
Room 237, un documentario per svelare il significato oscuro di Shining
[internal_video vid=77306]Il 29 marzo nelle sale americane uscirà l’atteso documentario Room 237 . Scritto e diretto da Rodney Acher, il film racconta il dietro le quinte del capolavoro del 1980 di Stanley Kubrick, Shining, soffermandosi sull’apparente simbolismo racchiuso tra le memorabili sequenze della pellicola.
LUCCICANTE. Molti critici e appassionati ammiratori di Kubrick portano avanti da anni la convinzione che il regista volesse raccontare molto più di una semplice storia di orrore familiare tra le mura di un vecchio hotel. Com’è noto, Shining (traducibile con “luccicante” in italiano) è l’adattamento cinematografico di un romanzo di Stephen King e racconta di uno scrittore fallito e tormentato dal vizio dell’alcol, che accetta un lavoro come custode di un albergo del Nord America, isolato durante l’inverno a causa delle potenti nevicate. Tra i corridoi dell’hotel Jack e il piccolo Danny faranno la conoscenza con inquietanti fantasmi, che spingeranno alla pazzia lo scrittore.
SIMBOLI. Il documentario si occupa di indagare le possibili piste simboliche legate al film, con l’aiuto di alcuni esperti. L’esigenza di questo lavoro nasce dalla volontà di Rodney Acher e del suo produttore di scoprire cosa si cieli dietro la loro pellicola preferita. Tre le piste percorse: il film come metafora dell’Olocausto degli ebrei, la seconda come rappresentazione del genocidio dei nativi americani e la terza come la prova che gli Stati Uniti abbiano inscenato lo sbarco sulla Luna.
OLOCAUSTO. Il professore di storia Geoffrey Cocks, per esempio, si dice convinto dei rimandi del film allo sterminio degli ebrei per l’uso che Kubrick fa del numero 42. Danny indossa una camicia di baseball con il numero 42 sulle maniche, mentre in un’altra scena si vede un televisore che mostra alcune immagini dell’estate del 1942. Questo fu l’anno in cui i funzionari nazisti si riunirono per la conferenza di Wannsee all’interno della quale pianificarono la “Soluzione finale della questione ebraica”.
INDIANI E APOLLO. L’ex corrispondente di guerra, Bill Blakemore, intervistato dagli autori del documentario spiega perché il film potrebbe concentrarsi invece sul maltrattamento subito dagli indiani d’America. Una delle prove più importanti a carico di questa tesi è nella prima parte del film, quando si scopre che Overlook nasce sulle ceneri di un antico cimitero indiano. Andando avanti nel film si vede Jack Nicholson far rimbalzare una palla di gomma su un arazzo indiano e nella dispensa dell’albergo ci sono alcune scatole di lievito Calumet, la parola che indica la tipica pipa indiana. Per provare invece l’esistenza di una teoria volta a dimostrare il finto allunaggio dell’Apollo 11 basterebbe guardare la sequenza in cui Danny gioca con le macchinine sul tappeto dell’hotel, che ha una strana forma esagonale. La stessa forma della rampa di lancio dell’Apollo 11. Senza dimenticare che la distanza della Luna dalla Terra è di 237 mila miglia. 237, proprio come il numero della stanza 237.
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