
Perché uno del 2009 che dà l’esame di terza media è una notizia

Felice De Lucia, 13 anni, ha superato l’esame di terza media lunedì. Ora potrà iscriversi a un istituto tecnico industriale per inseguire la sua passione, la meccanica. Genitori con le lacrime agli occhi, personale docente congratulante, festicciola degli amici a seguire.
Felice, unico nato nel 2009, e l’esame di terza media
Ma che notizia sarà mai questa, per quanto sia una di quelle buone? E chi è questo normalissimo ragazzino italiano alle prese con i primi esami scolastici tanto da far parlare i giornali? Spieghiamo. Felice è l’unico nato del 2009 in un paesino della provincia di Salerno ai confini con la Lucania, si chiama Ricigliano, circa mille abitanti abbarbicati su un cucuzzolo dell’Appennino lucano che guarda la Campania, luogo di antichissima genia risalente ai primi spostamenti dal Peloponneso verso quella che un giorno diventerà la Magna Graecia in larga parte dell’attuale Mezzogiorno.
È stato, Felice, la sola nascita di un’annata già segnata dal famoso inverno demografico, di cui oggi sembrano accorgersi un po’ tutti a dispetto delle voci clamanti nel deserto che, da trent’anni circa, lanciano l’allarme denatalità ricevendone in cambio ora indifferenza ora pernacchie e bucce di pomodoro in faccia. Ma certi effetti, innestati su altri fattori geopolitici particolari come le emigrazioni pre e post belliche che hanno dimezzato la popolazione di Ricigliano in meno di un secolo, generano situazioni originali come quella che raccontiamo. Ne ha parlato martedì l’edizione salernitana del Mattino di Napoli.
L’escamotage della pluriclasse
Felice, in pratica, ha completato un intero ciclo scolastico, dalla prima elementare alla terza media, da solo: proprio così, da solo, nel senso che lui era l’unico studente della sua classe per ogni anno seguito. Se ne nasce uno soltanto in un posto è ovvio che, poi, sarà solo lui a fare la prima, la seconda, poi la terza, eccetera, specie se non potrà (o, come vedremo, non vorrà) spostarsi in un centro limitrofo, dove certamente non si abbonderà di bambini/studenti ma almeno non ci saranno classi a una cifra.
E così il giovanissimo Felice, oggi tredicenne, a Ricigliano venne sistemato in una “pluriclasse”, escamotage tecnico che i vertici della nostra pubblica istruzione hanno immaginato per affrontare la desertificazione delle classi, speculare a quella di strade, piazze, case e chiese della nostra era sazia e disperata (cit.). Il giovanissimo, descritto dal carattere comprensibilmente riservato e silenzioso, è stato bravo e diligente trascorrendo i suoi 2.920 giorni di scuola, al lordo delle festività, praticamente “in solitudine”: all’istituto di I grado di Ricigliano, tanto per capirci, c’erano tre studenti di prima, quattro di seconda e Felice soltanto in terza, con i docenti tutti per sé.
Ha resistito (nella bella e ben raccontata storia Il Mattino non ha fatto economia del termine à la page “resilienza”) un po’ a tutto, alle difficoltà soggettive ed oggettive proprie e della sua famiglia, ha dovuto rinunciare a quel che vi è di più naturale e importante, al netto della didattica, nella scuola, cioè il confronto/scontro quotidiano con i propri coetanei, ha stretto i denti come un adulto per otto lunghi anni fino all’altro ieri quando, alle 8,30 in punto era sui banchi o, meglio, sul banco per discutere una tesina sulla “Turniata”, festa tipica del luogo in onore di San Vito.
«La forza di volontà di Felice»
«Molte volte siamo stati invogliati a trasferirlo in una scuola del paese vicino, San Gregorio Magno, ma ho pensato che Felice potesse farcela lo stesso anche in una pluriclasse come in una classe ordinaria» – ha detto la mamma al Mattino – «e lui stesso, per la verità, ha preferito fare in questo modo. È stata molto dura, Felice è anche un po’ introverso ma questa esperienza l’ha fatto maturare, si è aperto, è stato un anno molto bello per lui».
L’anno della pandemia, il 2019, fu quello della sua prima media, con la famigerata Dad e con ragazzini più grandi di lui che frequentavano le classi superiori: momento difficile per tutti, verosimilmente per Felice un po’ di più. Ma anche quello scoglio fu superato, fino ad arrivare all’altro ieri con un traguardo raggiunto che fa ben sperare per il futuro di questo ragazzino, allenato a sfidare se stesso più che le difficoltà esterne.
Il sindaco di questo ameno borgo montano, Giuseppe Picciuolo, ha consegnato a Felice De Lucia un attestato di benemerenza per il risultato ottenuto, insegnanti e amici gli hanno regalato un nuovo astuccio con penne e colori a ricordo dell’impresa. «La forza di volontà di Felice» – ha aggiunto il primo cittadino – e della sua famiglia rappresentano la voglia di non arrendersi dinanzi alle difficoltà».
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