
L’inganno ittico delle Sardine è venuto a galla

Scontata, come da copione, è arrivata la candidatura di Mattia Santori per il Partito democratico. Il capo sardina correrà per le comunali a Bologna. Perché, dice, «è arrivato il momento di presidiare la politica anche dentro alle istituzioni. Perché c’è un tempo per arginare, un tempo per sorvegliare e un tempo per costruire».
Parafrasando, è venuto il tempo di trovare un impiego più stabile. Le Sardine, in effetti, stanno annegando in mare aperto: la loro funzione anti Salvini si è esaurita dopo il contributo alla vittoria di Stefano Bonaccini nel gennaio 2020 e, soprattutto, è fallito clamorosamente il loro tentativo di strutturarsi come partito.
Apartitismo?
E così, per magia, il marchio tossico del Pd è diventato un marchio potabile, un marchio con cui combattere l’antipolitica. Con cui fare più politica. Un simbolo che ha spinto le Sardine a superare il loro apartitismo (!) e ad abbracciare, almeno a Bologna, i dem.
Dopo l’occupazione del Nazareno con tanto di tenda e sacco a pelo, la sede del Pd è diventata accogliente. Un luogo in cui portare avanti il verbo sardinesco e combattere la vecchia politica.
Guardare a sinistra
Certo, Santori ha spiegato in un lungo post sulla pagina Facebook delle Sardine che la sua è una candidatura indipendente e che il sostegno è a un progetto politico specifico, quello di Matteo Lepore, che non guarda a Renzi e Calenda ma alla sinistra e al Movimento 5 stelle «depurato dalla destra populista».
Quindi nulla di male perché la rapida giravolta, da politicante puro, serve a dare una sveglia al centrosinistra nazionale (in bocca al lupo!). Ma anche a «curare la democrazia dentro alle istituzioni».
Slogan alla Jovanotti
Una cura che, stando alla narrazione della sardina che fa cose, sarà un mix di slogan e post infarciti di una retorica ispirata alle canzoni di Jovanotti e alle frasi dei Baci Perugina. Un capolavoro che certamente trasformerà la politica italiana a suon di bellezza, democrazia, partecipazione fisica, emozioni e sorrisi.
Una rivoluzione che all’odio sostituirà l’amore, che favorirà l’inclusione invece che l’esclusione, l’apertura invece che la chiusura, in nome di uno sciatto peace and love.
L’inganno ittico
La candidatura di Santori, peraltro, conferma il ruolo delle Sardine che sono state per circa due anni il braccio movimentista del Pd per delegittimare, in particolare in Emilia-Romagna, il centrodestra. L’esatto contrario del movimento spontaneo di giovani attivisti (Santori ha 34 anni…) nato per fermare in modo disinteressato Salvini.
La candidatura da “indipendente” del capo sardina per il Pd porta dunque a galla l’inganno ittico. Dopo il consiglio comunale di Bologna, non è da escludere che per Santori possa giungere uno scranno parlamentare. Del resto la democrazia italiana deve essere salvata e il salvatore ha già un nome e un cognome: Mattia Santori.
Foto Ansa
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