In bocca all'esperto

San Silvestro con lenticchie. E succulenti insaccati cotti

cotechino-lenticchieE anche il 2014 è giunto al termine. Che ci riserverà di buono il 2015? Speriamo in tanta prosperità, che ci dia la possibilità di assaporare i piaceri mangerecci della vita, e non solo quelli. Lo vedete? Ogni volta che inizia un anno, ci si augura che sia fortunato. E se il Natale, malgrado tutto, mantiene i caratteri di una festa cristiana, consciamente o no, mettendo l’accento sui buoni sentimenti, il Capodanno viceversa ha qualcosa di più paganeggiante. Quasi tutti i rituali del Capodanno, infatti, contengono un anelito alla fortuna, pensateci.
E anche quel che si mangia, non ne è immune. Da noi, il cenone di san Silvestro è tradizione immarcescibile. Altre famiglie fanno un grande pranzo il giorno dopo, l’1 gennaio. Tuttavia, la cosa importante è che si mangia. Tanto e allegramente.

Una credenza bizzarra. Le lenticchie sono un elemento quasi costante, in tutta Italia. In base a una bizzarra tradizione, la lenticchia, dapprima simbolo dell’avventatezza e dell’ingordigia del povero Esaù, è da tempo assurta al ruolo di legume portafortuna. Anzi, di vivanda portatrice di soldi. Il fatto che tante persone divorino le lenticchie in umido ogni santo Capodanno e continuino a non avere un soldo non scalfisce questa convinzione. Tuttavia, simbologie a parte, occorre ammettere che le lenticchie, se cucinate a dovere, sono davvero buone. E in questo caso, si accompagnano quasi sempre al maiale, anzi a salumi e insaccati cotti, caldi e fumanti. A Modena, lo zampone. A Reggio Emilia, il cappello di prete. A Cremona e in molti altri posti d’Italia, il cotechino, in quest’occasione apprezzato addirittura anche a Roma. Cotechino e lenticchie è festa, e più non ci appulcriamo.

Altre tradizioni? Il sentimentale professore napoletano interpretato da Leo Gullotta nel cult movie cinepanettonesco Selvaggi di Carlo Vanzina, tra una battutaccia e l’altra ha modo di ricordare: «Eh, a casa nostra la sera di Capodanno si fanno gli spaghetti con le vongole… O’ capitone… E, per finire in bellezza, gli struffoli… Eh, che poesia!». Proprio gli struffoli, piccole “polpettine” di impasto dolce irrorate di miele e di confetti di zucchero, sono una tipica chicca natalizia della Campania e di Napoli in particolare. Per il resto, quel che vale per il Natale vale anche per Capodanno. In particolare, la voglia di mangiare frutta secca: datteri, fichi, noci, pistacchi. Anche scorze d’arancia, magari ricoperte di cioccolata. E panettone e torrone. Poi arriva l’Epifania, che tutte le feste porta via…

@farinatommaso

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