Rom contro Milano: la Procura apre un fascicolo

Di Caterina Giojelli
31 Dicembre 2010
La vicenda della mancata assegnazione delle case popolari alle 25 famiglie del campo nomadi di via Triboniano continua a dare filo da torcere alla giunta milanese. Le grane vengono da Palazzo di Giustizia e dall'apertura di un'inchiesta che vuole indagare “possibili attività determinate da motivi di discriminazione razziale” da parte delle amministrazioni

Ora è il turno della procura. Nonostante le vibrate proteste del sindaco Letizia Moratti la vicenda della mancata assegnazione delle case popolari alle 25 famiglie del campo nomadi di via Triboniano continua a dare filo da torcere alla giunta milanese. E questa volta le grane vengono direttamente da Palazzo di Giustizia e dall’apertura di un’inchiesta che sulla base della sentenza del Tribunale civile di Milano dello scorso 20 dicembre vuole indagare “possibili attività determinate da motivi di discriminazione razziale” da parte delle amministrazioni. A renderlo noto è il procuratore aggiunto Armando Spataro di intesa con il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati.

Il fascicolo per il momento non ha indagati né precise ipotesi di reato ma il riferimento alla possibilità di “comportamenti omissivi” del comune di Milano per motivi di “razzismo” è chiaro: la Procura acquisisce l’ordinanza con cui il giudice civile Roberto Bichi ha accolto il ricorso per discriminazione promosso da dieci rom destinatari delle case contro il Comune nella persona del sindaco Letizia Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi, e il ministero dell’Interno nella persona del ministro Roberto Maroni. Secondo il giudice il Comune sarebbe venuto meno all’accordo stipulato dalla giunta per assegnare le case ai rom sulla base di discriminazioni etniche. Non solo, la Procura avrebbe acquisito anche l’intervista al Corriere della Sera del 30 ottobre scorso, richiamata dal giudice civile Bichi, in cui Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l’emergenza rom, dichiarava che «una parte politica della maggioranza del Comune di Milano, preoccupata di un possibile messaggio negativo per i cittadini milanesi, ha deciso di rivedere gli impegni già presi», aggiungendo anche di aver trovato “soluzioni alternative” interpellando ”i privati”.

«Alla magistratura non possono interessare le valutazioni politiche», ha naturalmente precisato Spataro
aggiungendo che saranno acquisti documenti e informazioni anche presso la Casa della Carità di don Colmegna alla quale, con Ceas e consorzio Farsi prossimo, è stata affidata la gestione degli alloggi degli “sgomberati” dal Triboniano allo scopo di «ricostruire il completo iter della vicenda». Gelo tra le amministrazioni: «Sono decisioni che competono alla politica più che alla magistratura, quindi mi sembra che dovrebbero essere i Consigli Comunali a dover deliberare»: così il governatore lombardo Roberto Formigoni si era espresso sulla sentenza del Tribunale, «altrimenti conviene consegnare le chiavi della città ai giudici e ce ne andiamo tutti a casa», aggiunge oggi il vice sindaco e assessore alla Sicurezza del comune di Milano Riccardo De Corato, ricordando che non esiste una delibera che imponga la cessione di case ai rom, «il Comune ha solo concesso un affitto calmierato per 25 case Aler escluse dalla disciplina Erp e destinate a situazioni di fragilità sociale».

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