Sarkozy alla Francia e all’Europa: «Proteggiamo la nostra storia cristiana»

Di Benedetta Frigerio
04 Marzo 2011
Il presidente dell'Eliseo Nikolas Sarkozy ha sottolineato lo scorso 2 marzo da Puy en Velay, luogo da cui partirono i pellegrinaggi per Santiago de Compostela, che «la cristianità ha lasciato una magnifica eredità di civiltà e di cultura» e che «l'identità non è una patologia». Anzi. Solo se si ha un'identità forte «si possono comprendere le diversità»

Proprio da Puy en Velay, fra i luoghi cardine dell’Europa cristiana, da cui nel primo Medioevo partirono i pellegrinaggi verso Santiago de Compostela e intorno a cui nacquero città e strade su cui l’Europa fu edificata, lo scorso 2 Marzo il presidente francese Nikolas Sarkozy ha dichiarato che se l’Europa e la Francia dimenticassero la propria identità cristiana sarebbe un grave danno per tutti: «Per credenti e non».

Perciò dalla laicissima Francia, un tempo terra cattolica e con la moderna mentalità completamente scristianizzata, si sono sentite parole forti. Il presidente dell’Eliseo ha ricordato che «costruire l’Europa di domani significa continuare a seguire il cammino tracciato più di mille anni fa dai primi pellegrini di Santiago de Compostela».

E’ risaputo, infatti, che gli antichi pellegrini abbiano contribuito in modo decisivo alla nascita dell’Europa: santi e peccatori, ricchi e poveri si incontravano sulle strade verso il santuario, e seppur diversi in tutto si scoprivano fratelli uniti in Cristo. Per questo motivo già Giovanni Paolo II nel 1982 lanciò un appello simile a quello del presidente dell’Eliseo: «Io vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale, da Santiago, oh vecchia Europa ti lancio un grido pieno d’amore: ritrova te stessa, riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere i valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia».

Sarkozy ha sottolineato ugualmente che «la cristianità ha lasciato una magnifica eredità di civiltà e di cultura» ed è per questo che «non ci sono ragioni al mondo per non accettare questa eredità». Per il presidente, al contrario dell’opinione dominante di uno Stato che cancella dai luoghi pubblici qualsiasi simbolo religioso, «l’identità non è una patologia». Anzi. Solo se si ha un’identità forte «si possono comprendere le diversità».

Il presidente ha poi ricordato che «la Francia non deve dimenticare ciò che è e ciò che è stata per il solo fatto che il mondo cambia» e che «il primo dovere è di conservare e restaurare l’eredità per proteggere la sua storia». Perché «nessuna delle nostre città sarebbe ciò che è senza queste cattedrali. Questo non è un vantaggio solo dei credenti perché Sarkozy, ricordando di essere un «presidente laico» di «una repubblica laica», dice di non poter fingere che «la Francia deve il suo genio a tutte le influenze che l’hanno attraversata».

Qui il presidente ha citato le radici giudaiche e il cristianesimo. Questo, ha precisato, «non obbliga nessuno a condividere la fede delle migliaia di pellegrini, […] nessuno è prigioniero della storia del suo paese, ma è sempre pericoloso amputare la memoria, perché l’ignoranza di sé raramente porta all’autostima».

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