La ridicola idea dell’Università di Genova che vuole introdurre il libretto per trans

Di Federico e Jacopo
16 Maggio 2015
Due giovani giuristi scrivono una lettera all'ateneo che vuole riconoscere il concetto di “identità di genere”, anche se questo non esiste nel nostro ordinamento

trans-bambini-chicagoIl 14 maggio sulla pagina Facebook dell’Università di Genova è apparso il seguente messaggio: «Pari opportunità: Venerdì 22 maggio, alle ore 15, nell’Aula Magna del Palazzo dell’Università (via Balbi 5) si terrà un convegno su “Il doppio libretto universitario. Riconoscimento delle identità di genere e percorsi di transizione”, organizzato dal Comitato per le pari opportunità. Questo consentirà alle studentesse e agli studenti in transizione di genere di ottenere, prima dell’eventuale emanazione della sentenza di rettifica di attribuzione di sesso, il rilascio di un libretto elettronico sostitutivo, recante il nome d’elezione corrispondente alla identità di genere del/della richiedente».
Due giovani giuristi, che ci hanno chiesto l’anonimato almeno per quanto riguarda il cognome, hanno scritto una lettera aperta ai rappresentanti dell’ateneo, che di seguito pubblichiamo.

La presente con riferimento all’evento organizzato per venerdì 22 maggio ore 15:00 nell’Aula Magna del Palazzo dell’Università, in via Balbi n. 5. Al di là degli opinabili contenuti di merito, da un punto di vista prettamente giuridico si osserva quanto segue:

Il concetto di “identità di genere” non è allo stato contemplato da alcun atto normativo nel nostro ordinamento. Tale concetto, basato su aspetti prettamente soggestivistici ed interni, a differenza del sesso biologico, sfugge ad ogni qualificazione giuridica per ragioni di certezza del diritto. Dare rilevanza ad un tale concetto, in assenza di previsioni normative positive, significa di fatto ignorare che la volontà del Legislatore, che ha stabilito che, sino ad oggi, l’identità di genere non debba essere rivestita di rilevanza giuridica.

Inoltre, il riconoscimento da parte della pubblica Università in indirizzo della possibilità agli studenti “in transizione di genere” di ottenere un effetto anticipatorio della sentenza giudiziale, significa di fatto aggirare la competente sede giuridisdizionale. Tale atto, infatti, assume un valore costitutivo dell’avvenuto cambiamento di sesso, e in assenza della pronuncia dei competenti organi, nessuna rilevanza può essere garantita alla mera “volontà” individuale. Assicurare un effetto anticipatorio, anche se ai soli effetti del caso, equivarrebbe ad arrogarsi il diritto di sostituirsi alla competente giurisdizione.

Tutto ciò potrebbe quindi configurarsi come un’iniziativa praeter legem, non del tutto rispettosa dell’attuale normativa vigente, essendo lo spettabile Ateneo parte del sistema d’istruzione dello Stato.

Con preghiera di divulgare il presente messaggio, anche dandone lettura nel corso dell’evento, al fine di instaurare un sano contraddittorio in merito alle questioni giuridiche trattate, si porgono i più cordiali saluti,

Federico, Jacopo, e altri giuristi di buon senso

Articoli correlati

21 commenti

  1. marco53

    ma non ci son problemi più seri per chi fa l’università e deve iniziare a lavorare? fanno ridere!

    1. Frank

      In realtà la domanda sarebbe: ma perché mai dovrebbe interessare a voi del genere scritto sul libretto universitario di un’altra persona?

      1. yoyo

        Infatti ci interessa che con una operazione del genere si insulti la natura, non cosa il singolo dichiara. Della vita privata del omosessuale non ci interessa proprio nulla, perché dovrebbero imporci di conoscerla in quel modo?

        1. 666

          Forse perché gli omosessuali sono persone come tutte le altre e hanno diritto ad essere se stesse come le altre e non a nascondere la propria identità?

          1. Q.B.

            Mo’ me scappa a lacrimuccia, me scappa. Poveri omosessualucci belli di mamma loro che non hanno diritto a essere se stessi e intanto ci frantumano i pendenti sia i giorni pari che quelli dispari.
            Ma che dei vostri piagnistei la gente è arrivata al punto ne ha piene le sporte non ve lo aveva detto ancora nessuno?

  2. michele

    Un grosso plauso a Federico, Jacopo e a tutti gli altri firmatari della lettera, però cribbio, almeno da giuristi non facciamo errori gravi come quelli presenti in questa frase “Dare rilevanza ad un tale concetto, in assenza di previsioni normative positive, significa di fatto ignorare che la volontà del Legislatore, che ha stabilito che, sino ad oggi, l’identità di genere non debba essere rivestita di rilevanza giuridica.”
    a) Tutto ciò che non è espressamente vietato è permesso (si dovrebbe conoscere la lacuna)
    b) il legislatore, proprio sull’identità di genere e cambio sesso ha previsto una legge, la 164 del 1982
    c) proprio a seguito e all’interpretabilità di detta legge è stata emessa una sentenza dal Tribunale di Messina nel novembre del 2014 volta proprio a tutelare l’identità di genere, in quanto il Magistrato (sicuramente comunista e ostaggio delle lobby gay), ha consentito il cambio di sesso anche in assenza dell’intervento demolitivo-ricostruttivo degli organi genitali. Dobbiamo anche rivolgerci alle univerità di Trento, Bologna, Urbino, Padova e Verona dove già questo scempio esiste addirittura dal 2013 (sigh…che mondo)

    1. Michele2

      b) La legge 164 non fa alcuno riferimento all’identità di genere, anzi parla proprio di “intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali”.
      c) Un tribunale (per quanto, più che ostaggio, zelante e convinto esecutore della volontà gay) non è il legislatore. Per le altre università succitate ci avranno pensato i relativi docenti, non crede?

      1. Cisco

        @Michele

        Premesso che sugli interventi demolitivi degli organi genitali (in particolare quelli maschili a forma sferica) hai ampiamente sopperito al Legislatore, vorrei sommessamente farti presente che anche un dilettante del diritto come me conosce la differenza tra atto normativo e sentenza di un tribunale. La legge 164 del 1982 – che prima citi in un senso e poi in un altro (forse si tratta di un disturbo dell’identità giuridica) – non fa appunto alcun riferimento all’identità di genere. L’unica identità che esiste è quella sessuale: maschietti col grembiulino blu e femminucce col grembiulino rosa. Per l’orrore di tutte le femministe e del mondo arcobaleno in crisi d’identità.

    2. Q.B.

      Le sentenze dei giudici oramai valgono quanto i vaticini del maggio Otelma.

      Recentemente proprio un giudice ha mandato libero dal rimpatrio un albanese sull’assunto che é un paese membro dell’Unione Europea.

      Lo sbraco totale e il crollo della cultura anche giuridica oggi rendono possibile questo e ben altri scempi.

      E confermo che si, é uno schifo..

      1. Q.B.

        … sull’assunto che l’Albania è un paese membro dell’unione europea… e naturalmente il divino Otelma è un mago, non un maggio,

  3. Yoyo

    Questi episodi fanno più male alla comunità omosessuale delle violenze dei criminali.

  4. Cisco

    Alle lobby LGBTetc non interessa il rispetto della legge, ma solo forzature ideologiche per attuare la rivoluzione culturale del gender: l’identità e’ mia e me la gestisco io. Cioè il contrario di ciò che un sistema giuridico deve fare: regolare situazioni oggettive, non percezioni soggettive.

I commenti sono chiusi.