Saviano, “Vieni via con me”: i dieci motivi per cui vale la pena vivere

Di Chiara Rizzo
25 Ottobre 2011
Al primo posto la mozzarella di bufala aversana, al terzo portare la propia ragazza sulla tomba di Raffaele Sanzio, al nono posto c'è fare l'amore per lo scrittore Roberto Saviano. L'autore di Gomorra dallo sconfinato ego raccoglie i suoi monologhi esibiti a "Vieni via con me" e in fondo scrive il suo decalogo

«Ecco le dieci cose per cui, per me, vale la pena vivere: 1) La mozzarella di bufala aversana. 2) Billy Evans che suona Love Theme from Spartacus. 3) Portare la persona che più ami sulla tomba di Raffaello Sanzio e leggere l’iscrizione latina che molti ignorano…». Chi è l’autore di questo elenco? a) vostro figlio sulla smemoranda; b) un candidato al premio Nobel per la letteratura.

No, l’elenco non viene dalla “smemo”, non è quell’essere brufoloso&incazzoso che vi gira per casa a dire che val la pena vivere per la mozzarella. Per fortuna. È un pluricandidato (dalle petizioni su facebook) al Nobel, è Roberto Saviano, a voler coinvolgere la povera, eventuale, fidanzata in un “cimitero tour” al Pantheon. (Ignoravamo perché la tapina dovesse sentirsi lusingata a leggere un epitaffio – Saviano non lo esplicita – perché stolti non conoscevamo. L’epitaffio è di quelli in cui uno come Saviano, probabilmente, si autoriconosce non poco: «Qui giace Raffaello. Da lui quando visse la Natura temette d’esser vinta, ora che egli è morto, teme di morire». Memorandum per le fidanzate dello scrittore Roberto Saviano. Anche voi, secondo il vostro medesimo fidanzato Saviano Roberto, potreste vantarvi con le amiche per lo stesso motivo, che la Natura teme d’esser vinta da Lui. Ecco perché vi porta al Pantheon, anziché dal gioielliere).

Roberto Saviano ha apposto il decalogo esistenziale alla fine dell’introduzione alla sua ultima opera. Va da sé, un’auto-raccolta dei suoi medesimi monologhi, quelli di “Vieni via con me”, da poco condotta su Rai tre, con Fabio Fazio. Torniamo al decalogo. Per Saviano vale la pena vivere anche per: «4) Il gol di Maradona del 2 a 0 contro l’Inghilterra ai mondiali del Mexico ’86 (quello dove parte da centrocampo, scarta tutti e segna, ndr). 5) L’Iliade.

6) Bob Marley che canta Redemption song ascoltato nelle cuffie mentre passeggi libero (qui Saviano è poco esplicito, come per l’epitaffio. Intende libero di ascoltare Marley senza la scorta? Oh stella, e che fastidio gli dà? O intende “libero di passeggiare” senza Repubblica che lo assilla, chiedendogli di scrivere paginate? Boh). 7) Tuffarsi ma nel profondo, dove il mare è mare (ha ragione: tuffarsi a capocciata su uno scoglio, crea più problemi, ndr). 8) Sognare di tornare a casa, dopo che sei stato costretto a star via molto, molto tempo (dev’essere un’altra frecciata a Rep.: con ‘ste cavolo di paginate gli intasa le giornate, ndr). 9) Fare l’amore (memorandum per la fidanzata: forse il sogno di una relazione normale è consentito anche a te, ndr). 10) Dopo una giornata in cui hanno raccolto firme contro di te, aprire il computer e trovare una mail di mio fratello che dice: “sono fiero di te”».

Repubblica avrebbe già potuto accontentarsi così. Invece gli ha lasciato una pagina intera (con strillo sulla prima). Saviano l’ha riempita di chicche: «Quando Fabio Fazio mi incontrò… ne ero entusiasta, ma feci solo un lieve cenno con la testa, come a dire sì… Ero lusingato»: si capisce subito che nelle successive diecimila righe il pronome più usato è “ego”, prima e unica persona del “savianesimo”. Si narra qui la genesi di una trasmissione di culto. Il desiderio di raccontare le cronache del paese? Macché: «L’idea era nata dopo una puntata della trasmissione di Fazio, a cui io avevo partecipato, e che aveva raggiunto, in prima serata, ascolti molto alti…».

Prosegue raccontando i diverbi insorti da subito con Mamma Rai, che voleva «un programma di nicchia, mentre noi avevamo in mente qualcosa di diverso. Pensavamo ad una trasmissione popolare». Poi, ammonisce: «Non bisogna essere ingenui, nel paragonare questa situazione (la sua trasmissione, ndr) a quella di paesi dove esiste una censura totale dei mezzi di comunicazione. L’Italia non è l’Iran di Ahmadinejad o la Cuba di Castro, dove ai miei coetanei non è consentito il libero utilizzo di internet. L’Italia non è la Cina in espansione che non ammette dissidenza, o quello che fu il Cile di Pinochet. Non siamo preda di totalitarismi fascisti. Da noi però il meccanismo censorio è insidioso perché non è immediatamente riconoscibile; il suo obiettivo è porre mille difficoltà, e poi far parlare i fatti: “andate male”, “non vi guarda nessuno”. Un editore che non avendo la forza di bocciare fa di tutto per farla andare male, per rendere l’audience, e costringerla in una nicchia dove non dia più fastidio».

Mizzica: grazie Saviano. Che ingenui che siamo, davvero. Trasmettere “Vieni via con me” in prima serata, su una rete pubblica, senza ammettere contraddittori ai «miei lunghi monologhi che incassano uno share superiore a quello di Inter-Barcellona in Champions League. Io stesso quando me lo dicono non riesco sino in fondo a crederci» (ipse Saviano dixit), con le prime pagine dei massimi giornali dopo ogni puntata, credevamo fosse un palcoscenico adeguato al tuo ego. Ci siamo sbagliati: rispetto al tuo Io, pure questa pare censura.

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