Sale il numero delle vittime a Gaza. Appelfeld: «Ma Hamas continua a sparare razzi. Cosa fare? È un dilemma terribile»

Di Redazione
21 Luglio 2014
Più di 500 persone sono morte dall'inizio dell'operazione "Protective Edge" 13 giorni fa. Per lo scrittore israeliano «i terroristi proteggono se stessi, non la popolazione. La vita umana non conta»
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Continua l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza mentre sale il numero di vittime da entrambe le parti. Più di 500 persone sono morte, di cui 20 israeliani, dall’inizio dell’operazione “Protective Edge” 13 giorni fa, culminata la notte del 17 luglio in un intervento di terra attraverso il quale l’esercito israeliano mira a distruggere i tunnel scavati da Hamas e i depositi di armi.

BOMBARDAMENTI E MISSILI. Ai bombardamenti su Gaza, Hamas risponde lanciando centinaia di missili contro il territorio israeliano. Nella sola giornata di ieri sono morte almeno 100 persone a Gaza, dove Hamas ha catturato un soldato israeliano, Shaul Aron. «Non è facile vivere quando tutte le nostre città sono sotto l’attacco dei razzi», dichiara lo scrittore Aharon Appelfeld alla Stampa da un paesino vicino a Gerusalemme dove vive, più dentro un bunker in questi giorni che in casa.

«TERRIBILE DILEMMA». Appelfeld descrive una guerra che sembra non avere fine e i dilemmi che solleva: «Questa gente continua a sparare razzi contro di noi. Combatterli sul terreno per Israele significa una battaglia casa per casa, sarà un confronto brutale e questo diventa un vero problema. Risolvere il problema significa che dobbiamo essere molto crudeli e questo moralmente non è facile da fare. È possibile che ci siano molti morti, da entrambe le parti. Ma che cosa fare contro terroristi che hanno una città sotterranea? È un terribile dilemma».

«PER HAMAS NON CONTA LA VITA UMANA». Nell’ultimo attacco israeliano sono morti 17 bambini, ma lo scrittore ricorda come i terroristi di Hamas usino le persone come scudi umani: «I terroristi proteggono se stessi, non la loro popolazione. La vita umana non conta. Pare che per loro l’aldilà sia più importante», continua Appelfeld, aggiungendo che l’offensiva di terra è seguita al rifiuto da parte di Hamas della tregua. «I loro tunnel si spingono molto all’interno del territorio israeliano. Sono orripilato all’idea che tutti i soldi dati ai poveri palestinesi siano finiti così, nella costruzione di tunnel».

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9 commenti

  1. GiovanniP

    Hamas è un gruppo storicamente nato con i finanziamenti del Mossad, per contrastare l’OLP di Arafat.
    In Gaza non può entrare nemmeno un spillo senza il controllo dell’Esercito Israeliano, figuriamoci dei razzi che sono lunghi fino a 3 metri.
    Le stragi di civili e di bambini dimostrano poi quanto l’intervento militare di Israele sia “mirato”, cioè abbia in realtà l’obiettivo di cancellare dalla faccia della terra la popolazione di Gaza, che rimane la testimonianza vivente della popolazione originaria di quella terra, mentre gli attuali ebrei sono tutti di importazione.
    Ma Dio esiste, e la giustizia divina, prima o poi, arriva.

  2. Leo

    Per i sionisti Gaza è un poligono di tiro dove dimostrare l’efficacia delle proprie armi (Bombe al fosforo, DIME, bombe soniche che terrorizzano e non lasciano dormire (un attacco aereo ogni 4 minuti e 30) . Questo serve anche al marketing dell’armamento israeliano e alla sperimentazione di nuovi strumenti di morte.
    I razzi di Hamas ? A Gaza non entra nemmeno un chilo di cemento per riparare le case distrutte, Israele non fa passare i tondini di ferro per l’edilizia, fruga ogni camion di viveri e medicinali mandato dalla carità internazionale… e passano missili lunghi tre metri? Lanciarazzi tipo «Katiusha»? Tonnellate di esplosivi e materiali chimici necessari per creare i propellenti solidi dei detti razzi? Come arrivano in questo campo di concentramento sigillato?
    Qualcuno ricorda cosa diceva Andreotti buonanima sul pensare male ?

    1. Ennio

      Eccolo là, sentivamo tutti la mancanza del complottista, sempre più intelligente di tutti gli altri.
      Lui sì che non si fa fregare.

  3. Giovanni

    Hamas non è un regime autoritario e dittatoriale. E’ infatti legittimato da regolari elezioni democratiche, dove i palestinesi hanno scelto il loro futuro.
    Quindi sono i palestinesi stessi a voler la distruzione di Israele, e ne pagano le conseguenze sulla propria pelle.
    Il vero problema, anche qui come in tante altre parti del mondo, è l’islam.

  4. Ale

    Ad onor del vero la popolazione palestinese questa volta sta prendendo le dovute distanze da Hamas e nonostante ciò muoiono tanti bambini, donne, vecchi palestinesi che non sono riusciti ad abbandonare le loro case oltre a soldati israeliani. Vi ricordo che tra i palestinesi ci sono non soltanto musulmani ma anche cristiani..visto che se sono musulmani sono brutti, sporche e cattivi.

    1. Sebastiano

      Mh, bisognerebbe che questo pistolotto lo ripetessi ai compari di hamas che “lavorano” a Mosul…

  5. Cisco

    Mi chiedo come sia possibile che ancora l’ONU non abbia deciso di inviare una forza di contrapposizione tra Gaza e Israele. Può darsi che gli USA si oppongano per tutelare l’alleato Israele, ma allora Obama non faccia l’ipocrita cerchiobottista dicendo che Israele ha diritto di difendersi ma le armi devono tacere: come ci si difende, con la cerbottana? Comunque Israele non risolvera’ mai la questione per via aerea: un gruppo terrorista si elimina sul campo, la mafia non si combatte bombardando la Sicilia, ma andando casa per casa a stanare i criminali e i loro arsenali, anche se questo comporta più perdite.

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