
Riforma scolastica in Turchia: più islam e più Erdogan

In Turchia Recep Tayyip Erdogan punta a costruire il nuovo Impero Ottomano non soltanto con azioni di forza, continuando ad arrestare gli oppositori, ma anche attraverso la cultura. Per plasmare le giovani menti, e quindi i futuri cittadini, il presidente è intenzionato ad apportare modifiche significative nei programmi scolastici. Il funzionario del ministero dell’Istruzione turco Alpaslan Durmuş ha annunciato tramite un video pubblicato sul sito del ministero una serie di novità, oggetto di grande dibattito già da diversi mesi. I cambiamenti tuttavia non sono ancora stati approvati in via definitiva, ma bisognerà aspettare probabilmente la settimana successiva alla festa islamica Eid che segna la fine del mese del Ramadan (che quest’anno cade il 25 giugno).
«VALORI NAZIONALI». In sostanza, i nuovi programmi avranno un’impostazione più religiosa e nazionalista, ponendo maggior enfasi alla dimensione islamica, per «proteggere i valori nazionali». Per esempio, si diminuirà lo studio del fondatore dello stato turco Mustafa Kemal Atatürk e delle tradizioni secolari da lui introdotte, e i programmi di storia, ha annunciato Durmuş, non avranno un approccio «eurocentrico». Non è un caso che proprio Atatürk sia la figura di riferimento di quanti si oppongono all’islamizzazione del paese promosso dal partito di Erdogan, l’Akp. Si incrementerà invece lo studio della religione e si darà maggior spazio al contributo di scienziati musulmani e turchi, escludendo inoltre la teoria di Darwin dai programmi pre universitari. Ci saranno novità anche nell’insegnamento della storia contemporanea: verrà introdotto lo studio del tentato colpo di stato turco dello scorso 15 luglio che ha portato al rafforzamento del potere di Erdogan, un avvenimento già fortemente enfatizzato e politicizzato per diffondere la visione del presidente sul paese. Come riportato da Politico, poche settimane dopo le vacanze estive del 2016 era stato diffuso tra gli studenti un opuscolo rilasciato dal governo che spiegava come si era svolto il tentato colpo di Stato ed erano stati mostrati dei video in cui Erdogan legge delle poesie e altri video sui bombardamenti sulle strade di Ankara.
CAMBIARE LE PAROLE. Il dibattito tra islamismo e secolarismo va avanti da quanto Erdogan ha vinto il referendum costituzionale che gli ha conferito nuovi poteri. Molti religiosi turchi appoggiano il presidente perché vedono la sua ascesa come una difesa contro i «turchi bianchi», ossia un’élite troppo vicina ai valori occidentali. Per affermare con ancora maggior forza la volontà di difendere l’identità nazionale, Erdogan non si accontenta di controllare la scuola, ma sembra intenzionato a metter mano persino alla lingua. L’Economist scrive che il presidente ha dichiarato a maggio di voler depurare la lingua turca da ogni influenza occidentale abolendo le parole straniere. Già Atatürk fu artefice di una riforma linguistica per sganciarsi dalla cultura araba e persiana e ora sembra che Erdogan voglia ripristinare la situazione originaria. Nel 2014 propose di introdurre nelle scuole dei corsi in lingua turco ottomana (oggi studiata solo da linguisti, storici e religiosi), ma la consultazione popolare bocciò l’idea. In un’intervista, riferisce sempre l’Economist, il presidente dell’Associazione per la lingua turca (Tdk) ha specificato che l’eliminazione dei termini stranieri riguarderebbero solo quelle parole «bizzarre» che risultano incomprensibili alla maggior parte dei turchi.
Foto Ansa
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