
Saka, il trascinatore dell’Inghilterra che è riuscito a dribblare anche la sfortuna

La scena ha acquisito subito contorni surreali. E proprio per questo è diventata virale. Immediatamente. Il pallone calciato in avanti da Jordan Henderson rimbalza placido a due passi dalla linea del fallo laterale. Giorgio Chiellini osserva la sfera scendere e si prepara a difenderla con il corpo per farla uscire. Sembra un’operazione banale, una situazione che si ripete centinaia di volte in una partita. Solo che all’improvviso il difensore azzurro va in cortocircuito. Quando si accorge di aver calcolato male la traiettoria del pallone è ormai troppo tardi. Un avversario sguscia via lungo il suo fianco destro e inizia a correre verso l’area azzurra. Senza nessun difensore pronto a sbarrargli la strada.
È il sesto minuto di recupero. E se l’Inghilterra dovesse segnare l’Italia non avrebbe più possibilità di pareggiare. Serve una decisione lampo, una scelta capace di riscrivere un destino che sembra già segnato. Così, appena capisce che sta per sfuggirgli, Chiellini afferra la casacca di Bukayo Saka e la strattona con tutta la forza che ha in corpo. È una scena da fumetto che diventa la sintesi perfetta della finale di Euro 2020. La maglia bianca con il numero 25 rosso sulla schiena si allunga all’infinito mentre le gambe dell’esterno inglese iniziano a mulinare nel vuoto. Fino a quando la sua schiena non affonda nell’erba verde di Wembley. L’arbitro, il signor Björn Kuipers, si avvicina al difensore azzurro e sfila dal taschino il cartellino giallo.
La parata di Donnarumma e gli insulti razzisti
Una scena di neanche due secondi che diventa la base per infiniti meme. E che finisce per risucchiare Bukayo Saka in un sortilegio. Mezz’ora più tardi le due squadre si giocano il titolo di campione d’Europa ai rigori. L’Italia è in vantaggio per 3-2, ma l’Inghilterra ha ancora un penalty a disposizione per provare ad andare a oltranza. Saka incastona il pallone sul dischetto, fa un respiro, avanza di tre passi e calcia. Il rumore che ascolta, però, non è quello del pallone che si strofina contro la rete, ma quello dell’impatto della sfera contro i guanti aperti di Gigio Donnarumma. È un suono che fa implodere l’universo calcistico di un ragazzino di 19 anni, che lo aspira in un buco nero.

Bukayo Saka non è tanto il simbolo della sconfitta inglese, è l’icona della vittoria azzurra. E si tratta di una sottigliezza soltanto apparente. Da quel momento per l’esterno inizia un momento complicato. Gli vengono riversati addosso centinaia di insulti razziali. Su Instagram. Su Twitter. Su Facebook. Lo stesso succede quando scende in campo. Saka deve fare i conti con lo scherno dei tifosi avversari, ma anche con lo scetticismo dei supporter della sua squadra. Qualcuno arriva a dire addirittura che se l’Arsenal vuole arrivare in alto deve sbarazzarsi il prima possibile dell’esterno.
L’appello ai social e altre dosi di odio
Il ragazzo nato a Londra ascolta tutto. Solo che non ha nessuna intenzione di restarsene in silenzio. «Non permetterò che la negatività mi spezzi. Alle piattaforme di social media Facebook, Instagram e Twitter: non voglio che nessun bambino o adulto riceva i messaggi odiosi e offensivi che abbiamo ricevuto io, Marcus e Jadon [Rashford e Sancho, gli altri due giocatori inglesi ad aver fallito i rigori contro l’Italia, ndr]. Ho capito subito il tipo di odio che stavo per ricevere ed è una triste realtà che le vostre potenti piattaforme non stiano facendo abbastanza per fermare questi messaggi».
— Bukayo Saka (@BukayoSaka87) July 15, 2021
Col passare del tempo le cose migliorano. Ma neanche poi tanto. A metà aprile 2023 l’Arsenal pareggia in casa del West Ham per 2-2. È un risultato deludente, anche perché Saka ha sbagliato il rigore della vittoria. La storia si ripete. I profili social si riempiono di minacce e di insulti che il Mirror definisce «horrific», orribili. A distanza di qualche anno, però, le campagne d’odio che è stato costretto a subire sono diventate un elemento fondamentale per raccontare la crescita calcistica di Saka.
Un Ronaldo che «fa sorridere»
Figlio di genitori devoti al cristianesimo, abituato a leggere la Bibbia prima di andare a letto e cresciuto nel mito di Wembley, lo stadio vicino a cui sorgeva la villetta bifamiliare in cui viveva, Bukayo ha subito eletto Cristiano Ronaldo come suo nume tutelare. Con il suo idolo, però, condivide numeri da funambolo, ma non il modo di vedere il calcio.
Se il portoghese è diventato l’emblema del giocare robotico programmato per triturare record, dell’ego-mostro totalmente autoriferito che vive il calcio come occasione per affermare se stesso, l’inglese è riuscito a mantenere ancora intatta la sua freschezza. «Saka è un giocatore che ti piace vedere in questi momenti», ha scritto qualche giorno fa sul Guardian Barney Ronay, «che ti fa sorridere, che ti ricorda – tra una corsa, un lavoro e una copertura, perché è il più assiduo dei calciatori moderni – che in fondo si tratta ancora di gioco, di gioia, di divertimento e di invenzione».
Come in un cartone animato
È come se in lui coesistessero due personalità diverse. Una parte quasi fanciullesca e sognante, per cui il pallone è ancora un gioco e non un mestiere, e una adulta, dove l’ossessione per il miglioramento diventa carburante per raggiungere nuovi traguardi. Anche per questo Saka è un giocatore elettrico ed elettrizzante. Il suo tratto distintivo non è la velocità di corsa, o meglio, non solo. Perché l’inglese è un’ala capace di volare a 33,5 chilometri all’ora e di far capitare un’infinità di cose durante quella corsa. Avanza con il pallone attaccato ai piedi come in un cartone animato, quasi fossero un’unica entità, e trova sempre un modo diverso per saltare l’avversario.
Il dato interessante è che Saka non sembra dribblare solo con il movimento dei piedi, ma con la velocità del pensiero. I movimenti di tutto il suo corpo sono un costante bluff per i difensori, certo, eppure tutte le sue giocate sono frutto di decisioni prese molto prima di ricevere il pallone. A questo si deve aggiungere una certa dose di generosità. Saka è un giocatore capace di ripiegare sulla propria trequarti per aprire un triangolo che chiuderà in una manciata di secondi.
Il suo unico gol a Euro 2024 è stato comunque decisivo. Perché ha permesso all’Inghilterra di riprendere la Svizzera e di allungare la partita prima ai supplementari e poi ai rigori. Anche stavolta Saka si è presentato sul dischetto. E a differenza di quanto accaduto contro l’Italia ha segnato un penalty decisivo. Una prodezza che ha riscritto la sua parabola. E l’icona del successo azzurro ora è diventato il trascinatore dell’Inghilterra.
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