
Riprodurre una stella in laboratorio: il nuovo «sogno prometeico»

Si può riprodurre una stella in laboratorio? La verità è che non lo sa ancora nessuno, ma è l’ambizione di chi, dagli anni Cinquanta, cerca di trasformare la fusione nucleare da settore di ricerca a progetto tecnologico e commerciale concreto. Come Ambrogio Fasoli, direttore dello Swiss Plasma Center di Losanna e presidente del Consorzio EUROfusion, che unisce in uno sforzo titanico i paesi europei, in collaborazione con le altre potenze mondiali, nel tentativo di trovare il Sacro Graal dell’energia.
«Le rinnovabili non bastano»
Come spiegato dal professore domenica al Meeting di Rimini, tutti ormai hanno capito che «le rinnovabili non possono bastare» a offrire in modo certo, costante e programmabile l’energia di cui c’è bisogno «senza danneggiare la salute del pianeta».
La fusione nucleare potrebbe essere la soluzione a tutti i problemi perché, come la reazione sorella della fissione nucleare, libera una enorme quantità di energia senza rilasciare in atmosfera le emissioni di CO2, e ha bisogno di una quantità di combustibile milioni di volte inferiore rispetto all’utilizzo di gas, petrolio o carbone.
Inoltre, rispetto alla fissione, produce meno scorie radioattive a lungo termine, è ancora più sicura e ha bisogno di un combustibile che tutti i paesi del mondo possiedono, perché si trova nell’acqua.
Il sogno della fusione nucleare
La fusione nucleare, come sottolineato dalla seconda relatrice dell’incontro delle 19, Marcella Marconi, direttore dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte, è ciò che permette alle stelle di risplendere e di vivere e, di conseguenza, «anche a noi visto che la nostra vita dipende dal Sole».
Riprodurre la fusione nucleare sulla Terra è però «enormemente difficile», come Tempi aveva spiegato in modo dettagliato in una lunga analisi che potete ritrovare qui.
Iter, Demo e gli altri progetti
Ci stanno provando in tanti e uno dei progetti più ambiziosi è quello del consorzio di cui Fasoli è presidente. In Francia è attualmente in costruzione Iter, il reattore termonucleare sperimentale che potrebbe entrare in funzione nel 2025 e che ha lo scopo, nel corso dei decenni, di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione come fonte di energia.
Se funzionerà, nel 2050 sarà sostituito da Demo, l’ultimo reattore sperimentale prima della commercializzazione. Contemporaneamente ci sono oltre 30 aziende che stanno investendo nel settore, su modelli alternativi a quello portato avanti dalla comunità internazionale.
Come dichiarava a Tempi Matteo Passoni, ingegnere nucleare, ordinario in Fisica teorica della materia al Politecnico di Milano, «la fusione nucleare è ancora una tecnologia di là da venire». Ma come dichiarato al Meeting da Fasoli, per quanto riprodurre una stella «assomigli al sogno di Prometeo, è una transizione che non possiamo più posticipare».
Foto Ansa
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