
Sangiuliano. Peggio degli immorali ci sono solo i moralisti

A differenza di tutti i media italiani, facciamo molta fatica ad appassionarci della vicenda che ha coinvolto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. La politica, come diceva Rino Formica, è «sangue e merda» (e qui si tratta soprattutto della seconda), ma in tutta questa storia di scontrini, amanti, chat private e presunti piani top secret noi vediamo soprattutto pruderie e un bigottismo che non è nemmeno troppo sincero (voglio dire: ci fossero almeno un Savonarola o un Cicerone ad entusiasmarci con una bella filippica sulla licenziosità dei costumi moderni, potremmo almeno divertirci. Qui invece è tutto un pettegolezzo su fatti minimi, laterali, bazzecole. Una penosa storia di letto trasformata in affare di Stato).
Che il ministro abbia combinato pasticci è il minimo che si possa dire, ma che si sia arrivati, come ha fatto il leader dei Verdi Angelo Bonelli, a presentare un esposto alla Procura di Roma, ci pare peggio che grave, ci pare gravemente ridicolo.
Fossero stati “masculi”
Come sempre in questi casi, si vuole ammantare di nobili intenti quella che è, stringi stringi, solo curiosità morbosa o lotta di potere. Abbiamo letto editorialisti preoccupatissimi dei “segreti” che la signora Boccia potrebbe rivelare (ma, poi, di cosa stiamo parlando?) o domandarsi ossessivamente «a che titolo? a che titolo?» la signora accompagnasse il ministro su e giù per l’Italia. Ne fanno una questione di ordine pubblico e di arcani segreti di Stato, ma è solo fumo per nascondere quel che interessa loro veramente: era la sua amante o no? Si dimette o no?
Fanno tanto i libertini e gli uomini di mondo, professano il poliamore e la famiglia queer, ma alla fine sono più allupati di un qualsiasi guardone. Almeno, evitiamoci certe ipocrisie. Come ha scritto Giuliano Ferrara, certo puritanesimo scatta sempre e solo a seconda del soggetto e dell’oggetto: «Se a Berlusconi fossero piaciute cene e balli lap con i maschi, o i masculi come diceva scherzando La Russa, non sarebbe successo niente».
Questa soap opera che ha oramai raggiunto le vette di una sceneggiata da ballatoio finirà con le dimissioni di Sangiuliano, e così il vero obiettivo sarà raggiunto. È una vecchia storia che vediamo ripetersi da anni: cambiano i protagonisti, cambiano i fondali, ma il canovaccio è sempre quello e ruota attorno alla prurigine e a un moralismo spacciato per edificante senso delle istituzioni.
Ecco, che Sangiuliano si dimetta pure. Però, almeno, non diteci che è cioccolato quello che è stato messo nel ventilatore.
Articoli correlati
2 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
In casi così, mi viene sempre in mente l’episodio di quando i “più onesti” volevano lapidare l’adultera….:
“CHI È SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA”
………e se ne andarono tutti a partire dai più vecchi !!!!!!
Poi, nel mio dialetto trentino si dice:
La prima galina che canta l’è quela che ha fat l’of !
Spiace che Boffi non abbia colto il problema, il suo commento alla vicenda è fuori dalla realtà.
I giornali d’opposizione fanno il loro mestiere 3 il problema non è la pruderie.
È colto bene dalla Bussola
“Il punto cruciale, infatti, è se abbia o no rilievo giuridico l’aver consentito, da parte di Sangiuliano, l’accesso a riunioni e documenti riservati del Ministero a una donna non contrattualizzata e non inquadrata in nessun modo tra i collaboratori del Ministro”
Bonelli
“Ho consegnato al posto di polizia di Montecitorio un esposto che riguarda la vicenda Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. Ieri ho visto e ascoltato l’imbarazzante intervista di Sangiuliano il quale non deve chiedere scusa né a Giorgia Meloni né a sua moglie, deve chiedere scusa agli italiani perché accreditare la dottoressa Boccia, che non aveva nessun ruolo, al ministero utilizzando mezzi e servizi dello Stato, portandola ospite di organizzazioni di enti locali e facendo sì che questa dottoressa venisse a conoscenza di atti riservati di pubbliche amministrazioni e dello Stato, è un fatto di una gravità inaudita. Siccome la premier Meloni difende l’indifendibile ancora una volta non rimane che rivolgermi all’autorità giudiziaria».