Saviano, il guru del sentito dire, e la caccia al ciellino

Di Carlo Simone - Emanuele Boffi
19 Aprile 2020
Mi sono sentito riportare indietro ai tempi in cui frequentavo il liceo Carducci di Milano, e il Collettivo graffitava cessi e muri scrivendo cose come «Ciellino occhio alla testa»
Roberto Saviano al Salone del libro di Torino

Caro direttore, mollemente adagiato nella monotona routine della mia reclusione casalinga ho d’improvviso sussultato. Mi sono infatti imbattuto nel botta-risposta (sarebbe più corretto dire carezza-risposta) fra il portavoce di Cl, Alberto Savorana, e Roberto Saviano che in data odierna (18 aprile 2020) Repubblica ha collocato gongolante in cima alla propria homepage. Il perché di una posizione così rilevante sul podio del quotidiano, appena sotto il novero drammatico delle vittime odierne del virus, è difficilmente motivabile, se non con un astio talmente profondo da risultarmi incomprensibile e comunque fuori luogo.

Da giovane ciellino esulto in me stesso, poiché la risposta dello scrittore campano ha contribuito nel bel mezzo del torpore da quarantena alla mia conversione. Un po’ perché leggere certe cose è una vera e propria penitenza, un po’ perché son subito tornato con la mente e con il cuore a certi insegnamenti di Gesù, come «Beati voi quando vi perseguiteranno in nome mio» e «Amate i vostri nemici». Se avete avuto modo di leggere la risposta di Saviano, sapete che non sto esagerando.

Mentre l’insegnamento evangelico mi risuona nella testa, e fra me e me penso che «durus est hic sermo», ma durus durus veramente, mi ricordo che per massima espiazione dei miei peccati il buon Dio ha voluto che mi laureassi in Filologia, e così, per deformazione personale, mi son ritrovato a fare una modesta disamina filologica di alcuni passi della risposta del nemico di tutte le mafie, Cl compresa. 

Innanzitutto Saviano afferma che il suo intervento sul francese Le Monde, successivamente ripresa da Repubblica e oggetto dell’appunto mosso da Savorana, non sia stato «compreso» da CL stessa e «altri sedicenti “cristiani”, politicamente affini a Cl». Affermazione che avvolge di mistero ai miei occhi la figura di Roberto Saviano, da un lato sottolineando come egli sia incomprensibile e incompreso (eppure, a leggere quell’intervento, pare tutto limpidissimo), e dall’altro riempiendomi di sacro timore. Se infatti Saviano è in grado di penetrare così in profondità l’animo umano da poter distinguere i cristiani da i «sedicenti» tali, chi di noi avrà scampo? Per affermare questo, o è estremamente pieno di sé, cosa che non voglio credere, oppure è una sorta di nuovo padre Pio, e temo di scorgerlo spuntare dal confessionale la prossima volta che andrò a mendicare un po’ di perdono. Stat’ve accuorti guagliò!

Lo scrittore prosegue ricordando che «l’obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche lombarde sfiora la percentuale altissima del 66% e anche il ricorso alla RU486 (pillola abortiva) fino al 2019 vedeva la Lombardia dopo Calabria e Sicilia». Lì per lì mi son detto: ma che figata, questa sì che è una buona notizia! Poi però mi son ricordato che san Saviano intendeva riportare tali dati per denigrare questo stato delle cose, e subito son tornato in me. In effetti la terrificante crisi demografica che da anni sta attraversando il nostro Paese non è un tema altrettanto rilevante, così come anche il fatto che forse in Lombardia le famiglie siano incentivate a fare più figli poiché intravedono quel minimo di speranza in più per loro, date le possibilità ed i servizi che altrove in Italia mancano. È certamente un male che ne vengano uccisi di meno, di futuri bimbi, in Lombardia. Mi sono anche chiesto cosa intendesse il vate con il riferimento a Calabria e Sicilia; suppongo che vi sia insito un malcelato riferimento all’oscurantismo di cui quelle regioni sono ancora vittime. Così ti tradisce il tuo amato Sud, Roberto? Maledetti bigotti!

Dopodiché uno dei pezzi che preferisco: «Invito tutti i medici la cui carriera è stata ostacolata negli ospedali lombardi a causa delle proprie posizioni in contrasto con la linea di Cl a farmi pervenire (tramite questo giornale) le loro testimonianze che saranno oggetto di un approfondito lavoro sul tema». Mi sono sentito riportare indietro ai tempi in cui frequentavo il liceo Carducci di Milano, e il Collettivo graffitava cessi e muri scrivendo cose come «Ciellino occhio alla testa» e «Più bidelle, meno Cielle». Ora, io non sono un esperto di sanità, così come Saviano, credo; praticamente egli si appoggia per tali gravosissime illazioni sull’inoppugnabile fonte del sentito dire, un po’ come ai tempi dei primi cristiani i persecutori sussurravano fra sé e sé che i nostri si dilettassero in orge e venerassero una testa di asino. Non vedo l’ora di leggere su Repubblica i racconti di coloro – i quali a sentire Saviano devono essere una moltitudine – che si sono visti ostacolati dalla piovra ciellina nel corso della loro carriera. Roberto, io non so, e non credo, pure se il Male sa infiltrarsi ovunque. Ti invito però a venire a conoscere tanti bravi e onesti professionisti ciellini che ho avuto la fortuna di incontrare – alcuni mi odorano di santi, chissà, vedremo. Non per rispondere direttamente alle tue illazioni, no, ma per dimostrarti che a far di tutta l’erba un fascio si finisce per risultare grotteschi e sciocchi agli occhi di chi – e sono tanti – di tutto questo ha fatto esperienza diretta. In ogni caso, attendo con ansia «l’approfondito lavoro sul tema»; da uno che ha un asteroide col suo nome dedicato, mi aspetto grandi cose (sì, certo che sono invidioso! Voi non vorreste dire alla vostra bella «Guarda cara, è il mio asteroide quello che sta passando?»).

Da ultimo, il Sommo «prende atto della ritrovata loquacità di Cl» (“prende atto”, un po’ come un tribunale o un monarca), la quale «loquacità» (gli mancava o non gli mancava? non è chiaro) «fa il paio con la (memorabile) nota» diffusa dall’ufficio stampa di Cl stessa dopo la condanna di Roberto Formigoni, definito il «loro ras» (forse in riferimento all’alta dignità statale presso l’Impero etiope, non so). Dopo aver preso per il culo (ops, chiedo venia) la suddetta nota, che pure ricordo essere stata qualcosa di prezioso e confortante per la vita della nostra comunità cristiana, ma di questo cosa volete che a Saviano gliene fotta (ops, scusate ancora), dopo insomma la «memorabile» ironia si giunge infine alla chiusura (fiuu!). Che è una meraviglia di trionfalismo utopistico (o distopico, se siete ratti mafiosi ciellini; nel qual caso correte a nascondervi nelle fogne, ché il mondo nuovo è alle porte). 

«Quando la sanità lombarda dovrà essere rifondata non dimentichiamo chi ha tirato per la giacchetta persino Dio per evitare di prendere le distanze da un corrotto», afferma infatti Saviano. State attenti: non dice «se», dice proprio «quando». Egli dunque sa qualcosa che noi non sappiamo: indicativo, non congiuntivi e condizionali, al diavolo il politically correct. Oh quale confortevole luce di speranza! Finalmente anche in Lombardia una sanità efficiente come quella del resto del Paese! O forse pure migliore, come solo Saviano sa grazie alla sua preveggenza. E soprattutto, ed è questo, badate, che più conta, epurata dai ciellini. Due domande mi sorgono: ma non è proprio in Lombardia che mezza Italia viene a cercare bravi medici e strutture all’altezza? Com’è che son tutti scemi a parte Saviano, Repubblica & co., e va tutto ribaltato?

E poi: a chi si riferisce con quel «non dimentichiamo»? Alla nazione? All’establishment? Agli uomini di buona volontà? E cos’è implicato in queste parole? Che ai medici verrà chiesto se sono ciellini? Che ai ciellini sarà consentito solo di chiudersi in chiesa a pregare? Che cosa? Oh incertezza, peggiore di qualsiasi minaccia! Se solo non fossi troppo occupato a tirare per la giacchetta Dio, comincerei a scappare, dinanzi alla purga che si profila all’orizzonte. Ma mentre già m’immagino un universo alla George Orwell col volto di Saviano su tutti i manifesti e la scritta «Asteroide Roberto is watching you», il Padrino, volevo dire, Gesù, mi mette una mano sulla testa e mi fa rinsavire. E mi ricorda che anche se Roberto Saviano interviene sulle testate internazionali e anche se il bombardamento mediatico di questi giorni – sciacalli! – su modello Lombardia etc. ha veramente del pericoloso e dell’inquietante, con il Suo aiuto ce la caveremo.

E adesso, caro direttore, me ne esco in balcone, «a riveder le stelle», che fa sempre bene, fumare, che fa sempre male, e cercare gli asteroidi. 

Carlo Simone 

Caro Carlo, Saviano è uno che ha fatto fortuna con un libro (Gomorra, neanche un brutto racconto, a dire il vero, a patto di essere catalogato nel genere fiction) e poi s’è prestato a essere adorato come un guru. E come ogni guru dice e scrive banalità in nome del “sentito dire”. La sua risposta alla lettera di Savorana è un perfetto esempio di supponenza (non avete capito cosa ho scritto), malvagità (viva viva l’assassinio chimico) e invito alla delazione (scrivetemi, mettiamoli tutti alla gogna). Se non avessimo timore che l'”asteroide 278447 Saviano” ci capitasse in testa, diremmo che è un tipico atteggiamento “mafiosetto”.

Foto Ansa

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