Risparmio, agli italiani piace “liquido”

Di Mariarosaria Marchesano
30 Ottobre 2017
Rapporto Ipsos-Acri: torna l’ottimismo per la ripresa economica, ma crescono i contanti sui conti correnti. In pochi sanno scegliere l’investimento più adatto alle proprie esigenze.

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Le condizioni dell’economia migliorano? Torna un clima di fiducia nel paese? Tutto bene, ma gli italiani preferiscono oggi più di ieri tenere soldi liquidi sul conto corrente. Un po’ per far fronte alle emergenze, un po’ per la difficoltà a trovare sul mercato prodotti finanziari poco rischiosi. E’ uno dei dati più significativi che emerge dall’indagine realizzata da Acri e Ipsos in occasione della 93esima giornata mondiale del risparmio che si celebra il 31 ottobre. Il rapporto (Risparmio: quali prospettive?) rileva un generale recupero della fiducia, soprattutto tra i più giovani, dovuto alla ripresa economica. Il 2017 mostra un “lento ritorno alla normalità”: paura e preoccupazioni, pur ancora presenti, stanno lasciando spazio a un atteggiamento più tranquillo e fiducioso nel futuro, anche se con forti, e preoccupanti, differenze tra nord e sud del paese.

SCETTICISMO SU STRUMENTI DI TUTELA. In questo contesto di crescente positività sorprende il diffondersi di un certo scetticismo rispetto alle soluzioni di investimento. Il 67% degli italiani preferisce, infatti, mantenere sul conto corrente almeno una parte dei propri risparmi. Insomma, la liquidità innanzitutto. La tendenza è in netto aumento rispetto al 2001 quando questa percentuale era pari al 49% della popolazione ed cresciuta e si è consolidata a partire dalla crisi finanziaria mondiale scoppiata a cavallo tra il 2007-2008. Approfondendo questo aspetto del rapporto Ipsos-Acri (presentato a Roma il 30 ottobre) si ritrovano tutti i limiti della cultura finanziaria del nostro paese che di recente sono stati messi in evidenza dall’Ocse facendo scattare un piano nazionale di ‘alfabetizzazione’. Da quando, infatti, il popolo dei risparmiatori si è ritrovato di fronte a una complessità di prodotti finanziari sul mercato tra cui dover scegliere, in alternativa ai tradizionali titoli di stato e obbligazioni – resi poco convenienti nell’epoca dei tassi zero – sui conti correnti è cominciata ad aumentare la liquidità. Dall’indagine, infatti, emerge che gli italiani sono abbastanza soddisfatti di come gestiscono i propri risparmi (54%), ma pochi si ritengono in grado di individuare l’investimento adatto alle proprie esigenze (36%). “Questo è dovuto alla ridotta cultura finanziaria e alla bassa fiducia in leggi e regolamenti che tutelano il risparmio”, è scritto nella ricerca. Il 66% ritiene, infatti, che gli strumenti di tutela siano inefficaci e questo è un dato preoccupante, anche se in miglioramento rispetto al 2016. E’ molto probabilmente l’effetto di scandali bancari che hanno minato il rapporto di fiducia tra cittadini e sistema.

PIU’ ATTENZIONE A CHI PROPONE I PRODOTTI. Molti italiani hanno comunque compreso che devono informarsi sempre di più per essere protagonisti delle proprie decisioni finanziarie. La preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda più di 2 italiani su 3; chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi. Sembra che l’investimento ideale non esista più. Gli italiani si dividono così in tre gruppi quasi omogenei: il 33% ritiene che proprio non esista un modo per mettere al sicuro i propri soldi, il 31% ritiene che l’unica via sicura sia rappresentata dagli immobili e il 29% ritiene, invece, vi siano investimenti finanziari più sicuri di altri. Un residuo 7%, infine, è rappresentato da coloro che indica come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (si tratta della fascia di popolazione con maggiori disponibilità economiche e più propensa a correre dei rischi). La conclusione che si può trarre dopo aver analizzato questo spaccato, secondo il rapporto, è che il risparmiatore italiano rimane attento alla (bassa) rischiosità del tipo di investimento, ma in misura minora rispetto al passato. Cresce, invece, la rilevanza della “solidità del proponente”, in altre parole la reputazione della banca, del promotore o dell’intermediario finanziario (dal 24% al 30%). Tutti questi dati dovrebbero aprire nuove riflessioni sul tema del risparmio in Italia e sulla sua gestione. La percezione di una ripresa economica e finanche una maggiore soddisfazione riguardo la propria situazione economica non basta a convincere le persone a investire tutto o quasi il denaro che si riesce a mettere da parte. Per fare un salto di qualità bisognerebbe lavorare su tre fronti. Il primo è l’educazione finanziaria volta a migliorare il livello di conoscenza degli italiani. In secondo luogo dovrebbe svanire quella certa diffidenza nei confronti degli operatori che distribuiscono prodotti finanziari. E, infine, proprio intermediari dovrebbero impegnarsi per aumentare il grado di trasparenza e di rispetto delle nuove normative (soprattutto europee) che regolano il settore.

@MRosariaMarche2

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