov e Vaganian.
Il mago di Riga
L’intelligentsia l’ha spesso trattato con disprezzo: un giocatore da bar, dicevano. Il fatto è che beve come una ...
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