Sì, diamoci una mossa, popolare

Di Rodolfo Casadei
07 Agosto 2003
Contro l’abolizione della preferenza per le Europee e la riduzione del maggioritario a sistema cortigiano l’on. Mauro dice “sì” al trasversalismo di Mastella

On. Mario Mauro, che cosa c’è in gioco in questa storia della “preferenza sì, preferenza no” alle prossime elezioni europee?
C’è in gioco la democrazia, niente di meno. Il giorno che in Italia avremo un sistema maggioritario uninominale senza primarie per le politiche e un sistema proporzionale senza preferenza per le europee, avremo chiuso il cerchio: avremo realizzato un passaggio oggettivo dalla democrazia all’oligarchia. In un sistema maggioritario come quello statunitense a difesa della democrazia c’è l’istituzione delle elezioni primarie, indispensabili perché in questo modo si sceglie un candidato con un procedimento democratico, non si è mediati semplicemente dalla segreteria dei partiti. Parimenti, i sistemi proporzionali come quello italiano di una volta garantivano il potere dell’elettore non solo attraverso la facoltà della preferenza, ma addirittura attraverso le oggi tanto deprecate “cordate”, cioè quel voto di preferenza plurimo attraverso cui l’elettore configurava anche alleanze all’interno del gruppo parlamentare e poteva cercare di dare un’impronta all’azione politica del suo partito in un modo più preciso. Lo ripeto: maggioritario senza primarie e proporzionale senza preferenza sono la fine della democrazia, perché trasformano i partiti da soggetti che generano storia a delle corti, nelle quali si conta a seconda della prossimità al principe.
Perché, secondo lei, si vuole introdurre la “lista bloccata”, cioè la lista senza voto di preferenza con elezione dei candidati secondo il mero ordine di numero sulla lista, in occasione delle europee?
Per esempio per depotenziare candidature imbarazzanti per il partito. Immaginiamo un Cofferati eletto nelle liste dei Ds alle europee con l’attuale sistema, magari attraverso una specie di plebiscito degli elettori di sinistra: rappresenterebbe oggettivamente per chi gestisce attualmente l’esperienza dei Ds un serio problema politico. Invece un Cofferati nominato sul campo candidato sindaco di Bologna oppure collocato in una lista bloccata del centro-sinistra piuttosto che dei Ds è solo uno che fa politica per graziosa concessione: non rappresenta più un pericolo, non è un problema per la segreteria di quel partito. La lista bloccata è anche funzionale al progetto di chi pensa ai partiti come ad una sorta di squadra che non ha nessun altro compito se non di attuare puntualmente le indicazioni di chi, per circostanze o per volere della maggioranza degli iscritti in quel momento, dirige il partito. Il rischio vero di questo meccanismo è che l’esperienza della politica – che comunque essenzialmente è un’esperienza di partecipazione – si riduca ad un punto tale da trasformare un’esperienza di natura democratica – cioè dove attraverso la volontà degli elettori si attua un programma politico – in un’esperienza di oligarchi.
In un momento in cui si sollevano tante preoccupazioni circa la democrazia in Italia, come mai non c’è una forte sensibilità su questo tema?
La sensibilità sui temi di “ingegneria elettorale” è difficile che si manifesti, però sono sicuro di una cosa: nel momento in cui si arrivasse ad elezioni con una legge modificata nel senso della lista bloccata, noi avremmo una reazione di defezione dell’elettorato. Chi si riconosce nel partito di maggioranza relativa del centro-destra, quando va a votare alle europee vuole sapere prima se colui che vota sarà una persona che nell’Europarlamento parlerà pro o contro la clonazione, pro o contro quelle posizioni che tutelano la dignità della famiglia in Europa. Un elettore messo in imbarazzo su questi temi facilmente deciderà di non andare a votare. Io capisco che alcuni problemi reali esistono: gli eurocollegi italiani sono assolutamente sproporzionati rispetto alle capacità di un eletto di avere un nesso col territorio, un eletto del collegio del nord-ovest ha oltre 3mila comuni di cui occuparsi. Ma per ovviare a questo problema sono già depositate nel parlamento italiano ottime proposte di legge, come la proposta Colucci-Sanza-Lupi, firmata da oltre 60 parlamentari, che propone una sorta di razionalizzazione del sistema elettorale europeo ma non abolisce la preferenza. Questa proposta garantisce, attraverso l’introduzione di una quota assolutamente residuale di lista bloccata, la presenza al Parlamento europeo di figure che possono essere avvertite dai partiti come specialisti delle problematiche dell’Unione europea. Però un conto è una proposta ragionevole come questa, un conto è tagliare le ali tout court ad una democrazia di cui assolutamente il nostro Paese sente il bisogno.

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