Salvatore Cimmino, l’uomo che raggiungerà la Florida da Cuba a nuoto. Con una gamba sola

Di Caterina Giojelli
20 Febbraio 2016
Storia e imprese di un italiano cinquantunenne che ha deciso di passare metà della sua vita in acqua per parlare al mondo di disabilità, tecnologia e inclusione

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Erano passate da poco le sei del mattino quando si calò nelle acque gelate e piene di gas del lago di Kivu col viso che bruciava dal freddo: quella mattina, il 22 di aprile del 2012, si era svegliato sotto il temporale e Dio solo sa quanta acqua aveva bevuto prima di arrivare a nuoto, alle 17, a Goma City dove lo attendevano ventimila persone. Ci aveva messo quasi dieci ore per gettare un ponte virtuale di circa 50 chilometri tra l’isola di Idjwi, in mezzo al lago che separa la Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, e la terraferma. Nuotando, con una gamba sola.

Per raccontare la storia di Salvatore Cimmino, cinquantunenne originario di Torre Annunziata ma romano d’adozione, dove lavora nell’amministrazione di Finmeccanica, bisogna infatti partire da qui, dalle acque agitate di un lago africano domate da ore e ore di bracciate che gli fruttarono la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con Inail Regione Lazio e oltre 20 metri cubi di ausili da recapitare al Centro di Riabilitazione Shirika la Umoja della città di Goma, dove a causa della guerra civile i pazienti triplicano ogni anno. «Sai che, mi disse il vescovo Teophile Kaboy Ruboneka quando tornai con gli ausili in Congo, ancora ci sono mamme di Goma che battezzano i loro bambini col nome Cimmino? Non “Salvatore”, proprio “Cimmino”». Come quell’eroe un po’ matto che per i loro ragazzi aveva rischiato l’asfissia in quella riserva immensa di gas metano per realizzare un’altra impresa “delle sue”.

Ma l’impresa africana «non è stata neanche la più difficile», racconta Cimmino. «Ricordo, l’anno prima, il 10 ottobre del 2011, quando attraversai lo Stretto di Cook che collega le isole del Nord e del Sud della Nuova Zelanda. La temperatura dell’acqua lambiva i dieci gradi, per otto interminabili ore e 26 chilometri sentii il cuore martellare nel cervello. Appena uscito dall’acqua l’ipotermia ebbe la meglio, caddi svenuto e mi risvegliai cinque ore dopo. Sì, vuole sapere chi me lo fa fare e perché. Ebbene lo faccio per me, faccio quello che so fare meglio: nuoto, sperando che ogni volta le mie traversate, suscitando curiosità, riescano a focalizzare l’attenzione sui problemi del nostro mondo, dando voce a chi non può parlare, rappresentando bisogni e desideri di chi non può esprimerli».

E pensare che fino a dieci anni fa Cimmino era proprio uno di “loro” e galleggiava a malapena: siamo nel 2005 ed è difficile immaginarlo allettato e pugnalato dal dolore alla schiena. Proprio lui, che a soli 15 anni aveva accettato il difficile compromesso di continuare a vivere con una gamba amputata a causa di un osteosarcoma, stava pagando il conto, salatissimo, dell’utilizzo costante di protesi obsolete: usurata per anni, la colonna vertebrale non riusciva più a sostenerlo. «Fu un amico medico a consigliarmi di andare in piscina. Per me fu come rinascere. L’acqua diventò in fretta il mio elemento, sparivano i dolori, spariva la fatica, tornavano le forze». E fu così che Cimmino entrò in acqua e non ne uscì più.

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Nel 2007, allenato dalle Fiamme Oro, si inventò il Giro D’Italia (da Genova a Trieste, 10 tappe per 150 chilometri): «Ricordo la prima traversata, da Capri a Sorrento: 22 chilometri percorsi a nuoto senza l’ausilio di protesi performanti». Nel 2009, campione del Circolo Aniene di Roma, inizia il suo Giro d’Europa (6 tappe, oltre 200 chilometri), «nessun agonista ha mai tentato ufficialmente l’impresa, quindi da amatore detengo il record italiano nell’attraversamento delle acque fredde della Manica: ricordo che all’arrivo piansi come un bambino. Anche se la più memorabile tappa di quel giro, per chi mi allenava e seguiva con le barche d’appoggio, è stata indubbiamente quella da Tarifa a Punta Marsa: ero così concentrato a nuotare contro le correnti fortissime dello Stretto di Gibilterra che non mi accorsi di aver percorso parte di quei 17 chilometri insieme a un branco di delfini e, più lontano, di una balena».

Da quando Cimmino porta le protesi la scienza ha fatto passi da gigante, realizzando in campo protesico (ma non solo) prodotti eccellenti, in grado di modificare radicalmente la qualità della vita dei disabili e al contempo garantire risparmi in termini economici. «Parto dal mio caso: ci ho messo cinque anni per ottenere l’autorizzazione, ma da quando mi è stata fornita una protesi di ultima generazione, con il ginocchio elettronico, il risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale è stato notevolissimo poiché non ho avuto bisogno di ricorrere con la stessa frequenza di prima al Centro Protesi per le riparazioni e gli aggiustamenti. E ho risolto i problemi alla schiena, riesco a camminare eretto e con meno fatica. Ho una moglie, un figlio, un lavoro. Sono una risorsa così come potrebbe esserlo chiunque. Il punto è: perché non tutti i disabili possono godere degli stessi vantaggi? Perché in Italia è ancora in vigore un nomenclatore tariffario così obsoleto? Quanto ci costano in termini economici e in grado di civiltà questi ritardi?».

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Sta proprio in queste domande senza risposta uno dei motivi per cui Cimmino si è messo a nuotare. «Nuoto perché la tecnologia che cambia la vita c’è (la caviglia bionica per esempio esiste), ma in Italia dove pur vige una buona normativa, non è presa in considerazione da chi avrebbe il dovere di metterla a disposizione e renderla accessibile a tutti. Nuoto per superare le barriere, che non sono solo quelle che ostacolano la vita del disabile ogni giorno nelle nostre città, ma anche quelle che ostacolano un approccio di inclusione, prima che di mera assistenza al disabile, e uno sguardo “progettuale” che a fronte di un investimento oggi conseguirà risparmi per il domani». E la sua voce non è passata inosservata.

Nel 2010, partendo da Israele, Cimmino ha dato vita a “A nuoto per i mari del globo”, un giro del mondo che lo ha visto approdare il 28 giugno 2014, dopo aver portato a termine con successo in 9 ore 34 minuti e 46 secondi la Manhattan Island Marathon Swim (una gara del periplo dell’isola di Manhattan di 54 chilometri), al palazzo delle Nazioni Unite, con un intervento seguitissimo. E non si ferma qui. Grazie al sostegno di Finmeccanica dal 1 febbraio si sta allenando a Miami per realizzare un’impresa mai tentata prima: attraversare a nuoto e senza il supporto di protesi il tratto di oltre 170 chilometri (112 miglia marine) che separa L’Avana da Key West, in Florida. Il che significa nuotare per 72 ore in acque infestate dagli squali senza soste e con solo il reintegro dei sali minerali.

Visitare il suo sito per credere e sostenere il progetto, difficilissimo, che Cimmino affronta con gioia contagiosa. «Il programma di allenamento prevede un carico di 20-22 chilometri al giorno. Mi alleno mattina e pomeriggio e sarò pronto per metà settembre a lasciare la famosa spiaggia di Hemingway». Per tuffarsi in acqua e fare quello che sa fare meglio: nuotare e scrivere a bracciate il capitolo di una nuova storia.

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1 commento

  1. Susanna Rolli

    Certo che in Italia per farsi ascoltare bisogna farne veramente di tutti i colori! Bravo, Salvatore, non ti sei arreso!

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