
Revisionismi irakeni
I paragoni tra la guerra in Irak e quella del Vietnam diventano sempre più frequenti ora che l’opposizione alle politiche di Bush si sta facendo più forte all’interno delle cerchie politiche americane, partito repubblicano compreso. Bush e i suoi consiglieri neoconservatori si trovano sulla difensiva, mentre i democratici e i conservatori repubblicani tradizionali attaccano la decisione di invadere l’Irak come «il più grande errore strategico commesso in tutta la storia degli Stati Uniti», per dirlo con le parole del generale William Odom. Un numero crescente di americani sta riconsiderando anche le parole del conservatore repubblicano Pat Buchanan: «Invadendo l’Irak, abbiamo attaccato e occupato un paese di 25 milioni di abitanti che non ci aveva attaccato, che non ci minacciava e con non voleva combattere una guerra contro di noi – allo scopo di togliergli delle armi che ora sappiamo non aveva mai posseduto». Quanto alla tesi che l’invasione era una parte essenziale della lotta al terrorismo, Buchanan ha scritto: «Semplicemente assurda. Rischiamo ogni giorno con l’Iran e la Corea del Nord, due nazioni molto più potenti dell’Irak, esattamente come, durante la guerra fredda, rischiavamo ogni giorno con la Russia e la Cina, entrambe potenze nucleari, che avevano missili a lunga gittata e armi di distruzione di massa. Ma, esattamente come Saddam, potevano essere sottoposte a una politica di deterrenza».
è questo il punto centrale: la minaccia posta da al-Qaeda e altri gruppi terroristici agli Stati Uniti è analoga a quella che, durante la guerra fredda, ponevano l’Urss e gli altri paesi del mondo comunista? Se la risposta è affermativa, allora la guerra irachena assomiglia sempre di più a quella del Vietnam. All’inizio, gli americani considerarono il conflitto in Vietnam come una guerra limitata ma necessaria per impedire lo scoppio di una Guerra Apocalittica. Era stata presentata in questo modo tanto dai leader repubblicani quanto da quelli democratici. Dopo la rimozione del senatore Eugene McCarthy e l’assassinio di Robert Kennedy, si considerava che il movimento di opposizione alla guerra fosse guidato dagli esponenti della sinistra radicale, dai ‘rivoluzionari’ culturali e dai pacifisti antiamericani. Ma con il trascinarsi della guerra, e il numero sempre maggiore di soldati americani uccisi, l’America incominciò a sentirsi isolata, la fiducia nella capacità e nella sincerità del governo crollò e il popolo richiese il ritiro dal Vietnam. Gli americani non credevano più che la guerra fosse una parte necessaria nella lotta contro la minaccia comunista.
Il solo valido argomento a disposizione di Bush per mantenere l’appoggio del popolo americano alla guerra in Irak è il fatto che sia una parte necessaria nello sforzo per difendere il paese dalla minaccia scatenatasi con l’attentato dell’11 settembre 2001. Il popolo americano sembra ancora disposto ad appoggiare qualsiasi cosa si debba fare per combattere il terrorismo, ma appare sempre meno convinto che l’Irak faccia parte di questa guerra. Il presidente Bush continua a cercare di giustificare l’invasione collegandola ad eloquenti e ingegnose spiegazioni della minaccia politica che incombe sugli Stati Uniti e sul ‘mondo libero’; ma il popolo, per quanto sembri ancora accettare la tesi del presidente sulla minaccia ideologica, è sempre meno disposto ad accettare il collegamento fra quest’ultima e l’Irak.
Vedrete molti politici riposizionarsi e chiedere profondi cambiamenti nella conduzione della guerra e ritiro delle truppe.
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