
Renzi da rottamatore a candidato premier (ma era più simpatico prima)
Arrivando alla stazione Leopolda di Firenze la prima cosa che si nota, sulla destra, è un chiosco con gratta e vinci e il Superenalotto. Sarà, come dice Matteo Renzi, che il «meglio deve ancora venire», ma nell’attesa non sarebbe male vincere qualche euro al Milionario. Anche perché le premesse sono tutt’altro che incoraggianti. Nel 2011 la stazione era piena. Renzi era il Giamburrasca, «l’uomo nuovo» pronto a scuotere le fondamenta del Pd. Sedie piene e gente in piedi. Nel 2012 le sedie le tolgono. E alla fine un terzo della sala è vuoto.
Nel 2011 il Big Bang. Sul palco personaggi più o meno famosi. Attori, scrittori, giovani pieni di belle speranze. Nel 2012 la noia. La scenografia è sobria, come va di moda oggi. Un leggìo in plexiglas e un grande schermo su cui si alternano video montati dal regista Fausto Brizzi. Niente show. Al microfono si alternano sindaci da ogni parte d’Italia, qualche parlamentare del Pd. Li annuncia una voce fuoricampo, li accompagnano degli stacchetti musicali (anche questi studiati da Brizzi). A ben vedere sono l’unica cosa che segna la differenza tra la convention renziana e un qualsiasi congresso del Pci, Ds, Pds, Pd. Ogni tanto spunta qualche «vip». Don Antonio Mazzi, la Iena Pif, Alessandro Baricco («mi avete convinto»). Niente a che vedere con i Benigni e i Jovanotti che pure erano stati annunciati. Nemmeno Pep Guardiola si è presentato. Giorgio Gori si aggira solitario alla ricerca di qualcuno con cui parlare. Era lui l’uomo dei format, ora non va più molto d’accordo con Matteo. Il sindaco si è offeso quando qualcuno lo ha paragonato ad Ambra Angiolini affidando a Gori il ruolo che fu di Gianni Boncompagni. Malignità, dicono i renziani. Anche Giorgio, infatti, sale sul palco, saluta «la platea di amici», critica chi ha voluto «mettere zizzania» e racconta la sua storia strappalacrime fatta di gavetta, «alterne fortune» e «schiena dritta». Ma un po’ di gelo c’è e il risultato si vede.
La decisione di puntare sugli amministratori e sulla gente comune non è casuale. Non è più il tempo di giocare, Renzi è cresciuto e oggi si propone come possibile presidente del Consiglio. Per questo ha voluto che il suo viaggio in camper fosse riassunto in uno volumetto fotografico che viene offerto in omaggio. Per questo sullo schermo vengono mandati spezzoni registrati qua e là per l’Italia. Bisogna essere credibili, far vedere che dietro alla facciata c’è un programma, ci sono uomini e donne pronti a sostenerlo. Bisogna far vedere «l’album delle figurine». Il finanziere che vive a Londra e ha giocato a pallavolo in Serie A? Ce l’ho. Il sindaco antimafia? Ce l’ho. L’esperto di Sanità? Ce l’ho. Quello dell’ambiente? Anche. E poi l’imprenditore, il rappresentante del sociale, quelli che vogliono una politica pulita senza Silvio Berlusconi, Roberto Formigoni e gli indagati (compresi quelli del Pd) ecc. ecc. Tutto già visto e sentito. Non poteva mancare la rappresentanza omosessuale che, mentre gli interventi si susseguono, convoca una conferenza stampa sui diritti civili (mah!).
Anche l’idea di trasmettere il film (regista ovviamente Brizzi) che riassume questi mesi di campagna elettorale su un network di televisioni locali non è una novità. Succederà mercoledì, un signore che si chiama Silvio Berlusconi lo faceva 30 anni fa aprendo la stagione della televisione privata.
Poi c’è Renzi. Nel pomeriggio è intervenuto a sorpresa ad un incontro con i comitati locali che lo stanno sostenendo. Non ha fatto che ripetere la frase «se perdiamo». Dovrebbe galvanizzare i suoi, mobilitarli in vista del primo turno delle primarie il 25 novembre, invece agita lo spettro della sconfitta. Che ovviamente è accompagnato dallo spettro dei brogli. Insomma se si perde è un complotto. Sai che novità.
C’è che giura che oggi, concludendo la tre giorni, il sindaco sparerà i suoi fuochi d’artificio. Sarà, ma l’impressione è che a forza di rottamare, Renzi abbia già rottamato se stesso trasformandosi nel prototipo del candidato premier. E perdendo la creatività, la voglia di stupire che lo aveva caratterizzato in questi anni. Ora il protagonista dello show è lui. Non c’è bisogno di nient’altro. Il più triste spettacolo prima del weekend.
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