
Hai voglia a sanzionare Putin: con l’annessione della Crimea Mosca ha triplicato le riserve energetiche nel Mar Nero
«Quando la Russia ha annesso la Crimea a marzo, ha acquisito non solo la penisola sul Mar Nero, ma anche una zona marittima tre volte più grande con risorse sottomarine il cui sfruttamento vale potenzialmente decine di miliardi di dollari». È oggi l’International Herald Tribune a sottolineare come la mossa strategica abbia assicurato a Mosca «vaste riserve di petrolio e di gas assestando un duro colpo alle speranze ucraine sull’indipendenza energetica». La ricchezza nascosta nelle profondità del Mar Nero, secondo alcuni analisti petroliferi, può rivaleggiare con quella del Mare del Nord.
GAS E PETROLIO NEL MAR NERO. Mosca smentisce una «connessione» tra l’annessione della Crimea e le risorse del Mar Nero. «Rispetto a tutto il potenziale che ha la Russia, non vi era alcun interesse per quella zona», ha dichiarato sabato Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo, Vladimir Putin. L’International Herald Tribune sottolinea tuttavia che grazie alla zona marittima acquisita con l’annessione della Crimea, alle riserve russe nel Mar Nero, stimate in 26 mila chilometri quadrati, «si sono aggiunti altri 36 mila chilometri quadrati circa, più di tre volte le dimensioni della penisola di Crimea». Un altro vantaggio ottenuto dalla Russia, con l’annessione della penisola sul Mar Nero, è la possibilità di modificare il percorso del gasdotto South Stream, che ora potrà correre attraverso il Mar Nero, per pompare gas russo verso l’Europa. Secondo, le altre nazioni che si affacciano sul Mar Nero evitano rivendicazioni.
ACCORDO CINA E RUSSIA. Dopo aver subìto nuove sanzioni dall’Unione Europea per l’invasione della Crimea, Mosca ha deciso di accelerare l’iter degli accordi commerciali con la Cina, già previsti dal 2009. Il 20 e 21 maggio, Putin incontrerà il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, per firmare accordi commerciali che porteranno entro il 2020 al raddoppio dell’interscambio commerciale fra i due paesi (passando da 100 a 200 miliardi di dollari). L’accordo più importante riguarda il gas. «Gazprom, il più grande produttore di gas naturale della Russia e il China National Petroleum Corporation (CNPC) sono pronti a firmare un accordo sul gas che prevede il pompaggio di 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia verso la Cina, a partire dal 2018», afferma oggi l’agenzia Russia Today. «Il prezzo del gas dovrebbe essere concordato tra 350-400 dollari per mille metri cubi». A commento degli accordi, Putin ha spiegato che «le disposizioni in materia di esportazione di gas naturale russo verso la Cina sono quasi state finalizzate». «La loro attuazione aiuterà la Russia a diversificare le rotte degli oleodotti per la fornitura di gas naturale».
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6 commenti
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Certo che gli ucraini sono proprio dei fessi.
Fanno fatica, per non dire che non ci riescono, a pagare il gas alla Russia, quando invece avevano un sacco di riserve energetiche sotto i piedi. Strano, molto strano….
Se gli ucraini sarebbero dei “fessi”, allora gli italiani cosa sono??????????
(per capire pienamente il senso di questa riposta, si legga poco sopra l’articolo sull’ENI, i croati e i “no triv”).
Guarda che “fessi” era detto in modo ironico. Ho fatto il commento solo per evidenziare la differenza tra una situazione reale (i debiti ucraini verso la Russia) e una ipotetica (riserve energetiche in Crimea).
L’Europa ha un’unica strada da percorrere : uscire dal BAO (Blocco Atlantista-Occidentalista), entrare nei BRICS sul lungo termine (non troppo lungo perchè il tempo si fa breve) e nell’immediato un’alleanza strategica con la Russia.
In altri termini smettere di essere un protettorato statunitense travestito da alleanza.
Non sia mai per certi benpensanti, la Russia è una nazione di omofobi 🙂 !
E considerate anche che il bacino carbonifero del Donbas è popolato da maggioranza filorussa.
Com’è, l’Occidente pensa ancora al blocco dell’export verso la Russia?
Mi viene da ridere a pensarci.
Per fortuna l’Italia ha la fabbrica di legna sull’Appennino, gestita da operai albanesi….13 euro al quintale spezzata.
Chi può, si faccia la cucina economica o stufa a legna, che, in un’ottica futura, gli conviene.