Ricomincia la manfrina sul ddl Zan e a noi viene in mente Lucio Dalla

Di Emanuele Boffi
26 Ottobre 2021
Fossimo omosessuali, saremmo inviperiti dall'essere usati come utili idioti da una sinistra che sventola i nostri sentimenti come bandierine a seconda del momento politico
Lucio Dalla

Lucio Dalla

Ricomincia la discussione sul ddl Zan e, francamente, non se ne può più. Non è tutto già visto, già detto, già raccontato? Fossimo omosessuali, saremmo inviperiti dall’essere usati – usati come utili idioti – da una sinistra che sventola i nostri sentimenti come bandierine a seconda dell’opportunità e del momento politico.

«Il ddl Zan è una priorità», diceva Enrico Letta prima della tornata elettorale. Poi la nota vaticana, la campagna elettorale e un silenzio figlio della doppiezza. Ora si torna a parlarne, cercando il compromesso, da un lato, e premendo contro Lega e Fdi, dall’altro. La politica, a destra e a sinistra, è un po’ ipocrita per natura (è normale: è lotta per il consenso), ma fino a che punto si può continuare a prendere in giro la gente in questo modo?

Umanità etichettata

Fossimo omosessuali ne avremmo le scatole piene di tutte le Cirinnà e i Zan che ci usano per prendere voti, per vendere libri, per le photo opportunity davanti alle panchine arcobaleno nei parchi. Non c’è condivisione, grazia, amicizia, ma solo calcolo, strategia e lagna in questo circo messo in piedi da una sinistra cinica che non vede la persona, ma il suo genere, non vede il fratello, ma il suo istinto, non vede il mistero della condizione umana, ma la sua etichetta.

Tutti abbiamo un sesso con cui veniamo gettati nel mondo, ma nessuno è solo e soltanto la sua tendenza affettiva. Perché questa ghettizzazione? Perché questa ansia monomaniacale, questa paranoica ossessione?

Testori: sono mascherate

Giovanni Testori, intervistato da Luca Doninelli, diceva: «La sola posizione giusta e rispettosa dei segreti, dei misteri, degli affetti e dei rapporti che ho e che ho avuto, è stata quella della mia famiglia, degli amici più cari e dei giovani di Comunione e liberazione: da tutti loro non mi sono mai sentito giudicato, ma solo accolto in virtù di un atto di carità che è anche giustizia. Tutto ciò che è in più – approvazione, giustificazione, esternazione, spettacolarizzazione dell’omosessualità – lo trovo “fuori”, non necessario, non utile. Non aiuta a star meglio, ad essere più felici. E mi riferisco ai cosiddetti “movimenti di liberazione”. Non parliamo, poi, di questa esecranda idea delle nozze tra ragazzi. Che senso ha questo spirito di rivalsa a tutti i costi, questa sindrome dell’ufficialità? Io capisco, e difenderei con tutte le mie forze, il terribile diritto che l’uomo ha di svolgere il proprio destino. Immaginiamo che in un paese totalitario si fucilino gli omosessuali, o si leghino e si gettino in mare. Allora sì, per un diritto totale alla vita, mi batterei. Ma queste qui sono mascherate» (Conversazioni con Testori, edizioni Silvana Editoriale, pagine 154-156).

Lucio Dalla: «Cazzo, non è vero»

E Lucio Dalla, il grande Lucio Dalla, in una delle rarissime interviste in cui accettò di trattare l’argomento trovò parole belle, ariose, vere per parlare di sé e del suo sentimento del mondo e delle cose, dell’amicizia e dei rapporti affettivi, con un respiro (e un pudore) che questi imbalsamatori dell’umano mistero nemmeno si sognano. E quando l’intervistatore provava a marchiarlo, a fargli ammettere o capire che una sua dichiarazione sarebbe stata importante, un suo coming out – come si dice orrendamente oggi – avrebbe contribuito alla battaglia sui diritti, Lucio Dalla, il grande Lucio Dalla, rispondeva: «Ma no cazzo, ma non è vero!».

Foto Ansa

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