
Rugby, Coste (Fir): «A Edimburgo c’è la possibilità di vincere. Però dobbiamo lottare. Loro non mollano mai»
«Credo che abbiamo trovato la strada per potercela giocare alla pari con tutti». Anche se «dobbiamo ancora migliorare e avere continuità di prestazioni» se vogliamo entrare a far «parte a pieno titolo del 6 nazioni» di rugby. A parlare è Georges Coste, classe ’44, ex mediano di mischia del Perpignano e allenatore della nazionale italiana che attualmente collabora con la Federazione italiana di rugby, alla vigilia della sfida che sabato vedrà contrapporsi a Edimburgo l’Italia e la nazionale scozzese, dopo la «grandissima» vittoria contro la Francia.
Coste, come valuta la recente vittoria dell’Italia contro la sua Francia?
Questa è una nazionale di spessore, ha grande qualità ed esprime un bel gioco; è un gruppo, compatto, omogeneo e armonioso, che ha compiuto una prestazione di alto livello. E il risultato è stato la conseguenza coerente di queste premesse.
I francesi se l’aspettavano?
Loro sono venuti per vincere ma l’Italia è riuscita a metterli, anche da un punto di vista tecnico, in grande difficoltà. Non ci sono altri motivi per spiegare questa vittoria, se non la grandissima prestazione del gruppo.
Dei singoli, invece, cosa dice?
Certamente ci sono giocatori che hanno un animo superiore come, per esempio, Jorquera, Parisse e Castrogiovanni, che sanno dare impulso all’azione. Però io metto sempre la prestazione del collettivo davanti a quella dei singoli, perché l’azione del singolo giocatore, nel rugby, è la prosecuzione di quella del tuo compagno.
Come vede la sfida di sabato contro la Scozia?
Tutti gli avversari vanno rispettati. Non bisogna incappare nell’errore di pensare di andare lì da loro e vincere facilmente. Anche con la Scozia il risultato sarà il riflesso della prestazione e il risultato verrà solo se sarà il frutto di un contenuto. Speriamo, pertanto, che il contenuto di sabato assomigli a quello del match di domenica con la Francia. Detto questo, la possibilità di vincere c’è. E se si perde, allora, vorrà dire che loro saranno stati più forti.
I ragazzi e l’allenatore sentono la pressione?
È normale che, dopo una bella prestazione come quella contro la Francia, un po’ di pressione ci sia. Ma occorre distinguere: l’attesa dei tifosi è una cosa, preparare la prossima sfida un’altra.
Come si prepara?
Primo, recuperando al meglio da domenica; secondo, lavorando sul gioco e sulla strategia, sia da un punto di vista fisico sia tecnico e psicologico. Poi, servono serenità e fiducia. E comunque si vince sul campo, non prima.
La sua nazionale ha giocato spesso con la Scozia. Che tipo di avversari sono?
Nel mio periodo, tra il ’93 e il ’99, li abbiamo incontrati spesso e abbiamo perso. Ma tre o quattro volte li abbiamo battuti. Sono una squadra molto dignitosa in rapporto ai principi e alla deontologia del rugby: non molla mai, si gioca sempre la partita; a volte è brillante, a volte un po’ meno. Di certo, devi lottare se vuoi vincere con loro.
Quanto è cresciuto l’Italrugby degli ultimi anni?
Tanto. Il movimento italiano del rugby deve prendere questa nazionale a modello e andare avanti su questa strada. La cosa importante è che il risultato sia sempre il frutto di un lavoro, anzi, di tanti momenti di lavoro e riflessione da parte di dirigenti e giocatori. Solo così potremo diventare una squadra che non vince più solo per un exploit positivo un po’ imprevisto ma che fa parte a pieno titolo del 6 nazioni, potendo regolarmente giocare per vincere.
Ci stiamo riuscendo?
Dobbiamo ancora migliorare e avere continuità di prestazioni, ma la strada da percorrere per arrivare al momento in cui potremo giocarcela alla pari con tutti credo che sia stata trovata.
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